Italia inchiodata: Pil non va oltre +0,2%

Pare evidente che la crescita annua dello 0,9%, il target del Governo per il 2015, non si realizzerà. La propaganda ottimistica da sola non funziona.  Lo ha detto …

Pare evidente che la crescita annua dello 0,9%, il target del Governo per il 2015, non si realizzerà. La propaganda ottimistica da sola non funziona. 

Lo ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, lo ribadiscono oggi i numeri dell’Istat: la crescita dell’Eurozona resta lenta. Quella dell’Italia in particolare. Soprattutto se messa a confronto con Francia e Germania che sembravano attraversare una fase di stanca. L’economia italiana nel terzo trimestre dell’anno è cresciuta dello 0,2% contro il +0,4% del primo trimestre e il +0,3% del secondo. Certo il dato su base annua (+0,9% sullo stesso periodo del 2014) è il migliore dal 2011 e in accelerazione rispetto al trimestre precedente, ma gli addetti ai lavori si aspettavano una crescita più robusta, almeno dello 0,3%, per rafforzare le stime del governo che prevedere per l’intero 2015 una progressione dello 0,9%. A oggi la variazione acquisita (quella che si avrebbe a fine anno in caso di crescita zero negli ultimi tre mesi) è dello 0,6%, mentre l’Istat si attendeva un +0,7%.

Per gli analisti di Unicredit la crescita “è una sorpresa al ribasso”, ma dipende dalla “debolezza delle economie emergenti”. A questo punto, però, “è probabile che la crescita annua dello 0,9%, il target del Governo per il 2015, non si realizzi”, mentre resta “possibile centrare il +0,8%, stimato da Unicredit per quest’anno”. Il rischio forte, però, è quello di non andare oltre lo 0,7%, ma molto dipenderà dal tasso di cambio di cui l’export potrà beneficiare. Anche per Confcommercio si tratta di “una sorpresa negativa” che rischia di compromettere l’obiettivo di crescita dell’1% fissato con ambizione dall’associazione dei commercianti.

Insomma nonostante la buona volontà, l’Italia non riesce a mantenere il passo dei vicini europei che nello stesso periodo hanno registrato una progessione dello 0,3% rispetto al periodo aprile-giugno e dell’1,2% (la Francia) e dell’1,7% (la Germania) su base annua. L’Istat sottolinea che la crescita del Pil italiano nel terzo trimestre è stata aiutata dal mercato interno, mentre ha fatto da ‘zavorra’ l’economia oltre confine. “Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno negativo della componente estera netta” spiega infatti l’Istat.

Nel dettaglio, il terzo trimestre del 2015 ha avuto quattro giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al terzo trimestre del 2014. E aggiunge come la crescita congiunturale sia la sintesi di un aumento del valore aggiunto in tutti i principali comparti (agricoltura, industria e servizi). Guardando ancora all’estero, nello stesso periodo il Pil, fa presente l’Istat, è aumentato in termini congiunturali dello 0,4% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2% negli Usa e del 2,3% nel Regno Unito.

Eurozona. Il Pil del terzo trimestre dell’Eurozona è cresciuto dello 0,3% rispetto al precedente e dell’1,6% rispetto a un anno prima. Nel secondo era cresciuto dello 0,4% e su anno dell’1,5%. Nei 28 il Pil è salito dello 0,4% su trimestre e dell’1,9% su anno, mentre nel secondo trimestre aveva segnato rispettivamente +0,4% e +1,9%.

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2 commenti

  1.   

    sul pil il governo mente SEMPRE. Sono anni (Berlusconi, Monti, Letta e adesso Renzi) che Palazzo Chigi fa grancassa con previsioni di crescita super-ottimistiche, chiunque sia il ministro dell’economia, poi quando arrivano i numeri (ammesso che non siano manipolati……..) la crescita puffffff si sgonfia. Ma intanto Matteuccio (detto il bamba detto bimbominkia) ti fa le manovre e approva la legge di stabilità, sulla base di stime taroccate.

  2.   

    L’economia non migliora perché si vorrebbe che migliorasse, o perché si è stufi della recessione, o perché l’ottimismo è in grado di smuovere gli investimenti e i consumi. Se vengono a mancare gli stimoli a lavorare, ad investire, ad imprendere, l’economia non si muoverà di un millimetro. L’economia è realtà, la politica è filosofia e più la politica va verso sinistra maggiore è la componente filosofica, virtuale, metafisica, ideologica in grado di bloccare l’economia e portare il Paese verso la povertà.