M5S: per fermare emorragia di voti, tempo di convocare un Congresso. E basta con Casaleggio e Grillo

Il Movimento 5 Stelle lanciato da Grillo sta attraversando una fase di stallo. Rimane un serbatoio voti ancora molto grosso, di protesta anti-sistema, ma la politica ibrida (non …

Il Movimento 5 Stelle lanciato da Grillo sta attraversando una fase di stallo. Rimane un serbatoio voti ancora molto grosso, di protesta anti-sistema, ma la politica ibrida (non destra e non sinistra, sempre contro) e soprattutto l’assenza assoluta di democrazia interna potrebbero essere un problema serio in futuro per il grillismo.

Per questo tra molti parlamentari pentastellati alla Camera e al Senato, tra gli ‘invisibili’ e non famosi (quelli che non compaiono mai in televisione) comincia a serpeggiare l’idea che terrorizza Grillo e il giovane Casaleggio: il M5s farebbe bene a convocare un Congresso nazionale, in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. Esatto, un Congresso, come tutti i partiti che si rispettino e che aspirano a governare.

La diarchia Grillo-Casaleggio (a proposito: che meriti ha costui, se non quello d’essere “figlio di”, come ai tempi della vecchia DC?) e le stupide  ‘parlamentarie’ online per la selezione dei candidati per le prossime elezioni sono un fattore anti-democratico che pesa come un macigno sul Movimento.

I migliori onorevoli e senatori – e ce ne sono di competenti e preparati, non tutti sono ignoranti come Luigi Di Maio, che ha l’unico pregio di presentarsi bene e andare dai sarti giusti frequentati dai romani ricchi – stanno facendo da mesi in segreto autocritica sul meccanismo di selezione e sulla qualita’ del personale politico uscito dalla prima tornata elettorale, che risale ormai a quattro anni fa, al lontano febbraio 2013.

Gli slogan populisti sui cittadini incensurati scelti da altri cittadini attraverso la Rete, cittadini con non piu’ di un mandato elettorale, cittadini che non hanno altra dote se non quella di essere ‘onesti’, ovviamente non sono condizione necessaria e sufficiente per governare, una volta raggiunto il potere con le elezioni. L’esempio del fallimento politico e umano di Virginia Raggi a Roma pare evidente a tutti (infatti della ottima Appendino a Torino non si parla mai).

Altro grave errore della Raggi: come Alemanno, schiera M5S al fianco di 6000 tassisti fascisti. Guerriglia a Roma

Inoltre a molti parlamentari M5S del gruppone degli ‘invisibili’ risulta insopportabile la degenerazione di fatto di questa finta ‘democrazia diretta’, con nomine pilotate dall’alto da parte di una ristretta cricca di stampo nord-coreano che decide per tutti, tramite la manipolazione dei dati raccolti sul web tramite un sistema non trasparente di cui elettori e cittadini non possiedono le chiavi; il meccanismo resta in mano all’eminenza grigia nel movimento Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore del Movimento, Gianroberto.

Per questi motivi, fin quando non sarà convocato un vero Congresso (si’ come quello del PD o di tutti gli altri partiti, che seppur con scissioni, correnti e caos non hanno nulla di anti-democratico) una grossa parte degli elettori che in passato ha votato Cinque Stelle non sono pronti a farlo di nuovo. Per l’assenza di democrazia interna, sono pronti a passare ad altre formazioni politiche, anche nuove.

È un fenomeno recente, carsico, non ancora certificato dagli istituti di sondaggi, quelli che di solito vengono dati in pasto ai media. Ma esiste e riceve conferme continue.

La sorpresa è che si tratta di elettori che non sopportano l’ibrido politico oggi rappresentato dal M5S, tra destra organizzata, salvinismo di pancia e sinistra ex tradizionale, la stanchezza di votare i vecchi partiti degli ultimi 20 anni rimane, vero, ma il voto populista al Cinque Stelle scaturito con la pulsione anti-sistema ormai non serve a garantire per questa fascia di elettorato l’idea di un futuro governo serio e responsabile per il paese. Di nuovo: il fallimento della Raggi a Roma fa perdere decine di migliaia di voti per ogni giorno in cui la sindaca non si dimette dal Campidoglio e non migliora la situazione della Capitale.

La percezione, per ora aneddotica è che senza un Congresso vero e combattuto, i grillini sono destinati a veder disperdere il loro serbatoio voti a vantaggio di altre formazioni. L’inizio della fine?

 

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1 commento

  1.   

    Scusatemi se posso sembrar blasfemo….. ma a me il Casaleggio ricorda molto il  Mac Ronay degli anni 60!!!!! Mettete un po’ di barbetta incolta a Mac Ronay e il Casaleggio ne sembra la reincarnazione, quasi quasi lo segnalo a Striscia la notizia!
    Mago maldestro e pasticcione, diceva solo “hep!” e ti faceva sbellicare dalle risa.
    A me sembra un’accoppiata vincente: uno che parla e parla e straparla, l’altro che non dice nulla ma riesce a fare dei casini incredibili (vedi ad esempio la storia al parlamento europeo); a me sembra un gran bella coppia.
    Voi cosa ne pensate???