Trump: il falco Giuliani si candida a gestire la politica estera Usa. Altro nome: Bolton (era con Bush)

Le tensioni e i dissapori nell’entourage del presidente eletto statunitense, Donald Trump, minacciano di interferire e rallentare il processo di transizione in vista dell’ingresso alla Casa Bianca. L’ex …

Le tensioni e i dissapori nell’entourage del presidente eletto statunitense, Donald Trump, minacciano di interferire e rallentare il processo di transizione in vista dell’ingresso alla Casa Bianca. L’ex deputato del Michigan e consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Rogers, e il lobbista Matthew Freedman sono stati defenestrati: secondo il New York Times, sono rimasti vittime dell’epurazione voluta da Jared Kushner, il genero di Trump, marito della figlia Ivanka.

Venerdì era gia’ stato allontanato Chris Christie, sostituito come capo del team di transizione dal vicepresidente Mike Pence. Il governatore del New Jersey ha pagato lo scotto di aver mandato il padre di Kushner in prigione (quando era ancora procuratore federale, lo condannò a due anni di carcere per evasione fiscale). E con lui, sono stati epurati quelli considerati vicini. Rogers, che si occupava dei temi legati alla sicurezza nazionale, era dato in corsa per la guida della Cia: sconterebbbe anche il fatto che – quando era a capo della Commissione Intelligence della Camera, incaricata del rapporto sull’attentato all’ambasciata americana a Bengasi, in Libia, nel 2012 – concluse che l’amministrazione Obama non aveva intenzionalmente ingannato l’opinione pubblica.

Trump ha provato a tranquillizzare tutti con un ‘tweet’: “E’ in corso un processo molto organizzato perché sto decidendo sul governo e molte altre posizioni. Sono l’unico a conoscere chi sono i finalisti“. Tutto secondo i piani anche secondo Rudolph Giuliani, l’ex sindaco di New York, dato per vincente nella corsa all’incarico di segretario di Stato: “Sono cose difficili da fare. Le transizioni hanno sempre intoppi, è un processo enormemente complesso”.

Intanto Eliot A.Cohen, un repubblicano moderato, a lungo nell’amministrazione Bush -che in un primo tempo aveva criticato Trump, ma dopo la vittoria aveva annunciato che era pronto ad aiutarlo- ha già fatto marcia indietro. Rivolgendosi agli altri repubblicani ispirati dal ‘Never Trump’, ha assicurato che non lavorerà con la nuova presidenza: “Dopo l’incontro con il ‘transition team’, ho cambiato idea: state alla larga’. “Sono arrabbiati, arroganti e mi urlano: ‘Hai perso’. Sarà terribile”. Cohen ha denunciato che gli uomini di Trump lo hanno sbranato quando gli ha proposto nomi per la nuova amministrazione: “Pensano solo a yes-man”. (AGI)

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Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, punterebbe su lealisti come l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani e ideologi conservatori come l’ex ambasciatore all’Onu John Bolton per la sua futura amministrazione. Ieri Mike Rogers, esperto di sicurezza nazionale ed ex deputato del Michigan che guidava la Commissione intelligence alla Camera, ha annunciato le dimissioni dal ‘transition team’, la squadra incaricata di gestire la transizione verso la Casa Bianca. Un addio che arriva cinque giorni dopo l’improvvisa sostituzione di un suo stretto alleato, il governatore del New Jersey Chris Christie, dalla guida del team. Un funzionario del Gop ha parlato in via anonima di una ‘purga’ in corso per cancellare le figure relativamente moderate che hanno lavorato con Christie.

Giuliani e Bolton sono entrambi considerati due possibili candidati alla segreteria di Stato, secondo fonti vicine a Trump. L’ex sindaco di New York, che gestì gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, è noto per la sua linea dura sulle questioni di sicurezza nazionale. Bolton è a sua volta un ‘falco’ della politica estera: l’anno scorso disse che gli Stati Uniti avrebbero dovuto bombardare l’Iran per mettere fine al suo programma nucleare.

A meno di 70 giorni dall’insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio, Trump ha poco tempo per scegliere i suoi massimi collaboratori. Digiuno di incarichi politici, dovrà nominare 4mila persone per incarichi aperti. La Casa Bianca ha però fatto sapere che il suo vice, Mike Pence, non ha ancora depositato le carte necessarie per iniziare a lavorare alla transizione con l’amministrazione uscente del presidente Barack Obama.

Intanto, alla Trump Tower di New York il magnate ha incontrato Pence e altri collaboratori per discutere la sua squadra. Tre essi Steve Mnuchin e Jeff Sessions. Il primo, 53enne presidente e ceo di Dune Capitale, ex banchiere di Goldman Sachs e presidente finanziario della campagna elettorale del repubblicano, è ritenuto tra i favoriti come segretario al Tesoro. Sessions, senatore dell’Alabama e tra i più stretti alleati di Trump a Washington, potrebbe essere titolare della Difesa.

Due gli incarichi che sono stati sinora assegnati. Reince Priebus, presidente del Comitato nazionale repubblicano sarà il capo dello staff alla Casa Bianca, scelta considerata dalla leadership repubblicana un segnale di volontà di lavorare assieme al Congresso. Dove il Gop mantiene la maggioranza, sia al Senato sia alla Camera, ma dove molti repubblicani si erano opposti alla candidatura di Trump. Ha invece scatenato polemiche la scelta di Steve Bannon, numero uno della campagna elettorale, come ‘chief strategist’ (capo stratega) e consigliere anziano del presidente. I democratici, i gruppi per i diritti civili e vari repubblicani si sono scagliati contro l’ex capo di Breitbart News accusandolo di posizioni neonaziste, suprematiste bianche e antisemite.

Né l’incarico di Priebus, né quello di Bannon necessitano di conferma al Senato, ma altre funzioni governative lo prevedono. E ciò potrà creare difficoltà. Un esempio sono le critiche già piovute su Bolton: il senatore repubblicano Rand Paul lo ha accusato di aver sostenuto la guerra in Iraq, dopo che Trump in campagna ha ripetutamente attaccato la sfidante democratica Hillary Clinton per lo stesso motivo.

Intanto, Paul Ryan è stato confermato dai suoi compagni di partito come presidente della Camera, per proseguire il suo incarico quando il nuovo Congresso si insedierà a gennaio. La sua nomina non era del tutto scontata, dopo che nel corso della campagna elettorale aveva ritirato il sostegno a Trump. L’appoggio oggi è stato unanime e necessiterà di approvazione formale a gennaio, ma vista la larga maggioranza repubblicana è improbabile che la nomina sia bocciata. Proprio oggi il deputato del Wisconsin aveva dichiarato: “Benvenuti all’alba di un nuovo governo repubblicano unificato”, promettendo che la leadership del Congresso lavorerà “mano nella mano” con Trump. (La Presse)

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