Ttip, Greenpeace svela i negoziati top secret tra Usa e Europa. Un trattato per le lobby

L’obiettivo del Ttip è abbassare, se non addirittura smantellare, in Europa gli standard attuali e futuri di protezione ambientale e di salute, con il solo scopo di fornire alle …

L’obiettivo del Ttip è abbassare, se non addirittura smantellare, in Europa gli standard attuali e futuri di protezione ambientale e di salute, con il solo scopo di fornire alle lobby industriali e commerciali il diritto di accesso, influenzandoli fortementente, ai meccanismi di decisione delle norme Ue sin dalle fasi preliminari. A rivelarlo è un dossier segreto di circa 248 pagine, che Greenpeace sta diffondendo tramite la sezione olandese del proprio sito, dopo averlo fatto vedere in anteprima ad un gruppo ristretto e selezionato di giornalisti e testate europee, tra le quali il Guardian, Le Monde, El Pais, Sueddeutsche Zeitung e per l’Italia ad Askanews ed Eunews.

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L’associazione ambientalista, che definisce il Ttip “una porta aperta alle lobby delle corporation”, punta fortemente il dito contro gli Usa: “E’ un deliberato tentativo di cambiare il processo decisionale democratico dell’Ue”. In quelli che sono stati ribattezzati i Ttip papers, infatti, stando a quanto scrive Askanews, che li ha potuti visionare, “appare evidente che gli americani sono particolarmente aggressivi e determinati nel loro tentativo di costringere l’Ue a rinunciare al principio di precauzione“.

L’agenzia di informazione italiana addirittura si spinge a parlare di “rischio evidente di stravolgimento del gioco democratico”. La base di questi accordi, rimasti a lungo segreti nella loro parte più importante, prevedrebbe infatti la rimozione di regole molto restrittive “come base per la gestione del rischio nell’approccio normativo riguardo alle politiche di protezione dell’ambiente e della salute, e in particolare per la regolamentazione delle sostanze chimiche, dei pesticidi, degli Organismi geneticamente modificati (che vengono citati nei documenti con il termine ‘moderne tecnologie in agricoltura’ e mai con la loro sigla Ogm)”. Dopo Panama Papers e Luxeaks, insomma, sta per esplodere una nuova bomba mediatica.

Ttip leaks

Bruxelles – Dopo gli scandali sugli innumerevoli casi di elusione e frode fiscale emersi con le rivelazioni di Luxleaks e dei Panama papers, questa volta è il negoziato in corso fra Ue e Usa per il Ttip (Partenariato transatlantico sulla liberalizzazione del commercio e la protezione degli investimenti) che è oggetto di una fuga di notizie e documenti segreti, che saranno pubblicati oggi alla 11 su un sito web della sezione olandese di Greenpeace, con l’hashtag #TTIPleaks.

I “Ttip papers”, per un totale di 248 pagine, sono stati dati in visione a un gruppo selezionato di media europei (tra cui il Guardian, Le Monde, El Pais, e Sueddeutsche Zeitung) e ad Askanews ed Eunews in esclusiva per l’Italia, prima della loro pubblicazione. I documenti – che risalgono al marzo scorso e non sono aggiornati, dunque, con i risultati dell’ultimo “round” negoziale di New York, la settimana scorsa – coprono più di due terzi del totale dei testi del Ttip, e svelano per la prima volta, sulla maggior parte dei settori in discussione, la posizione negoziale degli Usa, che finora era stata mantenuta sempre confidenziale (a differenza della posizione europea, in gran parte pubblica).

Leggendoli, secondo Greenpeace, vengono confermate le preoccupazioni principali espresse dalla società civile e dalle Ong ambientaliste sul negoziato transatlantico, che appare soprattutto orientato ad abbassare, quando non a smantellare, gli standard attuali e futuri di protezione dell’ambiente e della salute applicati in Europa, e a dare alle lobby industriali e commerciali il diritto di accedere, influenzandoli pesantemente, ai meccanismi di decisione delle norme Ue fin dalle sue fasi preliminari, con un rischio evidente di stravolgimento del gioco democratico. “Una porta aperta per le lobby delle ‘corporation’” secondo Greenpeace, che accusa gli Stati Uniti di un “deliberato tentativo di cambiare il processo decisionale democratico dell’Ue”.

Inoltre, dai “Ttip papers” appare evidente che gli americani sono particolarmente aggressivi e determinati nel loro tentativo di costringere l’Ue a rinunciare al “principio di precauzione” come base per la gestione del rischio nell’approccio normativo riguardo alle politiche di protezione dell’ambiente e della salute, e in particolare per la regolamentazione delle sostanze chimiche, dei pesticidi, degli Organismi geneticamente modificati (che vengono citati nei documenti con il termine “moderne tecnologie in agricoltura” e mai con la loro sigla Ogm) etc.

