Economia, è l’acqua il vero segreto per la crescita e l’occupazione

Il 78% dei posti di lavoro al mondo (quasi 4 miliardi) dipende direttamente o indirettamente da business collegati alle risorse idriche, che se ben gestite possono essere davvero la …

Il 78% dei posti di lavoro al mondo (quasi 4 miliardi) dipende direttamente o indirettamente da business collegati alle risorse idriche, che se ben gestite possono essere davvero la leva per la ripresa. Anche in Italia.

Poco più di tre posti di lavoro su quattro al mondo dipendono direttamente dall’acqua, pari a circa il 78%: 1,4 miliardi (42%) in modo consistente e 1,2 miliardi (36%) in modo moderato. La conseguenza è che la risorsa idrica viene ritenuta un vero e proprio “volano” per la crescita economica, tanto che una sua carenza così come gli ostacoli all’accesso e ai servizi igienico-sanitari “potrebbero limitare la crescita economica” e l’occupazione per il futuro.

Questa l’analisi che emerge dal rapporto mondiale 2016 delle Nazioni Unite sullo sviluppo della risorsa idrica, che quest’anno si concentra su “Acqua e lavoro” e che, come ogni anno, viene pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo. Secondo il report dell’Onu una “gestione sostenibile promuove la creazione di posti di lavoro e la crescita economica”. Il direttore generale dell’Unesco – che ha prodotto il documento nell’ambito del Programma delle Nazioni Unite per la valutazione delle risorse idriche mondiali – Irina Bokova, ricorda che “acqua e lavoro sono strettamente collegati, dal punto di vista economico, ambientale e sociale”; l’acqua svolgerà un “ruolo chiave nella transizione verso un’economia ‘verde’”. Per conseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile – sostiene il direttore generale dell’organizzazione internazionale Onu per il lavoro, Guy Ryder – è “necessario garantire che i posti di lavoro nel settore idrico siano dignitosi e che l’acqua che utilizziamo sia sicura”.

Il rapporto su questo è chiaro: ci sono diverse “correlazioni tra investimenti nel settore idrico e crescita economica”. Per esempio in Africa investimenti in progetti su piccola scala che garantiscono l’accesso ai servizi igienico-sanitari di base e sulla sicurezza dell’acqua “potrebbero fruttare circa 28,4 miliardi di dollari all’anno, quasi il 5% del Prodotto interno lordo del continente”. Nuova occupazione si prevede anche per gli anni a venire soprattutto per ‘recuperare’ l’acqua, attraverso la tecnologia, da fonti alternative non convenzionali (tipo raccolta della pioggia e riciclaggio delle acque reflue). Tra l’altro il ‘prelievo’ di acqua dolce, negli ultimi trent’anni, è aumentato al ritmo dell’1% all’anno. Ma “circa il 30% dei prelievi di acqua a livello globale va sprecato a causa delle perdite”. Ed è per questo che sono necessari “investimenti per le infrastrutture”, oltre che “un maggiore impegno” nel garantire i servizi igienico-sanitari.

“L’acqua è la risorsa di vita più grande e preziosa per il Pianeta – rileva il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – la sua assenza esaspera le disuguaglianze. Per questo sprecarla è due volte un delitto, verso l’uomo e verso l’ambiente. In alcune realtà italiane la sfida è innanzitutto sull’efficienza del servizio idrico. Questo è l’impegno del governo”.

Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ricorda l’impegno dell’Italia “nella riduzione dello spreco d’acqua a partire dal settore agricolo: come ministero abbiamo deciso di investire 300 milioni di euro fino al 2020 per ammodernare le infrastrutture irrigue”. In Italia, tra l’altro, il dibattito sull’acqua ha visto riaccendersi l’interesse intorno alla cosiddetta ‘ripubblicizzazione’ che, con una legge all’esame del Parlamento e a distanza di cinque anni dal referendum, ancora si mostra come questione divisiva tra gli schieramenti politici.

 

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