Islamici in guerra tra loro, Iran vieta pellegrinaggi a La Mecca

Il mondo civile in scacco per il fanatismo religioso di popolazioni accecate dalla fede nell’Islam. Anche Bahrain e Kuwait ritirano gli ambasciatori, per la mortale rivalità  tra sciiti …

Il mondo civile in scacco per il fanatismo religioso di popolazioni accecate dalla fede nell’Islam. Anche Bahrain e Kuwait ritirano gli ambasciatori, per la mortale rivalità  tra sciiti e sunniti che sta infiammando il Medio Oriente.

Le autorità iraniane hanno deciso di sospendere il pellegrinaggio minore o “Umra” finché Riad non saprà garantire migliori condizioni di sicurezza rispetto al tragico incidente del settembre scorso alla Mecca, quando in una calca incontrollata morirono migliaia di pellegrini. Lo ha annunciato il portavoce del governo Mohammad Bagher Nobakht. Prosegue quindi il duro contronto tra Teheran e l’Arabia Saudita, dopo la morte dell’imam sciita Nimr Al Nimr.

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Dopo Bahrain, Sudan ed Emirati Arabi Uniti anche il Kuwait si è unito all’Arabia Saudita richiamando il proprio ambasciatore in Iran. Lo riferisce l’agenzia di notizie del Kuwait, senza però precisare al momento quali conseguenze questa misura avrà sulle relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica.

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Dopo la decisione saudita di rompere i rapporti diplomatici seguita all’esecuzione dell’imam sciita Nimr Al Nimr che ha provocato lo sdegno a Teheran dove è stata assaltata l’ambasciata saudita per protesta, anche il Bahrain ha rotto le relazioni mentre il Sudan ha espulso i diplomatici iraniani da Khartum e gli Emirati Arabi Uniti hanno mantenuto solo i rapporti commerciali con Teheran. E l’equilibrio si fa più precario in Iraq, un paese a maggioranza sciita il cui governo recluta sunniti per combattere un gruppo terroristico sunnita quale è lo Stato Islamico (nella foto proteste per l’esecuzione dell’imam Al Nimr).

Il consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato “nei termini più forti” gli attacchi di dimostranti iraniani contro le sedi diplomatiche saudite ed ha chiesto all’Iran di proteggere il personale diplomatico saudita e le loro proprietà. Il documento, messo a punto dopo ore di negoziati, non menziona l’esecuzione di un leader sciita e di altre 46 persone in Arabia Saudita che ha scatenato l’ira degli sciiti, né la rottura delle relazioni tra Riad e Teheran. Chiede alle parti “di continuare il dialogo e prendere misure per ridurre la tensione”.

La rottura delle relazioni diplomatiche con Arabia saudita, Bahrein e Sudan, Paesi definiti «vassalli» da Teheran, non ha «alcun effetto» sull’Iran: lo afferma oggi il portavoce del governo iraniano, Mohammad Bagher Nobakht, spiegando con ironia che viceversa «l’Arabia saudita patirà la rottura delle relazioni con l’Iran, anche se un grande paese come Gibuti la sostiene». Nobakht ha oggi nuovamente condannato l’esecuzione in Arabia saudita dell’imam sciita al Nimr, che ha dato il via alla crisi Riad-Teheran. «Condanniamo l’azione disumana, barbara e simile a quelle compiute dell’Isis, qual è stata l’esecuzione del leader religioso, sceicco al Nimr». Parimenti, il portavoce di Teheran ha criticato gli attacchi alle sedi diplomatiche saudite in Iran, definendoli «non degni del popolo iraniano».

Il Paese musulmano unico membro della Nato della regione invece si allinea alla posizione americana. La Turchia si è detta preoccupata per la crescente tensione tra Arabia Saudita e Iran. Da Ankara arriva quindi un appello alla calma e un invito a tornare ad adottare il linguaggio diplomatico per affrontare la questione tramite in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri di Ankara.

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