Letta e Conte, destini incrociati o scudocrociati?

di Nando Pagnoncelli - Le indicazioni dei sondaggi sui leader di Pd e M5S, mentre si cerca disperatamente un'aggregazione di centrosinistra in grado di fronteggiare la destra.

di Nando Pagnoncelli

(WSC) ROMA – La segreteria di Enrico Letta e l’indicazione di Giuseppe Conte come futuro leader del M5s stanno determinando conseguenze diverse nell’elettorato. Letta è alle prese con una vera e propria rigenerazione del Pd andando oltre la tradizionale contrapposizione tra le due culture di provenienza, il famoso “amalgama non riuscito” come fu definito da Massimo D’Alema. Non a caso, le priorità che si è dato riguardano l’identità e la definizione di proposte che caratterizzino l’offerta e il posizionamento del Pd, un partito che negli ultimi due anni nei sondaggi ha oscillato tra il 18% e il 20% e ha faticato a definire un’agenda politica basata su temi marcatamente distintivi e ad attrarre nuovi elettori.

Il M5s appare costantemente in mezzo al guado del “processo di istituzionalizzazione”, oscillando tra lo spirito originario e le responsabilità di governo del Paese. E’ un processo che ha portato ad una vera e propria emorragia di elettori, testimoniata dal voto alle europee del 2019 e dai sondaggi successivi che hanno visto il M5s scendere al 15% negli orientamenti di voto.

Ebbene, Letta ha fatto registrare un consenso personale non di poco conto (34%), collocandosi alle spalle di Giorgia Meloni (37%) e precedendo Salvini (31%), ma il Pd non decolla (è aumentato di un solo punto rispetto al Pd targato Zingaretti). Conte, al contrario, è in flessione nei consensi personali (-7% rispetto a inizio febbraio), pur mantenendosi su livelli elevati (53%), ma il M5S fa registrare un aumento negli orientamenti di voto, attestandosi al 17,9%, presumibilmente per l’aspettativa che l’ex premier possa mediare tra le diverse anime del Movimento e conferirgli un posizionamento più definito.

Insomma, il Pd dopo 7 segretari in poco più di 13 anni di vita deve fare i conti con lo scetticismo degli elettori potenziali e di quelli che lo hanno abbandonato, mentre Conte deve fronteggiare il progressivo calo di popolarità tipico di chi da un profilo “istituzionale” e super partes (che garantisce un consenso ampio e trasversale) fa una scelta di campo. Rimanendo nel clima pasquale, per Conte l’immagine del Cireneo appare quella più appropriata.

Fonte: inPiù, che ringraziamo

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