Libia, al sicuro gli ostaggi italiani liberati: “Siamo psicologicamente devastati”

Su un foglio di quaderno il messaggio dei due tecnici italiani rapiti nel luglio 2015: “Stiamo bene, ma abbiamo bisogno di tornare urgentemente a casa”. Intervento militare, sondaggio: l’81% è contrario. …

Su un foglio di quaderno il messaggio dei due tecnici italiani rapiti nel luglio 2015: “Stiamo bene, ma abbiamo bisogno di tornare urgentemente a casa”. Intervento militare, sondaggio: l’81% è contrario.

“Io sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia”. Poche righe per un messaggio (foto in basso), scritto su un foglio di quaderno in buono stile stampatello e pubblicato da “Sabratha Media Center”, ed ecco la conferma della liberazione di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, gli altri due dipendenti della ditta di costruzioni Bonatti, rapiti nel luglio del 2015 assieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, uccisi però giovedì 3 marzo a Sabrata nel corso di una sparatoria tra militari e terroristi dell’Isis in fuga, e forse usati come scudi umani.

messaggio calcagno e pollicardo

Nei primissimi minuti dopo che si era diffusa la notizia della liberazione, il figlio di Pollicardo, Gino junior, aveva confermato ai cronisti “è finita, è finita”, mentre stava rientrando in casa. La moglie Ema Orellana in lacrime, poi, avevano poi confermato: “L’ho sentito al telefono”.

Nessuna telefonata, ma conferme ufficiali invece per Gianluca Calcagno, figlio di Filippo, il 65enne tecnico rapito in Libia lo scorso luglio, che si è subito attivato con le autorità dopo aver appreso la notizia della liberazione dai giornalisti accampati davanti alla loro abitazione. “Abbiamo appreso la notizia dagli stessi giornalisti. Poi abbiamo ricevuto conferme attendibili sul fatto che mio padre sia libero. E ora voglio parlare con lui”, queste le prime parole dell’uomo. In casa Calcagno, a Piazza Armerina, in provincia di Enna, c’è parecchio fermento. In trepidazione sono la moglie Carmela Arena e la figlia Cristina.

calcagno e pollicardo 2

In fase di trasferimento in “zone sicure”

I due ostaggi italiani liberati in Libia, a quanto si apprende da fonti di intelligence, sono nelle mani della “polizia” locale e presto saranno trasferiti in una “zona sicura” e presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria. La liberazione è uno sviluppo dei tragici fatti che hanno portato all’uccisione degli altri due sequestrati.

>>> Leggi anche Libia, sparatoria a Sabrata. Farnesina: “Due ostaggi italiani tra le vittime”

Sondaggio Ixè: 81% dei cittadini contrario a interventi militari in Libia

L’81% degli italiani è contrario a un intervento militare in Libia. Lo dicono i numeri di un sondaggio Ixè in esclusiva per il programma di Rai3, “Agorà”. I favorevoli sono solo il 14%, mentre i “non so” il 5%. La rilevazione è stata effettuata con la metodologia Cati-Cami su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 9.368 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Il margine di errore massimo, fa sapere Ixè, è del 3,1%.

Cinquemila uomini pronti a partire in 10 giorni

L’ultima volta che i nostri soldati hanno calcato il suolo della Libia è stato nel 1943: e allora erano nemici, e per di più perdenti. Ora, a 73 anni di distanza, si apprestano a tornarvi: questa volta, però, da liberatori. Perché dopo mesi di tira e molla, la “questione libica” ha subito nelle ultime ore un’improvvisa accelerazione dopo la tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano. E l’Italia si prepara a guidare la missione contro l’Isis.

“Cinquemila uomini dall’Italia” – Secondo l’ambasciatore americano a Roma, John R. Phillips, per stabilizzare l’area “l’Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari. Occorre rendere Tripoli un posto sicuro e far in modo che l’Isis non sia più libero di colpire”. In un’intervista al Corriere della Sera il diplomatico spiega che “la mancanza di un governo stabile ha reso la Libia un posto attraente per i terroristi. Non possiamo forzare un accordo, però si va verso un governo di unità nazionale che, sulla base della risoluzione dell’Onu, potrà domandare al vostro Paese e ad altri di andare a Tripoli per creare isole di stabilità e progredire da queste. La Libia è la maggiore priorità per voi ed è molto importante anche per noi. È importante che prendiate la guida dell’azione internazionale”.

Pronti in 10 giorni – Azione che potrebbe realizzarsi anche in tempi molto brevi: magari una decina di giorni per avviare la prima fase dell’operazione, stabilendo una testa di ponte in terra d’Africa con un primo contingente che prenda il controllo di un aeroporto. I piani d’intervento sono sui tavoli dei nostri generali da mesi; solo la settimana scorsa però, rivela la Repubblica, si è deciso di avviare la “predisposizione” del contingente dopo la riunione del Consiglio supremo di Difesa al Quirinale. A guidare l’operazione sarà il comando mobile della divisione Aqui, che avrà il proprio comando operativo nei bunker sotterranei dell’aeroporto militare “Francesco Baracca” di Centocelle, a Roma, da dove già sono coordinate tutte le missioni estere italiane.