“Per gli Usa, se una sostanza sul mercato presenta un rischio, quel rischio va gestito. Per l’Ue, invece, quella sostanza va evitata, e, quando è possibile, sostituita con una sostanza alternativa meno rischiosa”, ha spiegato il direttore dell’Ufficio europeo di Greenpeace, Jorgo Riss, sottolineando che “il principio di precauzione è iscritto nei Trattati Ue, ma sorprendentemente, non viene citato neanche una volta in queste 248 pagine, come se all’Ue non interessasse difenderlo. Così come – ha notato ancora Riss – non viene mai menzionata neanche la clausola delle ‘Eccezioni generali’ che da quasi 70 anni è presente nei trattati commerciali internazionali (art. XX Gatt/Wto), e che consente agli Stati di decidere restrizioni al commercio ‘per proteggere la vita o la salute umana, degli animali e delle piante’, e per ‘la conservazione delle risorse naturali esauribili’”.

E’ nel capitolo sulle misure sanitarie e fitosanitarie (Sps) che emerge particolarmente evidente il tentativo americano di modificare e influenzare pesantemente i processi decisionali democratici dell’Ue nei settori ambientale, della protezione della salute e della politica dei consumatori (in particolare per quanto riguarda i pesticidi e gli Ogm). I negoziatori di Washington hanno proposto due nuovi articoli nel futuro Trattato transatlantico, rispettivamente su “Scienza e rischio” (art.X.5) e sui “Regolamenti per l’approvazione dei prodotti della moderna tecnologia agricola”, ovvero gli Ogm (art. X.12), che non lasciano dubbi sulle intenzioni Usa. Innanzi tutto, si chiede di sottoporre tutto il processo di valutazione del rischio nell’Ue a una consultazione pubblica e soprattutto a una discussione serrata con la controparte americana, a cui verrebbe dato il diritto di riaprire le conclusioni delle autorità competenti (come l’Efsa di Parma per la sicurezza alimentare) e di proporre “possibili alternative volte a conseguire un appropriato livello di protezione”.

In secondo luogo, alle stesse autorità competenti si richiede di giustificare le loro conclusioni precisando in che modo abbiano “tenuto conto delle pertinenti norme, linee guida e raccomandazioni internazionali riguardanti il rischio in questione”, e delle “tecniche di valutazione del rischio sviluppate dalle pertinenti organizzazioni internazionali” (che sono precisate nell’art.X.22 sulle “definizioni”: si tratta del Codex Alimentarious della Fao per quanto riguarda gli alimenti, della Wto per la salute animale e la Convenzione internazionale per la protezione delle piante per i prodotti fitosanitari). Le autorità competenti dovrebbero anche specificare tutte le alternative “meno restrittive del commercio” che sono state segnalate durante la consultazione pubblica e fornire giustificazioni per aver scartato quelle alternative.

Il Codex Alimentarius è fortemente influenzato dalle ‘corporation’ agroalimentari e chimiche come Nestlé e i produttori di pesticidi (Basf, Monsanto, Bayer, Dupont e Dow), e raccomanda standard spesso molto inferiori a quelli adottati dall’Ue. Ad esempio, sui residui di pesticidi ammessi, gli standard del Codex sono meno rigorosi di quelli europei nel 44% dei casi, con il 40% equivalente e solo il 16% più stringente, secondo dati riferiti da Greenpeace.

Gli americani arrivano a pretendere che i governi degli Stati membri dell’Ue giustifichino il loro eventuale voto contro l’approvazione della commercializzazione di prodotti Usa (in particolare gli Ogm), precisando su quali basi e prove scientifiche e quali analisi e dati tecnici si sono basati. Se questa richiesta fosse accettata, ad esempio, i paesi Ue non potrebbero più opporsi alla coltivazione di Ogm sul proprio territorio, adducendo motivi socio-economici come il rifiuto della popolazione o la necessità di evitare contaminazioni delle altre colture.

Infine, Greenpace accusa i negoziatori di entrambe le parti di avere totalmente ignorato la protezione del clima e l’accordo internazionale di Parigi scaturito dalla conferenza Onu “Cop 21″, che ha fissato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto 1,5 gradi centigradi.

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3 commenti

  1.   

    La globalizzazione è stato il cavallo di troia con cui gli USA hanno asservito l’Europa alle esigenze delle proprie multinazionali creando inoltre una crisi finanziaria ed economica di cui si sono servite le grandi banche d’affari americane per comperare a saldo e stralcio quanto rimaneva di interessante in Europa. Ora, che il gioco è stato capito e le conseguenze sono altrettanto chiare, stanno cercando di vincolare l’intera Europa con il trattato TTIP in modo che non ci possano essere passi indietro da parte di singoli Stati o magari dell’intera Europa. Siamo davanti ad una cialtroneria e a manovre palesemente contro i popoli europei i quali stretti tra la concorrenza cinese e quella finanziaria americana non potranno mai risollevarsi e tantomeno essere in grado di decidere il loro destino. L’impero americano ormai manifesta senza timore e con grande arroganza il proprio ruolo di dominatore del pianeta imponendo una sudditanza culturale, economica e finanziaria. Chi non si prostra ai piedi dell’imperatore viene messo alla gogna, isolato economicamente e finaziariamente, accusato dei peggiori crimini e atrocità e alla fine eliminato fisicamente. Saddam, Gheddafi, Assad, l’Iran, oltre ai vari colpi di Stato in giro per il mondo italia compresa, stanno ad indicare quale sia il metodo e quali le conseguenze. La Cina, la grande favorita della globalizzazione, non ci sta a stare agli ordini degli Usa e si sta preparando a quello che sarà lo scontro con gli USA che per ora sarà economico e finanziario, ma successivamente potrebbe anche essere militare. Per ora, e penso per molto tempo a venire, noi europei saremo solo dei popoli colonizzati dagli Usa, asserviti e privi di una qualsiasi politica propria, ma solo fedeli esecutori degli ordini impartiti da oltre oceano.  

