Più deficit e crescita lenta: governo abbassa le stime. Ma Renzi ci prende in giro, di nuovo il Ponte sullo Stretto?

«Abbiamo scelto la linea della prudenza. Stimiamo lo 0,8 per cento del Pil nel 2016; nel 2017 la crescita prevista è dell’1 per cento». A mezz’ora dalla scadenza …

«Abbiamo scelto la linea della prudenza. Stimiamo lo 0,8 per cento del Pil nel 2016; nel 2017 la crescita prevista è dell’1 per cento». A mezz’ora dalla scadenza della mezzanotte, ieri sera il premier Matteo Renzi ha illustrato la tanto attesa nota di aggiornamento al Def appena licenziata dal Consiglio dei ministri, che rivede al ribasso le stime del Pil, e al rialzo quelle del deficit. Pressione fiscale non stimata, debito da 132,8 al 132,2 per cento e deficit nel 2017 al 2,4 per cento: perché nel percorso della legge di bilancio si cercherà di far valere a Bruxelles un ulteriore margine dato da «circostanze eccezionali indubitabili» come il sisma e l’emergenza migranti, considerato che, accusa il premier, «l’Europa è gravemente in debito con l’Italia sui migranti». Decimali che significano miliardi, per la precisione quasi dieci: secondo fonti europee, la Commissione sarebbe disposta a concedere «almeno il 2,3» per il 2017, pari a 7-8 miliardi di euro.

Dopo settimane di indiscrezioni e di messaggi obliqui recapitati dall’Europa (pochi giorni fa il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha ricordato che l’Italia ha già goduto di 19 miliardi di flessibilità), c’era grande attesa ieri sera per il documento, una sorta di quadro di riferimento con gli obiettivi macro-economici del Paese che dovrà fare i conti con le rigide regole europee. Preceduto da dichiarazioni che sono state interpretate come positive a Roma.

Non solo una sorta di assist del Fondo monetario internazionale, secondo cui il patto di stabilità dovrebbe consentire «un marginale allentamento dei target di bilancio per contemplare i costi dei rifugiati nel breve termine», vista la quantità «senza precedenti» di arrivi in Europa (quello che ha sostenuto ancora Renzi, ricordando che «noi abbiamo fatto gli hotspot, blindato le frontiere a nord, ma non ci sono stati dagli altri i ricollocamenti»), ma anche le parole del commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. Il quale ha sì ribadito che non sarà concessa flessibilità fuori dalla «roadmap» del patto di stabilità («non sarò quello che si batterà per flessibilità fuori dalle regole»), ma, tra le righe, ha ammorbidito la posizione ricordando che «non c’è una decisione politica, non c’è bilancio per ora, ma è in corso un dialogo in spirito positivo».

«Il debito/Pil non scende, lo ammetto io: le previsioni di inflazione erano troppo ottimistiche», spiega nella notte il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Che però anticipa alcune misure che saranno contenute nella legge di bilancio: prima di tutto, assicura che «sterilizzeremo 15 miliardi di clausole di salvaguardia», cioè si eviterà l’aumento dell’Iva. E poi annuncia risorse «per il sostegno agli investimenti pubblici e privati» e «misure relative alla previdenza e alla questione sociale». Renzi assicura anche che non ci saranno tagli alla sanità. Ma per tutti i dettagli delle misure, l’appuntamento è con la legge di stabilità.

