Israele e Palestina. Come fra Mosca e Kiev, i torti non sono tutti dalla stessa parte

Settantacinque anni di occupazione israeliana e una politica occidentale piena di doppi standard che ha lasciato incancrenire la situazione, uccidendo ogni possibile orizzonte politico per una mediazione israelo-palestinese, basata sul principio ONU dei due Stati, sono alla base dell’orrore odierno.

di Elena Basile

Settantacinque anni di occupazione israeliana e di una politica occidentale piena di doppi standard che ha lasciato incancrenire la situazione, uccidendo ogni possibile orizzonte politico per una mediazione israelo-palestinese, basata sul principio onusiano dei due Stati, sono alla base dell’orrore odierno. Lo capirebbe uno studente liceale. Gli analisti occidentali, esperti del conflitto, invece si limitano a condannare i barbari che sgozzano i civili e a riproporre il diritto di Israele all’autodifesa, come se fosse questo diritto a essere messo in discussione.

Un cattolico direbbe che Paolo Mieli andrà all’inferno perché ancora ieri sul Corriere ha utilizzato la sua erudizione, la sua educazione, gli strumenti che una carriera di successo di giornalista e storico gli ha regalato per lavorare per il “male” comune.

La soluzione dei due Stati è stata di fatto accantonata, i dialoghi di pace mai ripresi, l’attività del Quartetto resa impossibile dalla guerra permanente alla Russia, l’attività dei coloni armati giustificata, le spedizioni punitive delle truppe di occupazione israeliane anche. Si è avuta l’impudenza di pensare di normalizzare una situazione di ingiustizia evidente con un accordo tra Israele, Emirati Arabi , Bahrein e a breve con l’Arabia Saudita sulla pelle dei palestinesi. Gaza prigione a cielo aperto. Le risoluzioni Onu mai applicate da Israele. Sono fatti oggettivi o no? Ricordate l’operazione Piombo fuso del dicembre 2008: quanti morti e mutilati palestinesi, signor Mieli? Era stato appena eletto Obama e aspettai con segreta speranza che il nuovo presidente, colui che per ragioni misteriose avrebbe ricevuto il Nobel per la pace, dicesse una parola di netta condanna al massacro da parte di Israele. Invano.

Come al solito, per evitare gli attacchi dei seminatori di odio, dovrò premettere qual che si dovrebbe dare per scontato: criticare la politica israeliana e statunitense (una politica estera europea mi sembra inesistente) non significa odiare gli ebrei o gli americani. Anzi c’è una storia gloriosa ebraica, un’intellighenzia amata e rispettata ovunque, che ha creduto e in parte realizzato la democrazia: l’unica in Medio Oriente. La contraddizione più recente, come sottolinea Gad Lerner, è data dall’impossibilità di riconciliare una democrazia interna (seppure parziale con varie categorie di cittadini di serie B) con una politica di occupazione all’estero. Allo stesso modo la società civile americana, le avanguardie artistiche e culturali, le università, la mobilità e il dinamismo sono da portare a esempio. È la giaculatoria che dobbiamo ripetere per evitare i più grossolani linciaggi: come riconoscere che fra Mosca e Kiev c’è stato un aggressore tattico e la violazione materiale delle frontiere ucraine è stata effettuata dalla Russia.

Tornando ai fatti che i colti analisti odierni rifiutano di considerare, ripeteremo all’infinito che non esistono i buoni e i cattivi, esiste storicamente una violenza di Stato che genera guerre e terrorismo. Nel conflitto israelo-palestinese l’occupazione è israeliana, la negazione del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese è israeliana, le incursioni nelle moschee e nelle chiese sono israeliane, la violazione delle risoluzioni Onu è israeliana. Non si mette in discussione il diritto alla difesa, ma una politica israeliana e occidentale nutrita di doppi standard e soprusi che crea il mostro Hamas. Così come una politica aggressiva di espansione della Nato e di rifiuto di considerare gli interessi legittimi di sicurezza della Russia ha creato il Putin invasore.

Un mondo in bilico, scrive Mieli. Non si sa bene, paragonando la Russia o Hamas e l’Iran a Hitler, a quale nuova guerra mondiale stia chiamando l’Occidente. Possibile che uno storico non comprenda che le relazioni internazionali sono fatte di equilibri tra interessi contrapposti, che la diplomazia serve a spiegare le ragioni del nemico e, se l’Occidente ripiega su se stesso, rompendo il dialogo con Cina e Russia, membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, le crisi scoppieranno nei vari scacchieri internazionali sempre più violente?

Un cattolico direbbe che Mieli andrà all’inferno. Non sono cattolica, ma credo che gli intellettuali dovrebbero contribuire all’analisi oggettiva dei conflitti, evitare le mistificazioni ipocrite e le pericolose incitazioni a serrare le fila e all’odio del nemico in un mondo a rischio di guerra nucleare. Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, ricorda che non c’è più il telefono rosso e che lancette del giorno del giudizio restringono i tempi.

Fonte: il Fatto Quotidiano

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