Jane Street (high speed trading) ha guadagnato $4,4 miliardi in tre mesi

I ricavi derivanti dall'operatività sul mercato azionario della società semisegreta di New York rivaleggiano con le somme generate dalle grandi banche di Wall Street.

I ricavi commerciali trimestrali di Jane Street sono saliti al livello più alto dall’inizio della pandemia, poiché la società semisegreta specializzata in trading alta velocità è fiorita insieme ai tradizionali market maker di Wall Street.

Secondo i documenti esaminati dal Financial Times, che riporta in esclusiva la notizia, il gruppo prevede che i ricavi netti da negoziazione del primo trimestre saranno di circa 4,4 miliardi di dollari, più del doppio del livello raggiunto un anno prima e in aumento del 35% rispetto alla fine del 2023.

Questi dati sottolineano come Jane Street sia silenziosamente emersa come una potenza commerciale dei mercati finanziari globali, superando una serie di grandi rivali e banche.

La società con sede a New York ha stimato di aver guadagnato un utile netto di circa 2,7 miliardi di dollari nel trimestre, con un margine di profitto netto superiore al 60%. La somma ha portato i profitti negli ultimi 12 mesi a circa 7,4 miliardi di dollari. L’azienda, che negozia decine di migliaia di prodotti, tra cui valute, fondi negoziati in borsa e opzioni, ha registrato profitti di 5,9 miliardi di dollari nel 2023 e 6,7 miliardi di dollari nel 2022.

Il trading è emerso come un punto di forza per molte banche negli utili del primo trimestre riportati la scorsa settimana, con i ricavi derivanti dal trading di azioni e obbligazioni che sono andati meglio di quanto si aspettassero gli analisti di JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup.

Negli ultimi quattro anni i trading desk di Wall Street hanno beneficiato delle ampie oscillazioni del mercato legate alla pandemia di Covid-19, dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia e della decisione delle banche centrali di alzare i tassi di interesse in un contesto di inflazione persistente.

Fonte: Financial Times

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