Ue: “Più soldi per la Libia”. Ma nessuno sa in quali mani finiranno

Italia e Germania chiedono più fondi europei per fermare i flussi migratori, ma a Tripoli caos e trafficanti regnano incontrastati.

“L’Ue ha compiuto un grande sforzo nel rallentare la migrazione illegale sulla rotta dei Balcani occidentali. Ora dobbiamo affrontare con la stessa determinazione la migrazione illegale nel Mediterraneo centrale. E’ davvero essenziale che gli Stati membri e l’Ue contribuiscano ulteriormente al Trust Fund Africa. Ma la crisi migratoria riveste anche una dimensione europea interna che deve coniugare solidarietà e responsabilità. Nella attuale situazione è cruciale aiutare l’Italia”.

Lo scrivono i ministri dell’Interno Italiano, Marco Minniti, e tedesco, Thomas De Maiziere, in una lettera pubblicata da Repubblica. “Tutti gli Stati membri devono soddisfare i loro obblighi che derivano dalle decisioni sulla ricollocazione adottate nel settembre 2015. La Germania intende fare la sua parte e si è presa cura di 500 rifugiati al mese dalla scorsa estate, ed intende aumentare la quota fino a 750”, scrivono i ministri. “Occorre dare prova di solidarietà all’Italia”.

Guardando all’Africa, “il nostro obiettivo è quello di stroncare il traffico di esseri umani, che costituisce una reale minaccia per l’intera Europa”, si legge nella lettera. “Dobbiamo prima di tutto prevenire il traffico dei migranti attraverso la Libia. Dobbiamo aiutare la Libia a controllare sia la frontiera marittima che quella terrestre. Assieme abbiamo proposto di esplorare come sostenere la Libia nel controllo della sua frontiera terrestre nel sud, con la creazione di una moderna guardia di frontiera. Si sta creando una guardia costiera libica”.

“E’ cruciale prevenire una sovrapposizione – evidenziano Minniti e De Maiziere – tra la guardia costiera libica e le organizzazioni non governative, che talvolta si verifica nelle acque libiche. In questo contesto, un codice di condotta rappresenta una necessità operativa. A Tallinn l’iniziativa italiana in tal senso è stata accolta con favore”.

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Libia, le debolezze di una guardia di confine composta da tribù

Sulle pagine de ‘L’Indro‘ nelle scorse ore si è paventata la possibilità di affidare il controllo dei confini meridionali della Libia direttamente alle tribù che occupano la zona del Fezzan. Come asserito dal Ministro degli Interni Marco Manniti «il sud libico è la prima vera frontiera meridionale dell’Europa» e sulla base di questa affermazione possiamo sostenere che uno degli interessi nazionali primari per la Repubblica Italiana è la stabilizzazione della Libia nella sua interezza.

La Libia negli ultimi anni, come sottolineato nel servizio in oggetto, ha ricoperto un ruolo cruciale nella regione mediterranea, prima per la virulenza esplosione della rivoluzione araba nella capitale Tripoli con il conseguente rovesciamento del potere della famiglia Gheddafi e poi per la forte instabilità sociale ed economica che scaturisce dal Paese verso i vicini fronti.

Il sud della Libia, regione in gran parte ignorata fino al 2016, è una delle maggiori fonti di instabilità regionale nel Mediterraneo ed è titolare di gran parte dei traffici illeciti che minacciano quotidianamente l’Europa, dal traffico di esseri umani a quello di armi e droga. Tali traffici vanno a rafforzare un’economia sommersa che si sviluppa di pari passo a quella regolare e ne mette in discussione i benefici per la stabilizzazione delle istituzioni politiche libiche.

Il sud, sotto questo aspetto, è una fucina di traffici che si muovo in una rete tribale vecchia di centinaia di anni, con relazioni intra-claniche che si sviluppano in modo del tutto parallelo a quello della politica tradizionale.

Uno dei principali fattori che coadiuvano lo sviluppo di canali illeciti di diversa natura del sud libico sono sicuramente i confini poco sorvegliati, porosi e considerati poco più che mere linee su di una cartina geografica.