Guida italiana – Al comando italiano farà poi capo tutta la forza internazionale dispiegata in Libia, costituita dalle nostre unità, da quelle francesi e da quelle britanniche. Mentre gli Stati Uniti, specifica ancora l’ambasciatore Phillips, “uno dei sostegni sarà l’intelligence, non abbiamo discusso di nostre truppe”.

Le truppe – In questo quadro generale, la dimensione del contingente italiano e di quello straniero è ancora tutta da definire: se, come sostiene il diplomatico Usa, sarà possibile avere una richiesta ufficiale da parte di un governo di unità nazionale libico, allora l’operazione avrà un obiettivo a lungo termine e dovrà garantire la sicurezza delle infrastrutture collaborando alla formazione di un nuovo esercito unitario libico. Se invece il compito dovesse essere limitato al solo contrasto all’Isis per “espellere” il califfato dalla Libia, potrebbe essere sufficiente un apporto inferiore: probabilmente 3mila uomini in tutto, con un nucleo di 200 uomini delle truppe d’assalto (metà dei quali italiani) ed elicotteri da combattimento. In quest’ottica gli inglesi hanno già schierato a Tunisi (dove potrebbe restare la base avanzata) parte della loro Quarta Brigata, i famosi “Topi del Deserto” che durante la Seconda guerra mondiale diedero filo da torcere agli italiani e ai tedeschi di Rommel. E proprio i tedeschi potrebbero a loro volta inviare una loro brigata.

L’ipotesi “guerra segreta” – Un’altra ipotesi al vaglio degli stati maggiori, rivela La Stampa, è quella di dispiegare non un contingente numeroso ma piccoli drappelli di uomini delle forze speciali, che operino sul terreno alle dirette dipendenze dell’intelligence per guidare e addestrare le milizie libiche, chiamate a dimostrare sul campo il loro desiderio di battere l’Isis e riprendere il controllo del Paese. Nell’area sono già dispiegate le forze speciali americane, britanniche e francesi, mentre quelle italiane sono state autorizzate solo il 10 febbraio, con un decreto firmato dal premier Matteo Renzi, ad essere poste alle dipendenze dei nostri 007. Così uomoini dei reparti d’élite come il Comsubin della marina, il Col Moschin dell’esercito, il Gis dei carabinieri e il 17° stormo dell’aeronautica potrebbero essere utilizzati per combattere l’Isis con le sue stesse armi: non battaglie in grande stile ma una “guerra segreta”, fatta di azioni di guerriglia, dietro le linee nemiche, per aprire la strada ad attacchi più massicci da parte dei libici. (TgCom24)

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4 commenti

  1.   

     
    Il retroscena, il blitz (fallito) per liberare gli ostaggi.
    Pronto il riscatto milionario per i terroristi
     
     
     
     
    voglio dire qualcosa di cattivo contro questo governo 
     
    Se erano della Toscana , avreste pagato qualsiasi cifra 
    Renzi un a personaggio disgustoso è dir poco 
     
    Salvini diceva bene , sei sporco di sangue Renzi 

  2.   

    La mia teoria incomincia a  delinearsi..
    Renzi non doveva autorizzare nessun blitz 
    ( ostaggi seria A ostaggi serie B ) 
     
    Un blitz di forze anti-Isis ha liberato
    E’ stato un blitz operato su richiesta italiana da milizie anti-Isis, quello che stamattina ha portato alla liberazione degli ultimi due ostaggi prigionieri in Libia. Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono stati trovati presso un accampamento che i loro rapitori avrebbero però abbandonato da tempo. Nello scontro a fuoco, ha riferito il capo del Consiglio militare si Sabrata Altaher Algrabli, sono state uccise nove persone, tra le quali due donne kamikaze.

  3.   

    Ci sono troppi punti poco chiari – vediamoli insieme
    1 – Salvini grida : Renzi e Mattarella hanno le mani sporche di sangue
    2 – Durante l’assalto per la liberazione dei due ostaggi qualcosa è andato storto
    3 – Due ostaggi liberi , sui TG di oggi : si sono liberati da soli
    Il punto tre – non ci credo nemmeno se me lo dice Renzi in persona
    La penso cosi : ostaggi di serie A  altri di seri B
    Per due giovani ragazze sono stati pagati 12 milioni di dollari , giornalisti , operatori umanitari ecc.. (si paga)
    Per questi quattro lavoratori ,  non volevano pagare nemmeno un centesimo di dollaro
     
    Visto il risultato del primo intervento finito in tragedia , i nostri 007 hanno preferito pagare un riscatto ( giustamente dice Naka )
    Sono contento per i due ostaggi liberi , ma molto dispiaciuto per i due lavoratori  morti
    FM