Tempa Rossa, Guidi al fidanzato: “Mi stai utilizzando”. Boschi, 2 ore coi pm

Le lacrime dell’ex ministra al telefono con il compagno. L’accusa di essere usata dal convivente per procurargli facilitazioni nei suoi affari con i francesi di Total, nell’ambito delle …

Le lacrime dell’ex ministra al telefono con il compagno. L’accusa di essere usata dal convivente per procurargli facilitazioni nei suoi affari con i francesi di Total, nell’ambito delle estrazioni petrolifere a Tempa Rossa. La frase “mi stai utilizzando”, riportata dal quotidiano La Repubblica e attribuita all’ex membro del governo Renzi. Nuovi elementi emergono dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti sull’inchiesta già definita come Trivellopoli. Elementi che porteranno la ex titolare delle Attività produttive, Federica Guidi, ad essere interrogata dai Pm di Potenza per chiarire i dettagli di quelle conversazioni telefoniche con il manager e suo compagno Gianluca Gemelli.

Il colloquio registrato

Gianluca Gemelli è sempre più al centro dell’inchiesta su Trivellopoli, sia per i fatti di Tempa Rossa che per il filone siciliano legato al porto i Augusta. Dalla letture delle telefonate pare che l’ex ministra Guidi si fosse accorta di essere utilizzata da Gemelli per il suo ruolo istituzionale, e che si sentisse sotto pressione fino al punto da sbottare in lacrime, al telefono, con il manager. Questo dettaglio, come pure gli incontri con i manager della Total alla vigilia dell’inserimento della multinazionale francese nella lista di società fornitrici in affari con Gemelli, e le pressioni perché passasse l’emendamento che avvantaggiava di fatto l’asse italo-francese nell’affare dell’estrazione, saranno al centro dell’interrogatorio della Guidi.

Tutti i no della ministra Boschi

Venti minuti per rispondere al procuratore della repubblica di Potenza Luigi Gay e ai pm Basentini e Triassi, insieme al magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Elisabetta Pugliese, e il dirigente della squadra mobile di Potenza, Carlo Pagano. Così la ministra dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha affrontato il suo interrogatorio.

boschi

Con una serie di “no” punteggiati da sorrisi e senza mai perdere il tono calmo. Nessuna forzatura da lei subita per firmare un emendamento che difende come legittimo e importante per lo sviluppo del Paese. Tutto regolare, come la legge vuole. Scelta fortemente voluta dal governo, l’ha definita la Boschi, quella di firmare l’emendamento alla legge di Stabilità, che mette le trivellazioni a Tempa Rossa tra le opere la cui approvazione compete all’esecutivo. Nessuna sponsorizzazione lobbystica, o pressione subita. Ci sono voluti 40 minuti ai magistrati per recuperare un computer con cui annotare le risposte della ministra. Il loro se lo erano dimenticato a Potenza.

Ci sono voluti quaranta minuti per recuperare un computer che permettesse agli inquirenti di prendere nota dell’esito dell’interrogatorio, ma l’incontro viene definito da fonti di palazzo come cordiale e pienamente collaborativo. Nessun dettaglio fornito dai Pm, che hanno definito il confronto con la Boschi necessario, al termine dell’interrogatorio la ministra si è mostrata serena e sorridente ai giornalisti che l’attendevano.

L’antefatto dell’emendamento

Sotto la lente dei Pm anche l’antefatto dell’emendamento inserito nella Legge di Stabilità del 2015 e oggetto della telefonata tra la ex ministra Federica Guidi e il fidanzato Gianluca Gemelli. Comprende una serie di mail tra lo staff della ministra per i Rapporti con il Parlamento e i rappresentanti delle compagnie petrolifere interessate al Tempa Rossa – Total, Shell e Mitsui – come riferito dal Fatto quotidiano.

Condannati ex vertici Total

Al termine di una camera di consiglio durata circa quattro ore, il Tribunale di Potenza martedi’ ha condannato a pena comprese fra due e sette anni di reclusione gli ex vertici della Total e alcuni imprenditori e amministratori. La vicenda – diversa dalle indagini attualmente in corso – si riferisce ai lavori per la costruzione del centro oli di “Tempa rossa”, fra Corleto Perticara (Potenza) e Gorgoglione (Matera). L’inchiesta, coordinata dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock, risale al 2008. ‘Non posso che esprimere la mia più viva soddisfazione per un verdetto che conferma la bontà dell’impianto accusatorio da me costruito grazie al lavoro di un gruppo affiatato di ragazzi della polizia giudiziaria (la squadra mobile e la polizia municipale di Potenza e i carabinieri del Noe del capitano Ultimo) che hanno collaborato con me”, ha detto Woodcock.