Ai confini libici con Paesi come Algeria, Marocco e Tunisia si struttura il vero traffico di esseri umani con il supporto di organizzazione corrotte, ma anche di uno scarso controllo territoriale da parte del Governo di Tripoli, l’unico che è autorizzato all’uso della forza per la protezione del territorio nazionale.

Per l’Italia, la Libia, ha dunque una forte valenza strategica sul fronte anti immigrazione e ne deriva che qualsiasi possibilità di arginare il fenomeno sarà vagliata con attenzione dall’esecutivo.

La fonte libica raggiunta dalla nostra testata ha asserito l’esistenza di un documento redatto da un gruppo di esperti legali appartenente ad un think tank (non se ne conosce la nazionalità), per il Libyans Elder Council, circa uno studio di fattibilità che ha come obiettivo l’impiego delle tribù al confine meridionale della Libia per porre un freno all’immigrazione clandestina che giunge fino alle coste del Vecchio continente.

Il Ministro Minniti in una sua intervista al ‘Corriere della Sera’, dichiarò di volere una missione militare italiana per il controllo del confine meridionale della Libia, ma non citò mai il supporto delle tribù con cui un primo accordo fu siglato nel marzo 2017, grazie alla mediazione del Governo di Roma.

Lo studio, che agli stessi analisti de ‘L’Indro‘ non è stata permessa la presa in visione, pone una soluzione allettante, ma pur sempre contradditoria, se esaminata analiticamente. La fonte sostiene che le tribù sono pronte al dialogo con le Istituzioni Europee, attraverso un percorso legale e legittimo mediato dalle Nazioni Unite, tuttavia su questo punto non sono state volutamente fatte ulteriori specifiche, assolutamente necessarie per capire come questo studio possa tramutarsi in un progetto applicabile al caso pratico. Solo per la sigla dell’accordo con l’Italia furono 60 le tribù che presero parte alle trattative presso il Viminale, a Roma, quali di queste dovrebbe avere la facoltà di dialogare con le istituzioni europee non è dato sapere. Forse, la soluzione più plausibile è quella di un rappresentante del Libyan Elder Council, il cui peso politico è stato considerato legittimo dalle Nazioni Unite.

Se così fosse, però, non è detto che tutte le tribù del sud si sentano rappresentate dal Concilio, in quel caso ci si troverebbe davanti ad una spaccatura importante nel sud ed una nuova guerra intestina per il potere contrattuale con le istituzioni, la cui fine è stata posta in essere proprio con gli accordi italo-libici di marzo 2017.

La contesa era iniziata dopo la caduta del Rais Gheddafi ed è stata segnata da oltre 400 morti, aggravata dal divergente supporto delle due principali tribù a due governi diversi: quello di Tobruk, alleato con i Tebu, e quello di Tripoli sostenuto dai Tuareg.

Fonte: L’Indro

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Gian Micalessin: l’alluvione degli immigrati senza sbocco è stata voluta dal governo di Roma

L’Italia nemica degli italiani

Mentre Federica Mogherini, come al solito, sta a vedere

Le dichiarazioni di Emma Bonino a Radio radicale sull’immigrazione sono parole che suonano come una mazzata sull’Italia e frustrano ogni sforzo di venire a capo dell’emergenza migranti. «Il fatto che nel 2014/2016 abbiamo chiesto che il coordinatore fosse a Roma alla guardia costiera – ha detto la Bonino – e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia lo abbiamo chiesto noi».

Proprio così: l’arrivo fuori controllo di migranti nei porti italiani porta la firma di Renzi e del suo governo. In sintesi: 31 ottobre 2014, fine dell’operazione Mare nostrum a guida italiana; richiesta di aiuto all’Ue e avvio della nuova operazione Triton, con la quale le navi di 15 paesi Ue a partire da novembre 2014 pattugliano il Mediterraneo trasportando (con l’aiuto delle Ong) i migranti illegali nei nostri porti.