Fonte: La Stampa

***

“Renzi 2012: “Gli 8 miliardi del #pontesullostretto li dessero alle scuole” La sua parola vale 0. Il 4/12 si avvicina”. Così Beppe Grillo, via Twitter, ha sintetizzato le critiche che si sono rincorse per tutta la giornata dopo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rilanciato la sfida più berlusconiana di tutte: il Ponte sullo Stretto. “Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni noi ci siamo”, ha detto il capo del governo e segretario del Pd rivolgendosi a Pietro Salini durante la festa per i 110 anni di Salini-Impregilo, gruppo delle costruzioni che è capofila del consorzio che aveva vinto la gara per la realizzazione della grande opera per eccellenza. “Secondo il piano economico approvato dal consiglio d’amministrazione della Stretto di Messina Spa il costo dell’opera sarebbe di 8,5 miliardi di euro, mezzo reddito di cittadinanza con cui il M5s salverebbe 10 milioni di italiani dalla fame”, ha attaccato il leader dei Cinque stelle, aggiungendo che “non c’è la sicurezza che regga, in particolare in una zona altamente sismica (ricordate il terremoto di Messina?) e con correnti fortissime”. Ma molti dubbi li ha espressi anche la  presidente della Camera Laura Boldrini: “Se dovessi decidere le priorità, per me non sarebbe quella. Sarebbe rilanciare il lavoro al Sud e poi mettere in sicurezza il nostro territorio”, ha detto intervistata a Di martedì su La7. “Se abbiamo poche risorse dobbiamo usarle per mettere in sicurezza il nostro territorio, anche in Sicilia e Calabria che sono regioni sismiche. Prima pensare alla sicurezza dei cittadini poi al resto”, ha concluso.

Ma il premier, ora che la data del referendum costituzionale è stata fissata e può iniziare la campagna elettorale, ha deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo rispolverando l’annuncio fatto nel novembre 2015. Quando però aveva precisato che “prima bisogna realizzare e completare opere strategiche per la Sicilia” a partire da “l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche” e dal completamento della Salerno-Reggio Calabria. Ora il tempo dei “se” e dei “ma” è finito ed è, evidentemente, il momento dei grandi spot: secondo Renzi il Ponte sullo Stretto di Messina può creare “100mila posti di lavoro” e sarà il completamento naturale della Napoli-Palermo. L’operazione è politica, per molti versi. C’entra il referendum che sarà tra due mesi e qualche giorno, ma c’entra anche la tenuta della maggioranza. Non è un caso se il capogruppo di Area Popolare, Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, pochi minuti dopo l’annuncio di Renzi si è affrettato a dichiarare che chiederà alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio di mettere in calendario la proposta di legge degli alfaniani sul ponte entro 3 mesi.

Brunetta: “Sarà un boomerang, nessuno lo prende sul serio”. D’Alema e Civati: “Tributo a Berlusconi”
Rispondono presente sia Pietro Salini, che da general contractor (controlla Eurolink al 49%) si è visto scivolare di mano l’opera nel 2012 quando il governo Monti ha stanziato 300 milioni per le penali, sia Gianni Vittorio Armani, ad dell’Anas. Che però avverte: “La cosa importante però è che poi, una volta deciso cosa fare, non si torni più indietro. Il Paese non se lo può permettere”. Protestano tutti gli altri: gli ambientalisti, le opposizioni di sinistra, il Movimento Cinque Stelle, perfino Forza Italia che è la culla del progetto del grande ponte. “Si rivelerà un altro boomerang per Renzi – twitta Renato Brunetta – Nessuno lo prende sul serio, anche nel suo Pd nessun commento a favore”. Ed è vero perché dopo ore gli unici commenti (dell’europarlamentare Daniele Viotti e del governatore toscano Enrico Rossi) sono contrari. Il M5s, scrive Grillo sul blog, “è riuscito, grazie a Virginia Raggi, a bloccare le irresponsabili Olimpiadi del 2024 a Roma, ma non siamo ancora riusciti a frenare gli appetiti malsani di chi vuole fare a tutti i costi grandi opere inutili con i soldi dei cittadini”. Per Pippo Civati quello di Renzi è “un sincero tributo per gli 80 anni del suo padre spirituale Silvio Berlusconi: nei toni, nelle parole e nelle contraddizioni”. Sulla stessa linea Massimo D’Alema, che parla di “omaggio” e poi rincara: “Chi sta consegnando il Paese a Grillo non è il No, è Renzi. Questi sono i dati elettorali”. Renzi “ha rotto con milioni di elettori di sinistra che non si riconoscono più nel Pd perché lo vedono come il partito che toglie le tasse ai ricchi e fa lo Stretto di Messina”.