Fonte: Tiscali

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Boschi: “Mai incontrato Total, né ho parlato con i media”

“In merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa si precisa che, pur rientrando nella normale attività istituzionale incontrare dirigenti di aziende o multinazionali, gli Uffici del ministro per i rapporti con il Parlamento non hanno avuto riunioni o incontrati con rappresentanti della Total, come erroneamente riportato da alcuni giornali. Si precisa inoltre che il ministro Boschi non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa”. Con questa nota dell’ufficio stampa, la ministra per i Rapporti con il Parlamento smentisce dunque alcune indiscrezioni che erano trapelate dopo l’incontro con i pm che indagano sul caso Tempa Rossa.

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Due ore coi pm, Boschi: “Mai subito pressioni per quell’emendamento”

“Nessuna pressione, ho presentato quell’emendamento perché si trattava della volontà politica del Governo”. Questa, secondo le indiscrezioni riportate oggi dai quotidiani, la versione della ministra Maria Elena Boschi davanti ai pm di Potenza che, in trasferta a Roma, l’hanno ascoltata come persona informata sui fatti in relazione all’inchiesta sul petrolio in Basilicata, che ha già portato alle dimissioni della collega titolare dello Sviluppo economico Federica Guidi. Ad ascoltare le parole della ministra dei Rapporti con il Parlamento – non indagata ma tirata in ballo nelle intercettazioni a proposito dell’emendamento pro-petrolieri al centro di questo filone dell’inchiesta – il procuratore capo Luigi Gay, i sostituti Francesco Basentini e Laura Triassi, la pm della Procura nazionale antimafia Elisabetta Pugliese e il capo della squadra Mobile del capoluogo lucano Carlo Pagano.

Il verbale è secretato, ma a quanto si apprende la Boschi ha spiegato che il governo ha voluto ripresentare l’emendamento contestato soltanto perché gli stava a cuore il progetto Tempa Rossa (che prevede l’ampliamento della raffineria Eni di Taranto e delle infrastrutture di trasporto del greggio dall’omonimo pozzo lucano gestito da Total, ndr). La stessa linea – condita da qualche stoccata alla Procura di Potenza – resa pubblica ieri da Matteo Renzi nel corso di una movimentata direzione nazionale Pd. E, cosa importante, riporta Repubblica, la Boschi avrebbe chiarito ai pm di non essere mai stata informata del fatto che il compagno della collega Guidi, l’imprenditore Gianluca Gemelli, avesse interessi collegati al provvedimento. Secondo quanto risulta a Il Fatto Quotidiano, Boschi ha invece ammesso alcuni incontri riservati tra rappresentanti di Total e lo staff del suo ministero. Incontri di “prassi”, ma nessun faccia a faccia con il ministro, ha fatto sapere il suo portavoce. Boschi non ha invece presentato ai pm alcuna memoria scritta, come invece era atteso.

Per la Guidi, neppure lei indagata, l’incontro con i pm dovrebbe avvenire in settimana. A differenza della Boschi, potrà avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto convivente di un indagato, il compagno Gianluca Gemelli accusato di corruzione, associazione a delinquere e traffico d’influenze. Più volte l’imprenditore in affari con Total in Lucania, nelle intercettazioni mette in relazione il suo business privato con l’approvazione dell’emendamento – prima bocciato nello Sblocca Italia e poi promosso nella legge di Stabilità – che avrebbe reso più snello l’iter autorizzativo per il progetto petrolifero Tempa Rossa. E soprattutto, con i clienti di Total, sfodera più volte l’asso del rapporto personale con il ministro Guidi.

Nel faldone degli inquirenti ci sarebbero altre intercettazioni che dimostrerebbero un’ancora maggiore consapevolezza dell’allora ministro del governo Renzi sul legame tra politica e affari dietro l’insistente interessamento del compagno Gemelli sulle sorti dell’emendamento. Secondo Repubblica, una di queste avrebbe registrato le “lacrime” del ministro, resasi conto di essere utilizzata per obiettivi d’affari.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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