Trattati Ue a Roma: massima allerta, chiuso spazio aereo sulla Capitale

In strada saranno in cinquemila, tra agenti e militari. Dovranno garantire la sicurezza della città contro il pericolo del terrorismo islamico, ma anche impegnarsi per l’ordine pubblico considerando …

In strada saranno in cinquemila, tra agenti e militari. Dovranno garantire la sicurezza della città contro il pericolo del terrorismo islamico, ma anche impegnarsi per l’ordine pubblico considerando che sono annunciati quattro cortei e due sit-in.

Stop a droni e veivoli ultraleggeri per la chiusura dello spazio aereo sulla città di Roma e sulle aree circostanti in occasione degli eventi previsti per le celebrazioni del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma. Lo ha comunicato L’Ente nazionale dell’aviazione civile (Enac).

Dalle ore 6.00 locali del 24 marzo alle ore 23.00 locali del 25 marzo, “sono vietati tutti i voli, inclusi quelli con velivoli ultraleggeri e i voli con i mezzi a pilotaggio remoto (cosiddetti droni), in un’area circolare avente un raggio di circa 10 chilometri dal centro della città”.

Sono esclusi dal divieto i voli commerciali di linea e charter in arrivo e partenza dagli aeroporti di Roma Fiumicino e Roma Ciampino, i voli di Stato, quelli di emergenza e i voli sanitari.

I voli Vfr (Visual Flights Rules – voli a vista), sono vietati in un’area circolare di circa 65 chilometri di raggio dal centro della città di Roma.

Il livello di allerta è massimo in vista delle celebrazioni per i sessant’anni dei trattati europei. Gli esperti dicono che è talmente elevato, che anche dopo l’attentato di Londra c’era ben poco di nuovo da aggiungere. E così nella riunione di ieri del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, il «Casa», al Viminale, passate in rassegna tutte le predisposizioni già effettuate, si è deciso genericamente di intensificare «tutte le misure di sicurezza e vigilanza» in particolare per gli obiettivi ritenuti più sensibili.

Alla riunione di ieri ha partecipato anche un ufficiale di collegamento di Scotland Yard, ed è stata una prima volta importante. Un segnale simbolico di vicinanza alla Gran Bretagna, ma anche un passaggio terribilmente concreto: erano scattati fin da subito, nei primi minuti dopo l’attacco a Westminster, tutti i contatti tra i servizi italiani e quelli dell’intelligence britannica per prevenire eventuali colpi anche in Italia e per capire le possibili ripercussioni dell’attentato.

Dell’attacco di Londra e degli altri registratisi negli ultimi mesi in Europa, ha parlato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, intervenendo al Consiglio superiore della magistratura: «Nizza, Berlino, ora Londra: abbiamo un abbassamento della prevedibilità. Sono attacchi compiuti con i mezzi immediatamente disponibili, seguendo l’indicazione dell’ideologo jihadista Al Adnani, che non a caso aveva evocato auto e coltello».

Alle autorità di sicurezza, il compito di elaborare una strategia all’altezza. «Di fronte all’altissima imprevedibilità ritorna un tema antico, il rapporto tra intelligence e controllo del territorio. Ma l’unico modo per avere tempi di reazione vicini allo zero è attraverso il controllo capillare del territorio».

Appunto di controllo capillare si occupa il piano sicurezza della questura di Roma per vigilare sulle celebrazioni e le manifestazioni di protesta. Ci sarà un divieto di sorvolo aereo, negato l’ingresso a camion e furgoni, quaranta varchi regoleranno l’accesso alle due aree delle celebrazioni, la verde e la blu, che saranno controllate anche con elicotteri e droni. Centinaia le telecamere di sicurezza. E siccome ci sarà anche una visita ufficiale a Norcia, con Antonio Tajani, per incontrare i terremotati, le misure di sicurezza antiterrorismo sono state estese anche all’area del cratere. Vietato il sorvolo di Norcia, ad esempio.

In strada a Roma saranno in cinquemila, tra agenti e militari. Dovranno garantire la sicurezza della città contro il pericolo del terrorismo islamico, ma anche impegnarsi per l’ordine pubblico considerando che sono annunciati quattro cortei e due sit-in. Le autorità sono quasi rassegnate alla prospettiva di tafferugli. «La sfida è permettere che manifestino nelle condizioni più legali possibili», dice una fonte di alto livello del Viminale.

Il pericolo viene dagli antagonisti, sia di ultrasinistra che di ultradestra. Esiste infatti anche un’antagonismo di ultradestra che sta alzando il capo. Sulla Rete viaggia l’appello di «Roma ai romani», un gruppo che fa capo a Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova: «Combattenti romani – dice – siamo un fiume in piena. Vi invito al massimo sforzo nel week end».

Gli ultras di destra, che già si sono distinti per gli scontri che segnarono la protesta dei taxisti romani qualche settimana fa, si concentreranno per un sit-in non autorizzato dalle parti del Circo Massimo. «La questura – commenta il responsabile del sindacato di polizia Silp-Cgil, Daniele Tissone – sta predisponendo un ottimo dispositivo con l’obiettivo di proteggere l’evento e i cittadini sia da eventuali attentati sia dai consueti professionisti del disordine. Nella capitale c’è sempre il rischio aggiuntivo legato ai movimenti di destra, da CasaPound a Forza Nuova. La polizia, in ogni caso, è pronta».

 

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1 commento

  1.   

     
    Diciotto anni fa, l’Europa bombardava se stessa. Ora festeggiate pure i vostri Trattati da traditori
    Di Mauro Bottarelli
     
    https://www.rischiocalcolato.it/2017/03/diciotto-anni-leuropa-bombardava-stessa-ora-festeggiate-pure-vostri-trattati-traditori.html
     
    Scusate ma di cosa stiamo parlando? Quale allarme dovrebbe farci vivere inchiodati nel terrore? Togliete le incrostazioni ideologiche e guardiamo in faccia la realtà: a Orly ha agito un uomo in preda ad alcool e droghe, tanto che le stesse autorità francesi hanno parlato – dopo l’autospia e una rapida indagine nel suo passato – del gesto di un pazzo. Ieri ad Anversa è stato fermato un uomo in automobile che stava approssimandosi troppo a una zona pedonale, sintomo che voleva fare una strage: tre ore dopo l’arresto, le autorità non erano ancora state in grado di interrogarlo talmente era ubriaco e strafatto di droghe, di cui la macchina era piena. Londra, poi, non ha bisogno di ulteriori giudizi da parte mia, come anticipavo nel mio articolo di ieri, è la stampa mainstream oggi a dare il suo giudizio: quasi tutti i quotidiani italiani titolano sul flop dell’intelligence britannica, visto che l’attentatore era un soggetto radicale già noto all’MI5, il quale però lo riteneva “marginale”.