Per il premier il ponte “toglierà la Calabria dall’isolamento”
Secondo Renzi il Ponte sullo Stretto servirà per “togliere la Calabria dall’isolamento e far sì che la Sicilia sia più vicina”. Aveva altre idee, qualche anno fa. Si è fatto convincere da Alfano, che ancora una volta sembra il vincitore politico, almeno sulla carta. “Quello che chiedo a voi – ha detto agli imprenditori in platea – è che, finita la parte delle riforme, si possa tornare a progettare il futuro. Bisogna sbloccare i cantieri e serve la banda larga perché la rete di domani non sarà una diga in Italia né l’autostrada del Sole, ma la banda larga, la gigabyte society, la velocità”. “Bisogna poi continuare le grandi opere – ha poi scandito – dalla Bari-Lecce alla Napoli-Palermo, con il Ponte sullo Stretto, in un’operazione che sia utile, crei posti di lavoro e ci metta nelle condizioni di togliere l’isolamento della Calabria e avere la Sicilia più vicina”. “Noi siamo pronti”, ha detto citando anche la Variante di Valico ed il Terzo valico tra Liguria e Piemonte. Il presidente del Consiglio ha anche ribadito che la Salerno-Reggio Calabria sarà inaugurata il 22 dicembre: “Sarà percorribile senza alcun cantiere”. “La mia è una sfida in positivo – ha aggiunto – Rispetto chi dice che l’Italia è finita, ma penso che il compito di chi fa politica sia di indicare una direzione”. Dall’altra parte “questo continuo racconto negativo che l’Italia non ce la fa ad essere competitiva nel mondo è smentita dalle donne e dagli uomini d’impresa”. La risposta di Salini arriva subito: “Probabilmente Renzi si riferiva ai progetti che dobbiamo riprendere a discutere con Ferrovie ed Anas, gli stakeholder” quando ha parlato di “carte da sbloccare”. “Dobbiamo preoccuparci essenzialmente – commenta Salini – di rendere l’opera il meno impattante possibile sui conti dello Stato, se creiamo le condizioni perché si possa investire nel nostro Paese, il ponte lo possiamo costruire con i soldi degli altri”.

I corteggiamenti tra il governo e Salini Impregilo
La danza di corteggiamento tra il governo Renzi e la Salini-Impregilo dura ormai da un anno e mezzo. Un percorso di tappe di avvicinamento che è passato prima dalle richieste del leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano, poi dalle parole dello stesso presidente del Consiglio, con la premessa che “ogni cosa a suo tempo”, che prima c’erano da fare le infrastrutture basilari: acquedotti, strade, ferrovie. Ma nel frattempo Salini era ottimista. In un’intervista al Corriere della Sera, un anno fa, gli chiedevano: Renzi ha aperto al Ponte sullo Stretto, ma lo ha rinviato alle calende greche. “Alle calende greche? Non credo – era la risposta Salini – Renzi ha detto due cose importanti su cui sono d’accordo: non può essere fatto prima di dare l’acqua a Messina o di aver risolto i problemi immediati di quelle terre. Ma sono problemi di carattere diversi: uno quotidiano, l’altro strategico. Lo Stretto separa 5 milioni e mezzo di siciliani, la Sicilia è grande come la Danimarca. Se non investiamo per collegare l’Europa alla Sicilia – non la Sicilia all’Europa -, perdiamo una occasione straordinaria”.

