Negoziati Gaza: Hamas vuole libero Barghouti

Accordo ancora lontano. I militanti palestinesi continuano a chiedere la liberazione dei principali esponenti dell’Intifada armata contro Israele, tutti condannati all’ergastolo per terrorismo. Cameron (UK) critica Netanyahu.

La tregua tra Israele e Hamas resta ancora in bilico, e le speranza di cominciare prima del Ramadan si assottigliano. I militanti palestinesi continuano a chiedere la liberazione dei principali esponenti dell’Intifada armata contro Israele – tutti condannati all’ergastolo per terrorismo – a cominciare da Marwan Barghouti, uno dei leader di Al-Fatah e possibile futuro presidente dell’Autorità palestinese, almeno secondo i progetti della stessa Hamas.

Secondo il sito giordano Al-Rai al-Youm, la liberazione de gli ostaggi potrebbe iniziare solo una settimana dopo il cessate il fuoco. Israele dovrebbe inoltre impegnarsi a un ritiro totale dalla Striscia di Gaza prima che un secondo gruppo di ostaggi sia messo in libertà. Queste sono le «richieste finali», avrebbe fatto sapere Hamas ai mediatori egiziani.

Secondo la radio militare israeliana, una delegazione di Hamas era attesa ieri al Cairo, ma la fazione palestinese non ha ancora inoltrato la lista degli ostaggi, richiesta da Israele, che dovrebbero essere liberati nella prima fase del cessate il fuoco. A queste condizioni, secondo l’emittente, Israele non intende inviare in Egitto una propria delegazione.

Sul lato opposto sono le rigidità del premier Benjamin Netanyahu a preoccupare la comunità internazionale. «La pazienza verso Israele si sta esaurendo», ha avvertito David Cameron, titolare degli Esteri nel governo Tory di Rishi Sunak, che ieri ha ricevuto l’ex ministro della Difesa Benny Gantz e attuale membro del gabinetto di guerra israeliano.

Cameron, parlando alla Camera dei Lord britannica, ha sotto lineato di aver indirizzato «tutta una serie di moniti» agli israeliani sulla necessità di garantire più aiuti umanitari ai palestinesi della Striscia di Gaza.

Molti Paesi, compresi Stati Uniti e Francia, hanno iniziato a paracadutare cibo e medicine, ma i rifornimenti sono insufficienti. Oltre 30 mila palestinesi sono morti nella Striscia, almeno seimila di fame.

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