Usa, sondaggio: “Clinton e Trump sono i peggiori candidati degli ultimi 40 anni”

Donald Trump e Hillary Clinton sono i “peggiori candidati alla presidenza degli ultimi 40 anni”. È quanto emerge da un sondaggio condotto da “Huffington Post” e “YouGov”, secondo …

Donald Trump e Hillary Clinton sono i “peggiori candidati alla presidenza degli ultimi 40 anni”. È quanto emerge da un sondaggio condotto da “Huffington Post” e “YouGov”, secondo il quale il 45% degli americani ritiene Trump il peggiore candidato degli ultimi 40 anni, mentre il 10% lo considera il migliore. Hillary secondo il 31% degli americani è la peggiore candidata democratica degli ultimi 40 anni, con un modesto 3% che la ritiene la migliore.

Testa a testa nei sondaggi, ma Hillary avanti coi delegati

A nove settimane dall’election day, Hillary, perseguitata e indebolita dallo stillicidio dell’Emailgate (ultima indiscrezione la distruzione con un martello di due apparecchi mobili), sembra aver perso il suo ampio vantaggio su Donald Trump. Il candidato presidenziale repubblicano supera addirittura di due punti la rivale (45% a 43%) in un sondaggio nazionale della Cnn all’indomani del Labor day, che segna la fine dell’estate ma anche, negli anni di elezioni, il rettilineo finale prima del traguardo.

E, cosa ancora più sorprendente, il magnate è ritenuto più onesto e degno di fiducia della Clinton (50% contro il 35%). Ma i sondaggi nazionali servono solo a capire che aria tira e paradossalmente in passato alcuni candidati hanno perso pur avendo raccolto la maggioranza delle preferenze. La matematica elettorale favorisce invece Hillary, anche se restano sempre alcune incognite, come un possibile dibattito fallimentare, un attacco terroristico, rivelazioni bomba (già annunciate) di Wikileaks.

Secondo un sondaggio del “Wp” Stato per Stato, più indicativo perché aderente alla modalità del voto, la candidata democratica ha già in tasca 244 voti sui 270 necessari, mentre Trump ne ha solo 126: 168 sono contesi, ma per vincere all’ex segretario di Stato basterebbe aggiungere solo la Florida, dove sta facendo campagna proprio in queste ore, oppure altri due o tre Stati. In una competizione a due, Hillary guida di quattro punti o più in 20 Stati, oltre al distretto di Columbia (quello della capitale).

Anche Trump guida di almeno 4 punti in 20 Stati (prevalentemente quelli centrali), il cui bottino di voti però si ferma a 126. Nei restanti 10 Stati, che mettono in palio complessivamente 168 voti, nessuno dei due candidati ha un margine di vantaggio affidabile. Ma il tycoon fatica dove i Repubblicani hanno vinto regolarmente, ad esempio in Arizona e Georgia, ma pure in Texas, vera sorpresa del sondaggio.

Hillary conta, inoltre, su altri vantaggi: ha il triplo dei comitati di Trump negli Stati in bilico (291 in 15 Stati, contro gli 88 di Trump) e nelle ultime due elezioni i democratici sono stati più abili nel portare a votare in anticipo per posta moltissimi elettori, riducendo la possibilità di rimonta dell’avversario. Infine, a suo favore stanno scendendo in campo con le prime iniziative individuali, come quella di Barack Obama il 13 settembre a Filadelfia e della moglie Michelle, che il 16 settembre sarà in Virginia.

Guerra di look tra i candidati

Intanto, in un nuovo attacco che molti considerano sessista, Donald Trump ha accusato Hillary Clinton di “non avere un look presidenziale”. Ma la candidata democratica ha ribattuto, sottolineando che l’avversario repubblicano non ha ancora pubblicato la sua cartella delle tasse.

“Penso solo che non abbia un aspetto presidenziale, il look presidenziale è necessario”, ha detto Trump parlando della Clinton in una intervista alla rete televisiva Abc. Ma intanto l’ex segretario di Stato sottolinea che il miliardario americano ha sicuramente “qualcosa da nascondere” dato che continua a non rendere nota la sua dichiarazione dei redditi.

Hillary incalza anche su una nuova rivelazione del “Washington Post”, secondo la quale il miliardario newyorchese avrebbe versato 25mila dollari alla campagna elettorale del procuratore della Florida Pat Bondi nel 2013. La Bondi doveva allora decidere se aprire o meno una indagine sulle accuse di frode contro la Trump University. L’indagine non fu poi aperta.

Tag

Partecipa alla discussione