Pensioni, allarme di Boeri: “Flessibilità o avremo intere generazioni perdute”

Occorre introdurre flessibilità in uscita nel sistema pensionistico “in tempi stretti”, perché “c’è una penalizzazione molto forte dei giovani e dato il livello della disoccupazione giovanile c’è il …

Occorre introdurre flessibilità in uscita nel sistema pensionistico “in tempi stretti”, perché “c’è una penalizzazione molto forte dei giovani e dato il livello della disoccupazione giovanile c’è il rischio di avere intere generazioni perdute all’interno del nostro Paese”. A lanciare l’allarme è direttamente il presidente dell’Inps, Tito Boeri, al “Graduation Day” dell’Università Cattolica, sottolineando come in Italia i livelli della disoccupazione giovanile siano “assolutamente intollerabili”.

La generazione 1980 rischia di dover lavorare fino a 75 anni”

L’Inps ha studiato la storia contributiva della “generazione 1980, una generazione indicativa” prendendo a riferimento un “universo di lavoratori dipendenti, ma anche artigiani”, ha proseguito Boeri, ed è emerso come per un lavoratore tipo ci sia “una discontinuità contributiva, legata probabilmente a episodi di disoccupazione, di circa due anni”. Per il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale il “buco” contributivo pesa sul raggiungimento delle pensioni, che a seconda del prolungamento dell’interruzione può slittare “fino anche a 75 anni”. Con ciò, ha sottolineato, “non voglio terrorizzare ma solo rendere consapevoli dell’importanza della continuità contributiva”.

Part-time in uscita è sperimentazione”

Il discorso è inevitabilmente caduto sul part-time in uscita per chi è vicino alla pensione. “È una sperimentazione e come tale va studiata, non si può dare un giudizio prima”, ha premesso Boeri. Che ha spiegato: “Ci sono dei limiti di stanziamento, quindi in ogni caso non potranno esserci più di 30mila lavoratori nel giro di 3 anni”. Ma assicura: “Valuteremo la misura con estrema attenzione”.

In settimana 150mila buste arancioni”

“Questa settimana partono le prime buste arancioni, saranno 150mila e conterranno le informazioni di base con la stima dell’estratto conto contributivo, e la previsione del rapporto tra contributi versati, pensione futura e possibile data di uscita”, ha rivelato ancora il presidente dell’Inps. Per Boeri si tratta di un’operazione “importante, perché in Italia c’è una bassa cultura previdenziale e una consapevolezza finanziaria ancora più bassa, soprattutto fra i giovani”.

La politica ci ha ostacolato”

“Abbiamo trovato tantissimi ostacoli, soprattutto per l’invio delle buste arancioni perché, lo voglio dire con sincerità, c’è stata paura nella classe politica, paura che dare queste informazioni la possa penalizzare”, ha poi ammesso Boeri, parlando dei ritardi e delle difficoltà per la campagna informativa con cui l’Istituto diffonde le proiezioni sulla pensione futura. Per il manager pubblico ha pesato “la paura di essere puniti sul piano elettorale”.

A sistema dal 2032, troppo tardi!”

L’Italia “entrerà appieno nel sistema contributo dal 2032, troppo tardi, meglio una riforma seria e definitiva invece che uno stillicidio di riforme che disorienta le persone”, si è tolto il sassolino dalle scarpe il numero uno della previdenza sociale.

Bonus bebè per tutti i figli di parti gemellari”

Boeri, infine, respinge al mittente anche le accuse che gli sono piovute addosso dai media nei giorni scorsi: “Non è vero che l’Inps non permette alle madri che hanno parti gemellari di avere i bonus per tutti i figli, abbiamo delle procedure che permettono di farlo”.

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1 commento

  1.   

    caro  boeri  potremmo incominciare da te.A proposito di generazioni perdute.