Hamas e teorie della cospirazione: Netanyahu sapeva. Anzi, voleva

Secondo i sostenitori di questa teoria del complotto, il primo ministro di Israele, in difficoltà, voleva unire il suo popolo politicamente diviso e/o creare il pretesto per distruggere Hamas, motivo per cui avrebbe lasciato che l'attacco di sabato si svolgesse. Ma il tutto non ha alcun senso.

L’attacco improvviso di Hamas contro Israele durante il fine settimana ha provocato rumors e  speculazioni sui social media, la tesi è che Netanyahu fosse a conoscenza dei piani del braccio armato palestinese in anticipo ma presumibilmente avesse interesse a lasciarli attuare. Secondo i sostenitori di questa teoria del complotto, il primo ministro di Israele, in difficoltà, voleva unire il suo popolo politicamente diviso e/o creare il pretesto per distruggere Hamas, motivo per cui avrebbe lasciato che questi attacchi si svolgessero. Tuttavia, se ci si pensa davvero, questa teoria non ha molto senso.

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L’11 settembre ha fatto scuola, i cospirazionisti sostengono sia stato il governo americano a provocare gli attacchi di Al Qaeda alle Torri gemelle nel 2001. Al giorno d’oggi è di moda affermare che i leader a volte provocano conflitti esteri per distrarre dai problemi politici interni, ma probabilmente non è questo il caso dell’ultima guerra tra Israele e Hamas. In effetti, fino allo scorso fine settimana Netanyahu stava perseguendo l’approccio esattamente opposto, come suggerito da news e analisi credibili nel corso dei mesi scorsi, secondo i quali il capo del governo israeliano era impegnato in colloqui segreti con l’Arabia Saudita che avrebbero scongelato i rapporti con il riconoscimento di Israele. Ciò aveva lo scopo di unire gli israeliani attorno a lui e di sbloccare il potenziale geoeconomico del paese.

Se questi sforzi avessero dato i loro frutti, allora non solo i suoi più accaniti oppositori sarebbero stati costretti a lodarlo per questo risultato diplomatico, ma Israele avrebbe potuto trarre profitto dal suo ruolo centrale nel corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) che è stato inaugurato lo scorso mese. Entrambi gli obiettivi richiedevano il riconoscimento saudita di Israele, che Netanyahu sperava di ottenere senza riconoscere l’indipendenza della Palestina, ma questo è ora in dubbio poiché Riyadh potrebbe congelare questi colloqui dopo il bombardamento di Gaza da parte di Israele.

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Coloro che affermano che Netanyahu fosse a conoscenza in anticipo dei piani di Hamas, ma che li abbia comunque lasciati attuare, o non sono a conoscenza dei colloqui segreti con l’Arabia Saudita, o ne minimizzano l’enorme importanza strategica, oppure pensano che fosse tutto uno stratagemma in preparazione di questo contorto complotto, in modo da creare un pretesto per distruggere Hamas. Per quanto riguarda questo aspetto della teoria del complotto, è difficile immaginare che Netanyahu, ossessionato dalla sicurezza, lascerebbe che i nemici del suo Paese infliggano un danno senza precedenti – il peggior bilancio in morti e feriti degli ultimi 75 anni – a Israele per quello scopo.

Avrebbe sempre potuto semplicemente sfruttare il lancio di razzi da parte di Hamas per giustificare una raffica di bombardamenti sproporzionata contro quel gruppo senza dover prima perdere letteralmente centinaia di civili e soldati, senza contare il capitolo spinoso degli ostaggi. Anche lo sfondamento della barriera di confine da parte di Hamas è stato un duro colpo per la psiche israeliana da cui il suo popolo forse non si sarebbe mai ripreso, avendo fino a quel momento pensato che il muro li avrebbe protetti per sempre. Lo stesso vale per l’ultimo aspetto, il fatto che Hamas abbia raddoppia il territorio sotto il suo controllo al culmine dei suoi attacchi.

Gli osservatori possono ancora essere contrari alla barriera di confine in particolare, alla politica israeliana nei confronti della Palestina in generale, e a Netanyahu personalmente, pur riconoscendo che è un leader così ossessionato dalla sicurezza che non ha senso affermare che avrebbe lasciato che Hamas indebolisse forzatamente tutti e tre per nessun motivo. Il primo ministro sembra ora estremamente debole dopo quello che è successo, la politica israeliana nei confronti della Palestina è ora messa in discussione da entrambe le parti come mai prima d’ora, e la barriera di confine non è più considerata una difesa credibile.

Questi tre risultati rappresentano la confluenza dei peggiori incubi di Netanyahu, per non parlare del probabile fallimento dei suoi piani per ottenere il riconoscimento saudita di Israele che a sua volta sbloccherebbe il potenziale geoeconomico del suo paese attraverso l’IMEC, il che contraddice indiscutibilmente gli interessi israeliani. Nonostante ciò non è affatto chiaro come tutti i sistemi di sicurezza israeliani che si suppone siano tra i migliori del mondo abbiano fallito contemporaneamente durante gli attacchi dello scorso fine settimana, né nessuno ha spiegato il clomoroso fallimento dell’intelligence (Shin Beth e Mossad) che non si è accorta di nulla di quel che stava per accadere – come per l’11 settembre in America –  ma in effetti è quello che è successo.

La teoria del complotto secondo la quale Netanyahu sapeva tutto questo in anticipo ma ha comunque lasciato che accadesse non regge ad un esame accurato, e si basa praticamente solo sulla falsa percezione che i servizi di intelligence israeliani siano onnipotenti. Sono però gestiti da esseri umani e sono quindi naturalmente imperfetti, mentre coloro che affermano il contrario conferiscono un potere quasi divino al Mossad. Ciò dà troppo credito a Israele, negando allo stesso tempo la capacità di Hamas di organizzare attacchi di questa portata in modo straordinariamente efficace.

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1 commento

  1.   

    Sapeva … non sapeva…
    Di che si ragiona ?
    Di teorie se ne possono sviluppare all’infinito, una teoria vale quanto un’altra delle infinite proponibili.
    Le teorie meglio lasciarle ai “teorogoci” e alla loro scenza supposta, visto che in questa nuova scenza moderna in tanti ci si appassionano. Non credo in verità che possa portare ad alcun risultato.
    Oggi viviamo un lutto gravissimo e andare a profetizzare che lui sapeva… ma veramente?
    Ma che cazzo volete che sapesse?
    Che duecentosessanta ragazzi e oltre sarebbero morti durante una festa?
    Fatevi una domanda e datevi una risosta se siete capaci.
    No, io in questa informazione presupposta… non mi ci ritrovo più.
    Veramente, non mi ci riconosco.