La Coop ribassa i prezzi come vuole, chiude il contratto e la piccola impresa è costretta a fallire

Per anni un’azienda locale fornisce frutta a un supermercato della catena, ma quando si ribella perché il colosso riduce i costi unilateralmente annulla gli accordi e la fa chiudere. …

Per anni un’azienda locale fornisce frutta a un supermercato della catena, ma quando si ribella perché il colosso riduce i costi unilateralmente annulla gli accordi e la fa chiudere. Dall’Antitrust multa di 49mila euro.

“Report” è in vacanza, ma la sua conduttrice Milena Gabanelli no. E così, non potendo farlo in tv, racconta al sito internet del “Corriere della Sera” un’altra storia “storta”, di quelle che l’hanno resa una giornalista di successo. Questa volta, nel mirino mette nientemeno che i supermercati a marchio Coop, vera e propria icona della sinistra di consumo. E in particolare la Coop Adriatica. La vicenda che la Gabanelli racconta è quella di un produttore di pere di Cesena, in Emilia Romagna: Fortunato Peron, che da 20 anni rifornisce di frutti prelibati Coop Italia con la sua Celox. Ebbene, dal quel che emerge dalla sentenza dell’Antitrust, accade che dal 2008 la Celox inizi a ricevere dalla Coop Adriatica una serie di richieste di ribasso dei prezzi. “La presente per proporvi l’applicazione di uno sconto del 10% sulle consegne del 7, 8, 9 novembre. Salvo vostra comunicazione contraria, riterremo accettate le condizioni proposte” recita la prima lettera.

Negli anni successivi, ne seguono altre, con richieste di ribassi dei prezzi del 30% sulle pere abate, del 20 sulle kaiser e così via. Finché Peron nel 2012 si stufa e chiede di “limitare la scontistica, perché la situazione in cui stiamo operando è insostenibile”. La Celox fa il 72% del suo fatturato con la Coop ed è una specialista di prodotto, nel senso che produce solo pere. Insomma, è legata mani e piedi a quella fornitura. Le cose sembrano andare a posto, senonché alla conclusione della campagna 2014-2015 dalla Coop parte la disdetta del contratto e Celox è costretta a cessare l’attività perché i rigidi disciplinari sui quali era costruita, non potevano essere replicati presso società diverse concorrenti di Coop, se non nel lungo periodo.. Gli sconti applicati dal 2008 al 2014, e non previsti, ammontano al oltre 600.000 euro. Celox si rivolge all’Antitrust e contesta a Coop Italia e Centrale Adriatica l’abuso di posizione dominante e la violazione dell’art 62, ovvero il divieto (in vigore dal 2012) di imporre condizioni gravose, extracontrattuali e retroattive.

A fine dicembre l’Autorità garante chiude l’istruttoria: Gli sconti, ingiustificatamente gravosi, non appaiono l’esito di una trattativa, ma risultano imposti da Coop Italia al proprio fornitore, indotto ad accettare nel timore di compromettere il proprio consolidato rapporto con il cliente, con conseguente perdita di tutto il proprio investimento”. La multa aa carico della Coop? Ridicola: 49mila euro, scrive la Gabanelli. Che fa notare come, intanto, un produttore che fatturava 5 milioni di euro l’anno, dava lavoro a decine di persone e operava da ben 25 anni, sia andato gambe all’aria.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Libero

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2 commenti

  1.   

    ma come imparano bene a sinistra  le leggi del capitalismo. 

  2.   

    E’ evidente che il fornitore non era più gradito al direttore acquisti della Coop che magari voleva inserire un altro fornitore più “generoso” non tanto nei prezzi applicati, quanto nelle bustarelle da allungare sottobanco…..