Brexit: Bce valuta conseguenze. E Cameron parla di “minacce di guerra in Europa”

La Banca centrale europea (Bce) sta esaminando le conseguenze legate alla possibilita’ di un’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Cosi’ Vitor Constancio, vicepresidente della Bce, parlando in occasione di …

La Banca centrale europea (Bce) sta esaminando le conseguenze legate alla possibilita’ di un’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Cosi’ Vitor Constancio, vicepresidente della Bce, parlando in occasione di un convegno. “Stiamo analizzando le possibili conseguenze” legate a un eventuale abbandono di Londra a seguito del referendum del 23 giugno, ha affermato Constancio. Le previsioni della Bce escludono comunque il verificarsi di una ‘Brexit’, che avrebbe conseguenze probabilmente “negative” per l’economia europea, ha aggiunto Constancio.

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La Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, potrebbe mettere a rischio “la pace e la stabilita’” raggiunta in Europa negli ultimi decenni. E’ l’avvertimento del premier britannico, David Cameron, mentre pero’ gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa. In un discorso al British Museum di Londra a favore della permanenza del Paese nei Ventotto, Cameron ha detto che l’Ue, con il Regno Unito al suo interno, ha contribuito a tenere uniti Paesi divisi. “Possiamo essere sicuri che la pace e la stabilita’ del nostro continente siano garantite senza dubbio? Vale la pena di correre questo rischio?”, ha chiesto il leader conservatore, ricordando anche che il destino del Regno Unito e’ sempre stato collegato all’Europa: “Orgogliosi come siamo dei nostri successi a livello globale e delle nostre connessioni globali, il Regno Unito e’ sempre stato una potenza europea e lo sara’ sempre”. Nel suo discorso – ‘Stronger, Safer, Better Off’, ‘Piu’ forte, piu’ sicuro, migliore’ – Cameron ha osservato anche che “l’isolazionismo non ha mai giovato” a questo Paese. Ma nonostante gli appelli sempre piu’ veementi del premier, a sei settimane dal referendum, il campo del ‘Leave’, ovvero di coloro che vogliono abbandonare l’Unione Europea, e’ a pari punti con quello del ‘Remain’, ovvero di chi vuole restarvi. E’ qwuanto emerge dal sondaggio diffuso dall’istituto indipendente ‘What Uk Thinks’ e rilanciato da ‘Business Insider’, che incrocia i dati di sei sondaggi condotti tra il 25 aprile e il 3 maggio scorsi.

Le due opzioni sono date a 50 e 50 laddove appena una settimana prima l’opzione ‘Leave’ era data al 46% contro il 54% di ‘Remain’. Cio’ significa che in appena sette giorni c’e’ stato uno spostamento dei consensi da un campo all’altro pari al 4%. Non solo, tale spostamento si e’ verificato la settimana dopo la visita a Londra del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che aveva avvertito di gravi conseguenze per gli investimenti Usa nel Regno Unito in caso di ‘Brexit’. Laddove alcuni osservatori erano arrivati a sostenere che il discorso di Obama aveva dato un colpo pesantissimo al fronte del ‘Leave’, a giudicare dai sondaggi l’effetto e’ stato contrario. E, se i risultati delle recentissime amministrative danno una sia pur vaga misura del crescente euroscetticismo albionico (scivolone dei laburisti e buona affermazione dell’Ukip), e’ comprensibile perche’ Cameron stia alzando i toni. Mentre sul premier stanno arrivando accuse di “esagerazione” e di “eccessivo allarmismo”, la campagna anti-Brexit si e’ fatta forte di un video che vede quattro veterani della Seconda Guerra Mondiale ricordare ai sudditi di Sua Maesta’ le tragedie europee di quando ancora non c’era un progetto di vita in comune e di istituzioni comunitarie. Britain Stronger in Europe, il comitato che porta avanti la campagna, ha utilizzato soprattutto un’intervista a Lord Bramall, il militare del secondo conflitto globale piu’ decorato ancora vivente, per spiegare ai britannici i rischi di un continente dove ogni Paese vada per conto suo, senza quel grande tessuto connettivo guidato dalle istituzioni di Bruxelles.

Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party e ‘first minister’ scozzese, ha ricordato come nel caso di Brexit la Scozia possa arrivare a chiedere un secondo referendum per l’indipendenza da Londra, dopo quello fallito del 18 settembre del 2014. Fra coloro che sono preoccupati per la Brexit ci sono anche i produttori di whisky scozzese, che temono un crollo delle esportazioni in caso di divorzio da Bruxelles. Secondo quanto riporta la stampa britannica, la Swa, la Scottish Whisky Association, ha quantificato in oltre 1 miliardo di sterline (1,3 miliardi di euro circa al cambio attuale) il possibile contraccolpo sul settore dell’uscita dal recinto comunitario, un’eventualita’ che a nord del Vallo di Adriano ora si vuole scongiurare a tutti i costi. Secondo il Financial Times, che riporta i risultati di un sondaggio Ipsos Mori realizzato in gran parte dell’Unione, il voto per la Brexit rischia di scatenare un “effetto domino” in altri Paesi europei, Italia inclusa, dove “il 58% della popolazione” vorrebbe un simile referendum. Nei Paesi chiave europei piu’ della meta’ della popolazione vorrebbe essere interpellata sull’appartenenza all’Ue cosi’ come avverra’ nel Regno Unito.

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