Top secret: governo americano teme ribellione finanziata con i Bitcoin

Guerra civile informatica lanciata dalle nuove generazioni per combattere un sistema corrotto che favorisce ingiustizie: esercitazione del Pentagono fa eco alle proteste degli ultimi giorni in Usa.

(WSC) NEW YORK – Sotto Donald Trump la Casa Bianca può essere considerata tra le amministrazioni più sovversive della storia recente e tra le più agguerrite critiche nei confronti dell’operato della banche centrale. Ma non si può considerare tra le più all’avanguardia per quanto riguarda la sperimentazione di nuovi sistemi di pagamento e di crowdfunding. Donald Trump per primo non è un sostenitore del Bitcoin. Vista la riluttanza ad accettare e integrare innovazioni monetarie, si capisce il timore delle autorità Usa di dover fare i conti con un giorno con una ribellione degli adepti crypto finanziata con i Bitcoin.

Secondo i documenti top secret  resti pubblici da The Intercept, nella simulazione di guerra civile del Pentagono i giovani nati tra la metà degli Anni 90 e l’inizio degli Anni 2010 si serviranno tra qualche anno di attacchi informatici per violare i sistemi di rete, rubare denaro e convertirlo in bitcoin. L’esercitazione ricorda da vicino le rivolte di questi giorni per protestare contro la violenza e le ingiustizie razziali negli Stati Uniti.

Guerra civile informatica lanciata dalle nuove generazioni

Nell’esercitazione, intitolata “Joint Land, Air and Sea Strategic Special Program (JLASS)“, il war game è ambientato in un futuro nemmeno troppo lontano, nel 2025. La rivolta, scrive la testata di giornalismo investigativo, è soprannominata “Zbellion” e “riflette quelli che sono fenomeni realistici e influenze plausibili nelle varie aree mondiali” nel prossimo futuro.

Lo scenario, che fa eco da vicino alle proteste scoppiate di recente in tutti gli Stati Uniti dopo l’uccisione di George Floyd a Minneapolis, vede come protagonisti alcuni membri della cosiddetta Generazione Z, i quali si credono “agenti per un cambiamento sociale”.

I ribelli sono convinti che “il sistema sia corrotto” e li sfavorisca. Per questo lanciano una campagna di attacco cybernetico globale con cui esporre le ingiustizie e la corruzione, a supporto delle cause che considerano invece favorire la loro categoria.

Bitcoin, strumento per contrastare controllo delle istituzioni

Per capire il contesto in cui si inquadra questa esercitazione, bisogna ricordare che di recente un senatore Repubblicano ha invocato l’uso delle armi e dell’esercito per bloccare le fazioni più violente delle proteste e le manifestazioni in corso nelle principali città americane.

Con il tempo Wall Street sta imparando ad accettare il fenomeno Bitcoin. L’adozione di massa delle criptovalute è ormai dietro l’angolo. Le principali banche mondiali hanno aperto le porte alle crypto dopo che i prezzi sono schizzati al rialzo nel 2017.  Il Bitcoin e i suoi simili rimangono uno strumento utile per contrastare il controllo delle banche, delle istituzioni e del governo. Le criptovalute permettono di effettuare transazioni peer-to-peer, saltando direttamente i mediatori, e garantendo un costo inferiore e una maggiore rapidità delle operazioni.

Ma il governo americano non ha sposato questa rivoluzione. Trump non è il solo a disdegnare le criptovalute. Anche il Segretario Usa del Tesoro Steven Mnuchin non è un fan. Tanto è vero che ha avvisato che sarebbero state imposto un nuovo protocollo di regolamentazione del Bitcoin e delle altre monete crittografiche basate sul libro mastro condivisibile e immutabile della blockchain.

Il presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari si è spinto ancora più in là, definendo le criptovalute “una discarica di rifiuti gigante”. Il dipartimento di Giustizia americano, da parte sua, ha parlato degli affari con i Bitcoin come di “un crimine”.

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