Siria, lo scontro è Russia-Occidente. Concreto il rischio di una nuova “guerra fredda”

Mosca proseguirà i raid anche con il “cessate il fuoco” della Conferenza di Monaco e accusa la Nato. Stoltenberg replica: “Non vogliamo nessuna nuova guerra”. L’Ue minimizza (o sottovaluta?) la …

Mosca proseguirà i raid anche con il “cessate il fuoco” della Conferenza di Monaco e accusa la Nato. Stoltenberg replica: “Non vogliamo nessuna nuova guerra”. L’Ue minimizza (o sottovaluta?) la polemica.

La Siria rischia di diventare un terreno di “guerra” molto più drammatico di quello che è già oggi. Perché sulla risoluzione del conflitto tra il regime, i ribelli e il terrorismo internazionale si giocano altre partite diplomatiche e geopolitica di portata enorme.

Primo tra tutti quello tra Occidente e Russia, tanto il premier di Mosca, Dmitri Medvedev, era arrivato a ipotizzare l’inizio di una “nuova guerra fredda”, che lo ha costretto poi in queste ore a rettificare le proprie affermazioni, smussandone gli angoli, ma senza modificarne radicalmente la sostanza. “Io non ho mai detto che sia iniziata la guerra fredda, ma ho detto che le decisioni della Nato contribuiscono all’inizio di una nuova guerra fredda”, ha detto al “Time”.

Il tutto è iniziato con la richiesta di “cessate il fuoco” da parte di Obama e dei principali attori della scena internazionale dell’Occidente. Richiesta che ha fatto storcere il naso ai russi, ormai diventati – per bocca di tutti i maggiori leader, ad ovvia eccezione di quello turco Erdogan – un player insostituibile per fermare l’escalation di sangue e orrore in Siria. Mosca infatti sembra non essere interessata ad accogliere l’appello, tanto che il ministro degli Esteri, secondo quanto riportato dall’agenzia internazionale Interfax, ha detto chiaro e tondo che la Russia proseguirà i raid aerei contro i terroristi anche nella provincia di Aleppo, nonostante l’accordo di cessare il fuoco in Siria.

In Europa non sembrano aver capito ancora bene la portata di questo scontro diplomatico, o almeno mascherano bene. Perché Lady Pesc, ovvero il responsabile della politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha spiegato di non vedere alcun segno di una guerra fredda in corso tra la Russia e l’Occidente. “Non ho visto un clima di guerra fredda in questi ultimi giorni”, ha sottolineato l’Alto rappresentante al suo arrivo a Bruxelles, prima di prendere parte al Consiglio degli Affari esteri.

E anche alla Nato la situazione viene minimizzata, quantomeno la palla viene lanciata nel campo russo. “Noi di sicuro non vogliamo nessuna nuova guerra. Ma al momento la Russia neppure è un partner. Ci troviamo in una situazione nuova e difficile, di fronte alla quale dobbiamo prepararci”, ha detto infatti il segretario generale, Jens Stoltenberg alla “Bild”. Mosca non è però un nemico: “Il mondo è troppo complicato per dividerlo in amici e nemici. Senza Russia non possiamo risolvere le grandi crisi”, ha sottolineato.

Si continua a combattere in attesa che le armi si fermino

Intanto, al fronte si continua a combattere. In vista del possibile cessate il fuoco negoziato dalle potenze mondiali a Monaco di Baviera, che dovrebbe entrare in vigore a fine settimana, ad Aleppo continuano, intese, le operazioni militari, che confermano come la guerra civile in Siria si sia da tempo trasformata in un conflitto per procura, con le potenze mondiali che appoggiano le diverse fazioni siriane rivali. “Ma probabilmente mai prima d’ora – segnala il Washington Post – i pericoli o le complicazioni di ciò che equivale ad una mini guerra mondiale sono stati così evidenti come nella battaglia in corso per il controllo di Aleppo”.

Una battaglia da cui dipendono in buona parte l’esito della guerra siriana e, di conseguenza, i futuri equilibri nella regione. Aerei da guerra russi stanno bombardando dall’alto. Milizie irachene e libanesi, assistite da consiglieri iraniani, stanno avanzando sul terreno. Gruppi ribelli siriani, sostenuti da Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, stanno combattendo per guadagnare posizioni. Forze curde alleate sia a Washington che a Mosca stanno cercando di approfittare del caos per estendere il loro controllo su una porzione di territorio più ampia. Lo Stato islamico, infine, è riuscito a conquistare un paio di piccoli villaggi. Questo quadro riassume la molteplicità di interessi che si concentrano sulla città del Nord siriano, decisiva per le sorti del conflitto e per gli equilibri di forza con cui le varie parti si presenteranno ai negoziati politici sotto egida Onu, sospesi in fin dei conti proprio a causa dell’escalation ad Aleppo. E se il presidente Usa Barack Obama e l’omologo russo Vladimir Putin hanno concordato di “intensificare le cooperazione” tra i loro due Paesi per l’attuazione del cessate il fuoco in Siria, è evidente che le divergenze tra Washington e Mosca restano profonde.

Gli americani insistono sulla necessità di porre fine ai raid russi contro l’opposizione moderata a Bashar al Assad – che per Washington ha la legittimità politica di contrastare il regime di Damasco – e sull’afflusso quanto più rapido possibile di aiuti umanitari nelle città assediate; i russi, da parte loro, non desistono dalla loro intenzione di colpire i “gruppi terroristi” e confermano in ogni occasione il loro sostegno al presidente siriano.

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