Borse nel caos, petrolio in ribasso e investitori in fuga: Italia sotto attacco

La crisi dei titoli bancari, il greggio che scende vertiginosamente e le fibrillazioni delle contrattazioni finanziarie scuotono l’economia. Spaventa l’ombra della speculazione. «Qui viene giù tutto». Davanti ai …

La crisi dei titoli bancari, il greggio che scende vertiginosamente e le fibrillazioni delle contrattazioni finanziarie scuotono l’economia. Spaventa l’ombra della speculazione.

«Qui viene giù tutto». Davanti ai monitor che eruttavano un’impressionante teoria di azioni collassate e di indici accartocciati come aeroplanini di carta, nelle sale operative si è temuto ieri una replica delle pagine più nere nella recente storia delle Borse mondiali.

Per intenderci, quelle tipo Torri gemelle, del crac di Lehman Brothers, o all’acme della crisi greca e del debito sovrano. Non è andata così, ma la giornata è stata ugualmente drammatica, con ondate di panico a tratti incontenibili. Un mercoledì di ordinaria follia che ha lasciato macerie. Ovunque. Ma soprattutto a Milano, precipitata del 4,83% dopo un affondo fino a -5,26%. Polverizzati i guadagni dello scorso anno (-16,1% da inizio gennaio, con quasi 50 miliardi di euro in fumo), Piazza Affari appare senza difesa di fronte alla fuga degli investitori. In particolare dalle banche, tramortite da un altro uno-due terrificante: -7% l’indice di settore, percentuale che occulta le nuove perdite da infarto che stanno conducendo istituti come Mps e Carige verso l’encefalogramma piatto. A nulla sono dunque servite le rassicurazioni della Bce e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: la bufera non si è ancora placata. Con le vendite che continuano a picchiare sui titoli (da oggi Consob ha vietato i contratti allo scoperto anche su Banco Popolare), si moltiplicano gli interrogativi sull’esodo di massa, non risultando a tutti convincente la congettura che lega il sell off con l’elevato livello delle sofferenze (200 miliardi).

Chi scappa, allora? Sicuramente i tanti piccoli azionisti spaventati dall’idea di poter perdere tutto il capitale. Chi specula? Molto probabilmente quelle mani forti, «italiane ed estere», cui faceva riferimento l’altro giorno il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Intervistato da Nicola Porro, nell’ultima puntata di «Virus», il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha offerto la sua visione delle cose: «Un attacco all’Italia? Penso proprio di sì. Io non escludo che prima qualcuno speculi al ribasso e poi qualcun altro – che sembri superficialmente disgiunto sui mercati internazionali – quando poi i prezzi sono infimi, arrivi a inghiottirsi il boccone preparato». In ambienti finanziari circola un’altra ipotesi: quella secondo la quale alcuni «pesi massimi» avrebbero operato allo scoperto (cioè scommettendo sul ribasso) sui titoli bancari, mettendo così assieme un ricco tesoretto. Pronto per essere impegnato.

Come? Bussando alla porta delle banche, con l’intento di mettere le mani sulle sofferenze. A prezzi di saldo, viste le perdite patite dagli istituti. Fantascienza? Di sicuro, nel 2015 gli istituti hanno già ceduto 12 miliardi dei cosiddetti non performing loan; e almeno 8,5 miliardi sarebbero stati venduti con uno sconto dell’82% sul valore nominale. Attorno ai npl si è del resto sviluppato un ricco business a livello mondiale che vede tra i protagonisti Ares, Apollo Global Management, Cerberus, Fortress, Lone Star Group, Sankaty Advisors e Algebris, il fondo gestito da Davide Serra, amico del premier Matteo Renzi. Peraltro, nelle scorse settimane erano circolate indiscrezioni su un interessamento di Cerberus, Apollo, Fortress e Lone Star per i crediti deteriorati di Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, i quattro istituti salvati dal governo. Più in generale, è il continuo avvitamento dei prezzi del petrolio, scivolato fino a 26,54 dollari (mai così in basso da 12 anni), i timori sulla tenuta dell’economia globale amplificati dalle ultime stime del Fmi e le preoccupazioni legate alla fuga di capitali da Hong Kong, ad aver fatto da detonatore ieri a una delle peggiori sedute degli ultimi mesi. L’Europa ha sacrificato altri 233 miliardi di euro sull’altare del ribasso, mentre a Wall Street (ieri -1,2%) lo Standard&Poor’s 500 ha bruciato quasi 2mila miliardi di dollari di capitalizzazione da inizio anno. Davanti al disastro, c’è già chi invoca la mano salvifica della Bce, attesa oggi al varco al termine della prima riunione del 2016, e soprattutto quella della Federal Reserve. Basterà?

di Rodolfo Parietti

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da ilGiornale

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