  2.   

    Obama senza finzioni parla chiaro: i paesi europei devono seguire le regole stabilite dagli USAhttp://www.controinformazione.info/obama-senza-finzioni-parla-chiaro-i-paesi-europei-devono-seguire-le-regole-stabilite-dagli-usa/

    Per una volta, il presidente Obama ha parlato chiaro ed ha dichiarato quello che è il vero progetto degli USA per l’Europa e per il Mondo:  “Gli USA devono definire le regole e devono prendere le decisioni (….) gli altri paesi devono seguire le regole stabilite dagli USA e dai suoi soci, e non al contrario”.
    Queste affermazioni Obama le ha messe nero su bianco in un articolo scritto di suo pugno per il “The Washington Post”, in cui ha ribadito che gli altri paesi  devono seguire le regole stabilite dagli Stati  Uniti e dai suoi soci.
    In questo contesto Obama ha chiesto al Congresso di approvare  quanto prima sia possibile, l’accordo che si denomina  TTP e che prevede la creazione di una zona di libero commercio fra i 12 paesi dell’Asia e del Pacifico perchè siano soltanto gli USA a stabilire le regole dei contratti di interscambio mondiale e siano esclusi (dalle decisioni sulle regole) altri paesi come la Cina o l’Europa , quest’ultima nel caso dell’altro accordo previsto, il TTIP, per l’area di libero commercio Trans Atlantico.
    Rispetto all’utilità di questi accordi Obama segnala che questi rafforzano la sicurezza degli Stati Uniti : “…..Quando si riduce il numero delle persone che soffrono della povertà, quando i nostri soci commerciali prosperano e quando la nostra economia stabilisce vincoli più stretti in zone di maggiore importanza strategica, gli USA diventano più forti e rafforzano la propria sicurezza”.
    Allo stesso  tempo il presidente. ha richiesto al Congresso di prendere una decisione con. più celerità , visto che anche la Cina sta discutendo di regole del commercio con altri paesi dell’area del Pacifico e dell’Asia.
    Obama si preoccupa del fatto che la Cina, principale competitor degli USA, sta stringendo accordi economici con alcuni grandi paesi dell’area asiatica e del Pacifico e questo metterebbe a rischio la supremazia economica degli USA in questa area che vale circa il 40% del commercio mondiale. Il dinamismo della Cina  determina la fretta del Presidente di voler far approvare, prima della fine del suo mandato, sia questo che l’altro accordo economico, quello del TTIP, del commercio transatlantico che riguarda l’Europa, in modo da stabilire l’egemonia USA sul commercio mondiale ed imporre tutte le regole favorevoli alle grandi corporations USA che obbligherebbero gli Stati nazionali ad adeguarsi a tali regole ( quando in contrasto con le proprie) e metterebbero fuori mercato le produzioni nazionali e locali, schiacciate dalla concorrenza delle grandi multinazionali. Senza menzionare i gravi effetti che si avrebbero sull’ambiente e sulla salute per l’introduzione delle regole stabilite negli USA.
    In realtà’ vari analisti mettono in rilievo che Obama subisce le pressioni delle grandi lobby che fanno riferimento alle mega  corporations ed ai cartelli monopolistici che gli hanno richiesto di far approvare rapidamente i due accordi.
    Risulta evidente che Obama si assicurerebbe la “gratitudine’ di queste lobby che gli  garantirebbero poi  lauti compensi per la sua carriera post presidenza, con possibilità’ di avere ricchi sponsor per le sue future attività’ in progetto. Le altre questioni come la salute, la salvaguardia dell’ambiente e delle culture locali non sono tenute in alcuna considerazione quando devono prevalere gli interessi delle concentrazioni economiche  e del grande capitale.
    L.Lago
    Fonti:  RT Actualidad
    Washington Post
     

     

  3.   

    Questo trattato fa schifo da qualunque lato lo si guardi. Che venga discusso in gran segreto è la prima porcata; che anteponga gli interessi delle corporations davanti a quelle degli stati, è un’altra boiata; che nella pletora di trattati (ne funzionasse uno a favore dei cittadini) della UE, se ne debba introdurre un altro, molto controverso, è una iattura.