Questo il quadro. Una situazione preoccupante che non solo mette il nostro paese in un vicolo cieco, ma condanna all’inutilità gli sforzi tardivi del governo. La conferma è venuta dal vertice di Tallin, dove, a fronte di un contentino di 35 milioni dati all’Italia, il commissario europeo Avramopoulos ha detto un no secco alla nostra proposta di modifica di Triton: «Il mandato della missione è ben definito. Si tratta di migliorare l’attuazione di quanto già concordato. Fanno già un lavoro molto buono». Il commento di Gian Micalessin, inviato di guerra de Il Giornale, per il quale ora l’Italia deve fare da sola. Ecco come.

Domanda. Emma Bonino ha detto una cosa che fino ad ora non si era mai sentita in modo così esplicito. I migranti? Li abbiamo chiamati noi. Ora i conti tornano, ma si stenta a crederlo.

Risposta. Invece bisogna capire non solo come uscirne, ma anche quali sono le responsabilità e gli sbagli commessi. La prova provata di quello che la Bonino dice è proprio l’operazione Triton, nella quale, per la prima volta, si è contravvenuto a quel principio del diritto internazionale vigente dal 1865 per il quale qualunque persona che salga su una nave battente bandiera di un paese straniero è sotto la responsabilità di quel paese. Triton lo dobbiamo a Renzi e Alfano.

D. Renzi ha usato i migranti per avere da Bruxelles la flessibilità cui l’Italia non avrebbe avuto diritto. Le risulta?

R. Certo, Renzi chiese lo sconto già nel settembre 2016 all’indomani del terremoto nell’Italia centrale. Solo che c’è una bella differenza, perché il terremoto è un evento drammatico e imprevisto, mentre l’invasione di migranti è un evento artificiale procurato dal governo Renzi e utilizzato per fare più deficit e alimentare l’economia dell’accoglienza.

D. Il filantropo Bill Gates è stato molto duro con la logica dell’accoglienza senza se e senza ma: «Più sei generoso, più il mondo se ne accorgerà e questo motiverà più persone a lasciare l’Africa». Perché lo ha detto solo ora?

R. Perché, evidentemente, si è accorto anche lui che non siamo di fronte ad un fenomeno transitorio, facilmente gestibile nell’ambito delle economie occidentali. C’è ancora chi dice che queste economie potessero usufruire o addirittura beneficiare dei flussi migratori. Nella realtà siamo di fronte ad un esodo mai visto prima che non possiamo più assorbire. E qualsiasi persona di buon senso, come lo è sicuramente Bill Gates, ha capito che non ci si può più cullare nell’utopia.

D. Perché un magnate come lui, impegnato in Africa con finanziamenti che superano quelli di interi stati (la sua fondazione dona il doppio dell’intera Ue, 2,4 miliardi contro 5,1 secondo quanto riportato dal Corriere) ha fatto una scelta opposta a quella di Soros?

R. Gates ha capito che svuotare i paesi africani delle loro risorse umane migliori, illudendole che in occidente c’è un lavoro per tutti, è un’altra forma di rapina ai danni di quei paesi e dei loro popoli. Significa esporre sempre di più intere nazioni allo sfruttamento da parte della Cina, che fa operazioni di neocolonialismo senza portare né sviluppo né diritti civili. Evidentemente Soros ha fatto un’altra scelta.

D. I paesi europei hanno detto no (confermando la chiusura dei porti) alla cosiddetta regionalizzazione degli sbarchi chiesta dall’Italia. Un’altra misura italiana è il codice di condotta delle Ong, in via di definizione. Cosa pensa in generale del piano Ue discusso a Tallin?

R. La cosa più insultante sono i 35 milioni che ci hanno promesso subito per farci stare zitti. Una vergogna. L’Ue, e dunque anche l’Italia, ha sottoscritto con la Turchia un accordo da 6 miliardi (di cui 3 versati, ndr) per chiudere la rotta balcanica, che era ed è un problema tedesco. In quel momento Renzi non ha voluto capire che quello era il momento opportuno per esigere un accordo analogo che riguardasse la sponda sud del Mediterraneo e comportasse degli hotspot in Egitto e Tunisia per l’identificazione e il respingimento dei migranti economici nei paesi d’origine. Non attraverso degli accordi fatti con l’Italia ma con la Ue. Niente di tutto questo è stato fatto. Dobbiamo esigerlo. Ma c’è un fatto ancora più grave che il nostro governo fa finta di non sapere.