Inciso: in quell’intervista peraltro il costruttore stimava i possibili posti di lavoro in 40mila, meno della metà di quelli ventilati da Renzi. I vantaggi economici potrebbero essere anche diretti, secondo quanto spiegava Salini: “Dieci miliardi per lo Stato tra maggiori tasse, imposte dirette, mancati contributi alla disoccupazione“. Ma sullo sfondo di tutta questa storia, in realtà, incombe la penale dovuta dopo la rottura del contratto per decisione del governo Monti e che vale oltre un miliardo per il consorzio Eurolink, di cui Impregilo è parte rilevante. “Noi siamo disponibili a rinunciare alle penali e a ricominciare. Vogliamo lavorare, non incassare penali per cose di cui il Paese ha grande necessità. Il Ponte non è né di destra né di sinistra. Serve ai siciliani e agli italiani”.

Ma Salini aveva parlato di nuovo anche 4 giorni fa, in un’altra intervista al Corriere, ricominciando proprio dal raffronto con i danesi. “I danesi sono 5 milioni e mezzo come i siciliani – aveva detto ad Aldo Cazzullo – e hanno costruito quattro grandi ponti per collegarsi alla Germania e alla Svezia. I siciliani sono ancora isolati. Anche se abitano una terra splendida, una delle più preziose al mondo per storia e cultura”. Si farà mai il Ponte?, chiedeva Cazzullo. “Noi siamo pronti. Bastano sei anni. Certo non dipende da noi”. Dipende anche dal governo che oggi ha parlato con il suo più alto rappresentante.

Grillo: “Opera costosissima, inutile e in zona sismica. Non c’è la sicurezza che regga”
Grillo ha subito attaccato il premier, definito un “Menomato Morale” che “è pronto ad aprire i cordoni della borsa (di soldi pubblici dei cittadini) per far ripartire il progetto del Ponte sullo Stretto, un’opera costosissima, inutile e in piena zona sismica”. Secondo il leader dei Cinque stelle il Ponte è “un’opera che non vedrà mai la luce, già costata circa 600 milioni di euro ai contribuenti, per il quale Monti stanziò 300 milioni per il pagamento delle penali per la NON realizzazione del progetto. Secondo il piano economico, approvato dal consiglio d’amministrazione della Stretto di Messina Spa il costo dell’opera sarebbe di 8,5 miliardi di euro, mezzo reddito di cittadinanza con cui il M5s salverebbe 10 milioni di italiani dalla fame. Un ponte di 3mila metri con profilo aerodinamico non è mai stato fatto prima d’ora. Non c’è la sicurezza che regga, in particolare in una zona altamente sismica (ricordate il terremoto di Messina?) e con correnti fortissime. Non gli basta il record di 80 miliardi di aumento del debito pubblico nei primi sei mesi di quest’anno, ne vuole creare altro senza portare alcun beneficio ai cittadini”.

Le opposizioni: “Cerca di vincere così il referendum”
Il fatto che Salini aggiunga che sostiene il referendum (“Ma per altre ragioni, non per il ponte ma per il futuro del Paese”) è l’altra faccia di una polemica già accesa dalle opposizioni. Dentro Forza Italia Altero Matteoli, ex ministro dei Trasporti dell’ultimo governo Berlusconi, è scettico sul fatto che il Pd voti davvero il Ponte, mentre il capogruppo di Montecitorio Renato Brunetta mette la quinta: per lui Renzi “è disperato e vuole comprarsi il voto referendario con le mance della legge di stabilità. Ci prova con i pensionati, ci prova con i giovani”. “E’ come Otelma” aggiunge l’ex sottosegretario Jole Santelli. E protesta anche la sinistra: “Non potendo convincere gli italiani sulla bontà dello stravolgimento della nostra Carta Costituzionale – dice Arturo Scotto, Sinistra Italiana – Renzi non farà altro che moltiplicare le promesse. Oggi il Ponte domani chissà”. I senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino (Sinistra Italiana – Altra Europa con Tsipras) hanno presentato un’interrogazione urgente sulle dichiarazioni di Renzi che “prosegue l’appropriazione dell’eredità politica di Berlusconi”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Tag

Partecipa alla discussione