È in arrivo una criptovaluta BRICS?

Per accelerare la de-dollarizzazione e indebolire l’impero SWIFT, i nove paesi del club non occidentale vogliono creare la propria valuta. Cambio di paradigma: i percorsi di Bitcoin e BRICS+, oggi separati, potrebbero incontrarsi al bivio della transizione multipolare.

di Elham Makdoum*

Per accelerare la de-dollarizzazione e indebolire l’impero SWIFT, i BRICS vogliono creare la propria valuta. E alcuni elementi suggeriscono che la valuta potrebbe essere una criptovaluta.

I percorsi di Bitcoin e BRICS+, che oggi sono separati e distinti, potrebbero un giorno incontrarsi al bivio della transizione multipolare. Questo binomio, infatti, ha il potenziale per catalizzare la fine dello scricchiolante momento unipolare accelerando rapidamente un processo altrimenti decennale, la de-dollarizzazione, e alcuni passi in questa direzione si stanno facendo.

Al vertice di Johannesburg, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha detto al pubblico che BRICS+ aspira a creare una valuta comune per sfidare il dollaro statunitense. Il modo in cui una tale supervaluta potrebbe essere sviluppata rimane un argomento di dibattito: alcuni credono che verrà forgiata una valuta digitale ancorata all’oro, altri sottolineano che i BRICS scommetteranno sulla finanza decentralizzata. La risposta sta in quest’ultima, perché la sconfitta della dollarocrazia arriverà da una DeFi a prova di sorveglianza.

Una criptovaluta per i BRICS?

Qualcosa è certo nell’incertezza che circonda il regno BRICS+: i nove paesi non sono estranei al termine criptovaluta, che appare molto spesso nei loro vocabolari e nei loro documenti politici.

Le banche centrali dell’Iran e della Russia hanno recentemente avviato una collaborazione con l’obiettivo di emettere congiuntamente una criptovaluta legata all’oro. Il progetto russo-iraniano vorrebbe creare una stablecoin a prova di sanzioni da utilizzare negli accordi bilaterali. Una tale stablecoin, se mai emessa, potrebbe sostituire tre diverse valute contemporaneamente: il rublo russo, il rial iraniano, il dollaro americano. E potrebbe consentire anche a Mosca e Teheran di aggirare lo SWIFT. Se l’esperimento avesse successo, l’impatto sul macrocontesto, non solo sul mondo BRICS, sarebbe enorme.

Iran e Russia, proprio come molti altri paesi, hanno inizialmente mostrato un atteggiamento diffidente nei confronti delle criptovalute, opponendosi al loro utilizzo come metodo di pagamento, ma il deterioramento dei rapporti con l’Occidente, simboleggiato dalla pioggia di sanzioni nei loro confronti, ha portato ad un cambio di paradigma.

Gli eventi hanno aperto gli occhi a Russia e Iran, facendo loro capire che le criptovalute hanno un grande potenziale, ancora inutilizzato, in termini di resistenza alle sanzioni e multipolarità valutaria. Di conseguenza, nell’agosto 2022 l’Iran ha approvato per la prima volta in assoluto una criptotransazione anti-sanzioni, mentre la Russia sta discutendo sulla legalizzazione delle criptovalute nel commercio estero.

Perché una criptovaluta BRICS sarebbe importante

Ogni membro BRICS è più o meno interessato alla DeFi e alle criptovalute. L’esperimento russo-iraniano potrebbe aprire la strada a un dibattito incentrato sulle criptovalute all’interno dei BRICS, un gruppo molto eterogeneo i cui membri sono legati da un obiettivo potente e comune: rendere le loro economie meno dipendenti dal dollaro americano e dal sistema finanziario internazionale incentrato sullo SWIFT.

Le criptovalute hanno dimostrato in più occasioni di essere del tutto indipendenti da qualsiasi influenza geopolitica, più specificatamente occidentale, e ciò è dovuto al fatto che non sono in alcun modo collegate allo SWIFT, il pilastro della finanza globale, che, dall’inizio degli anni 2000, si è ripetutamente rivelato il braccio armato degli Stati Uniti – dalla guerra al terrorismo alla guerra in Ucraina, durante la quale diverse banche russe sono state disconnesse.

Una moneta comune sostenuta dall’oro sarebbe certamente ambiziosa, ma l’asimmetria relazionale tra i BRICS geograficamente dispersi ed economicamente eterogenei la renderebbe debole, probabilmente destinata a fallire.

I BRICS non hanno bisogno di una valuta comune ordinaria. Hanno bisogno di una criptovaluta: finanziariamente decentralizzata, basata su blockchain, a prova di sanzioni e di utilizzo come un’arma. I BRICS hanno bisogno di una criptovaluta comune, poiché le criptovalute nascondono il segreto della de-dollarizzazione: la decentralizzazione.

Il Bitcoin, non solo l’oro, potrebbe essere l’asset di riserva per una criptovaluta alimentata dai BRICS: non c’è bisogno che sia accumulato o processato, la stabilità, una volta diventato il dollaro delle criptovalute, alla fine verrà.

Il mondo sta lentamente entrando nell’era dello standard Bitcoin. La prima potenza, ovvero il primo blocco geopolitico e/o geoeconomico, che capirà e sfrutterà al massimo le potenzialità delle criptovalute, avrà in mano una delle chiavi per aprire la porta al mondo post-unipolare e post-dollarocratico.

*Elham Makdoum è un analista politico. È specializzata in cripto-intelligenza, metaverso, analisi blockchain e geopolitica delle criptovalute. Le sue pubblicazioni sono apparse su Dissipatio, Opinio Juris – Law and Politics Review, Vision and Global Trends e Parabellum.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato con il titolo “A BRICS(+) cryptocurrency around the corner?” da Vision and Global Trends, che ringraziamo.

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