La Russia “non tifa Brexit”, ma ci spera: “Un bene se l’Ue apre una nuova fase”

La Russia non fa il tifo per la Brexit, “ma qualunque sia il risultato del referendum del 23 giugno, la cosa buona è che sicuramente porterà a una …

La Russia non fa il tifo per la Brexit, “ma qualunque sia il risultato del referendum del 23 giugno, la cosa buona è che sicuramente porterà a una nuova fase di cambiamento interno dell’Unione europea” auspicata non solo da Mosca, ma anche dai partner internazionali. A parlare, alla vigilia dei colloqui al Forum di San Pietroburgo (Spief) tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e il capo della Commissione europea Jean-Claude Juncker, è il presidente del Consiglio russo per la politica estera e la Difesa, Fedor Lukyanov.

“Ormai in Europa c’è una sorta di paranoia nei confronti della Russia: sia se tace, sia se parla sta tramando qualcosa”, ha denunciato Lukyanov in un colloquio con Agi, prendendosela con una recente analisi del think tank inglese Chatam House, intitolato “Il silenzio della Russia nasconde una preferenza per la Brexit”. “Nessuno sa cosa significhi Brexit e cosa seguirà a questa eventualità – ha fatto notare – non ci sono procedure definite, non sappiamo come influenzerà i mercati. Questa imprevedibilità non serve a nessuno e tanto meno alla Russia, che dipende così tanto dall’Europa”. A suo dire, i possibili scenari politici dopo il referendum del 23 giugno sulla permanenza del Regno Unito nella Ue, sono due: “Il primo è quello simile all’Europa che ha voluto costruire Jean Monnet, federale e unica, mentre il secondo vede un’Europa che torna a prima di Maastricht, cioè Stati più o meno indipendenti”.

Anche analista del Valdai Club – think tank che allo Spief terrà una tavola rotonda proprio sul futuro dei rapporti tra Ue e Russia – Lukyanov ha rassicurato che “entrambi gli scenari vanno bene per Mosca: con un’Europa unita, si capirebbe meglio con chi parlare, mentre nella seconda ipotesi si tratterebbe di condurre la classica diplomazia”. “L’Europa ora non è né l’una, né l’altra – ha fatto notare – e si tratta di un problema non solo per Mosca, ma per tutti i partner internazionali; Cina, Usa, India tutti si lamentano del fatto che in Europa non si sa con chi va presa la decisione finale”.

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