D. E sarebbe?

R. C’è uno strumento in grado di colpire direttamente i trafficanti di uomini. L’operazione Sophia fa parte del piano europeo di cui è competente la Mogherini e prevede di operare nelle acque territoriali libiche e sul territorio delle coste libiche per colpire i centri di smistamento dei migranti in mano alla criminalità organizzata. Attualmente abbiamo sei navi e sette unità aeree che vengono impiegate per raccogliere migranti invece di fare quello che dovrebbero.

D. Avremmo mano libera?

R. Un governo serio lavorerebbe per ottenere la risoluzione Onu che ci consentirebbe di attaccare militarmente, come previsto dal piano Ue, le basi degli scafisti e dei trafficanti.

D. Ieri Alfano ha dichiarato che bisognerebbe mettere i migranti in condizione di non arrivare in Libia.

R. Dire che non devono arrivare in Libia è la scoperta dell’acqua calda, ma ci vogliono vent’anni per scaldarla, cioè per creare condizioni minime di sviluppo economico. In questo momento stanno arrivando in Libia migranti dal Marocco e dal Senegal, i paesi più sviluppati nel Nordafrica. Oltre che con i voli charter dal Bangladesh. Fenomeni che non hanno nulla a che fare con lo sfacelo dell’Africa, ma con la potenza e l’avidità dei trafficanti di uomini.

D. Cosa ci resta da fare?

R. Pretendere che l’operazione Sophia diventi realmente operativa.

D. Esiste la possibilità che Gentiloni e il suo governo assumano una linea più autonoma rispetto a Renzi?

R. Per la prima volta in tre anni abbiamo visto un ministro, Marco Minniti, fare una proposta concreta come quella della chiusura dei porti e venire platealmente smentito poche ore dopo dal renzianissimo ministro Delrio, di fatto privando di qualsiasi consistenza la proposta dell’Italia.

Fonte: ItaliaOggi

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3 commenti

  1.   

    Dove andranno i soldi? Maliziosamente rispondo: ai capo tribù!O ci pagate o…..
     I libici si confermano restii alle cessioni di sovranità: ad aprile, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha convocato al Viminale, per siglare un accordo di pace, i rappresentanti delle principali tribù dell’area meridionale del Fezzan. Sono i Tebu, i Tuareg e gli Awlad Suleiman, che dal 2011 al 2015 si sono combattuti fra di loro. Ma 48 ore dopo la firma, sulla stampa libica  è comparso un comunicato dell’Assemblea Nazionale delle Tribù Tebu che recita: “I delegati che hanno firmato l’accordo di Roma non rappresentano la comunità Tebu. Vengono da Qatrun, mentre gli scontri con Tuareg e Suleiman sono avvenuti nelle zone di Obari, Sebha e Murzuk. Comprendiamo la necessità italiana di controllare il flusso di migranti, ma ciò non dà il diritto a Roma di intervenire negli affari interni dei libici o di ignorare i canali ufficiali con cui il Governo italiano poteva comunicare”.
    Estrapolato dall’ articolo comparso su Open Migration
    Fermare i migranti? Addestrare i libici non funziona

  2.   

    Con le canzonette abbinate alla censura mi vien da pensare a Rascel che durante il ventennio a teatro cantava ” è arrivata la bufera” con chiari riferimenti al regime e lo lasciavano cantare. Oggi siamo messi peggio, molto peggio soprattutto con i conti e i dirigenti INPS.

  3.   

    Dove andranno i soldi chiedetelo a Sarkozy, Hollande, macron e anche ad un tipo abbronzatissimo che va molto di moda come la canzone.
     
    p.s. parlo di canzonette, sono solo canzonette dice bennato,non bloccate il post sennò non se ne esce va a finire come la canzone della zanicchi “Zingara” che è fuori legge e chi la canta finisce in gattabuia…..