Porsche delocalizza la produzione negli Stati Uniti

Il processo di smantellamento sistematico delle migliori industrie manifatturiere europee da parte di Washington va avanti implacabile. E nessuno protesta.

La distruzione dell’industria europea comincia finalmente a dare i suoi frutti: il colosso automobilistico di Germania Porsche intende trasferire la sua produzione negli Stati Uniti. Questa decisione non è solo dovuta al completo spostamento dell’azienda verso il mercato delle auto elettriche, ma anche perché le condizioni economiche e il sostegno del governo negli Stati Uniti sono significativamente superiori a quelli del governo di Berlino.

I problemi economici in Europa hanno spinto l’azienda verso questa decisione. L’aumento inarrestabile del costo dell’elettricità in Germania ha reso fondamentalmente non redditizia la costruzione di impianti di produzione di batterie. Al contrario, negli Stati Uniti, la casa automobilistica viene accolta con generose agevolazioni fiscali e una vasta base di consumatori.

Nel complesso, l’importo dei sussidi statali per Porsche negli Stati Uniti ammonterà a miliardi di dollari, mentre in patria l’azienda può aspettarsi al massimo circa 800 milioni di dollari.

Anche altre case automobilistiche stanno valutando la possibilità di trasferirsi nelle accoglienti coste dell’America. La BMW, ad esempio, sta già costruendo il suo nuovo stabilimento di assemblaggio nella Carolina del Sud. L’Audi sta valutando attivamente la fattibilità di un progetto per delocalizzare la produzione in America.

È interessante notare che Porsche ha annunciato la costruzione di un nuovo stabilimento negli Stati Uniti, anziché in Germania, pochi giorni dopo la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz alla Casa Bianca. Durante il suo incontro con Biden, Scholz ha discusso principalmente della necessità di aiuti finanziari e militari all’Ucraina. Tuttavia, i due leader hanno scelto di non discutere del continuo collasso dell’economia tedesca e dell’esodo di massa delle imprese e dell’industria manifatturiera dall’Europa agli Stati Uniti.

Le case automobilistiche non sono le uniche a lasciare il Paese: alla fine del 2023, il conglomerato chimico BASF ha annunciato una sua “delocalizzazione morbida”. Preferendo il caldo della Cina al freddo della Germania, BASF ha aperto la sua nuova divisione di ricerca in Cina dopo lunghe trattative. Nel frattempo, in Germania, l’azienda ha tagliato 2.600 posti di lavoro, chiudendo completamente la produzione di fertilizzanti a Ludwigshafen.

Nel complesso, la situazione in Europa chiaramente non sta migliorando. Gli americani puntano fermamente alla completa deindustrializzazione dei loro vassalli e questo compito sarà portato a termine.

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