Donald scarica l’Europa

L’avvertimento all’Europa, o meglio agli europei e indirettamente a Ue, Nato e G7, è: se volete la protezione militare degli Stati Uniti, la dovete “pagare”.

di Stefano Stefanini

Si sarà lasciato prendere dalla foga. Parlava alla folla dei fedelissimi. L’attendibilità non è mai stata il suo forte. Ma ha detto sulla Nato quello che pensa della Nato. E se lo pensa il candidato Donald Trump è quello che farà il Presidente Donald Trump, se rieletto. Liquiderà la Nato. Gli europei non si facciano illusioni. Senza il ferreo impegno alla difesa collettiva in caso di aggressione, a maggior ragione senza quello del principale alleato, la Nato come la conosciamo è finita. E senza Alleanza, il legame transatlantico che ha tenuto insieme Nord America ed Europa per tre quarti di secolo diventa un menù alla carta. Cosa farà l’Europa?

Da questa parte dell’Atlantico, il timore del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è palpabile, fatta eccezione per la vasta palude simpatizzante che, a pieno titolo, conta solo un paio di piccoli governi ma spera di allargarsi a partire dalle elezioni europee di giugno. La prevalente reazione europea è stata di cacciare la testa sotto la sabbia, forte di tre argomenti: non è detto che Trump vinca il voto del 5 novembre; la prima presidenza trumpiana, relativamente addomesticata, incoraggia a non dare troppo peso alle esternazioni elettorali; per quanto riguarda la Nato, l’uscita dall’alleanza non può essere decisa dal Presidente ma richiede la ratifica del Senato – quindi la Nato sopravviverebbe a Trump. Il primo è impeccabile: le elezioni presidenziali americane sono una gara a due che si decide al taglio del traguardo. Ma gli altri due sono illusori.

Quello che Trump ha detto nel comizio di sabato in Carolina del Sud – dove martedì si vota alle primarie, ultima spiaggia della rivale Nikki Haley per la “nomination” repubblicana – è quasi sicuramente inesatto. Se, parlando con un “Presidente” di un “grande Paese” alleato, avesse minacciato di “non proteggerlo se in mora con i pagamenti, anzi di incoraggiare la Russia a fare cosa diavolo gli pare (cioè attaccarlo)”, l’aneddoto sarebbe trapelato. L’approccio di Trump, da Presidente, è stato effettivamente transattivo ma concentrato sull’impegno – disatteso dalla maggioranza, fra cui l’Italia – a spendere il 2% del Pil per la difesa. Che non è una quota condominiale della Nato; è una spesa nazionale per le Forze Armate nazionali. Le pressioni di Trump hanno ottenuto qualche apprezzabile risultato; dopo di lui, ancor più quelle esercitate indirettamente da Vladimir Putin invadendo l’Ucraina esattamente due anni fa.

Quello che conta non è quanto Trump abbia detto o non detto. Che l’abbia detto o no, ne è sicuramente convinto. Nel mentire passerebbe il poligrafo: è una delle sue forze. Conta quanto dice ora. In cui ci sono due messaggi, uno alla Russia, l’altro all’Europa. Il primo risponde ai segnali di Vladimir Putin via intervista a Tucker Carlson. L’America (Great Again…) di Trump non si sprecherà per proteggere nessuno: se non gli alleati “che non pagano” tanto meno l’Ucraina. Il patto russo-americano sul cadavere dell’Ucraina è già pronto, se non proprio in ventiquattrore ma nel giro di qualche settimana. Come in tutti i “deal” bisognerà solo definire i dettagli. Post-scriptum per Volodymyr Zelensky: arrangiati. O veditela con gli europei. Noi americani ci tiriamo fuori.

L’avvertimento all’Europa, o meglio agli europei, che Trump, tifoso di Brexit, non ama considerare in blocco, Ue o Nato o G7, è: se volete la protezione degli Usa la dovete “pagare”. Cosa intende per “pagare”? Non il 2 o 3 o 5% del Pil, per di più non necessariamente speso in America, ma accettare le condizioni alle quali sono disposto a garantirvi la difesa. Sul piano bilaterale, naturalmente, altro che Articolo 5 del Trattato di Washington. Altrimenti, do via libera alla Russia. Per un’alleanza difensiva imperniata sulla deterrenza questo basta a vanificarla; non c’è bisogno di abrogazioni formali.

Del resto, contrariamente ai miti sulla Nato guerrafondaia, l’Articolo 5 è un impegno politico non un automatismo militare. Messo in forse è come se non esistesse. L’isolazionismo di Donald Trump tocca corde nell’elettorato Usa, a lungo dimenticate ma profonde. Saranno gli americani a decidere chi sarà il loro prossimo Presidente. Ma siamo noi europei a decidere se prenderci la responsabilità della nostra sicurezza e del sostegno all’Ucraina, con o senza fare affidamento sugli Stati Uniti. I mezzi li abbiamo. Se poi, il futuro Presidente americano non dovesse essere Donald Trump ce ne sarà solo grato e il legame transatlantico sarà ancora più forte.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da La Stampa, che ringraziamo

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