Russian Connection, Trump vuole graziare tutti. Anche se stesso

Washington Post: il presidente Usa valuterebbe i suoi poteri di amnistia con lo staff legale, ma il portavoce si è dimesso.

Gli avvocati di Donald Trump starebbero valutando scappatoie legali per depotenziare l’inchiesta sulla Russian Connection, o per arrivare a “graziare” di fatto le persone coinvolte nella vicenda che sta mettendo in seria difficoltà l’Amministrazione Usa.

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Una prospettiva “estremamente inquietante”, ha commentato il senatore Mark Warner, l’esponente democratico di più alto profilo che siede nel Comitato intelligence del Senato Usa, che indaga sulla possibile collusione tra l’entourage del leader della Casa Bianca e la Russia. Secondo il Washington Post, che cita fonti anonime informate sul caso, alcuni legali di Trump stanno passando al vaglio le opzioni che potrebbero mettere un freno all’indagine del procuratore speciale Robert Mueller. In particolare, il presidente avrebbe chiesto ai suoi consiglieri di verificare “i suoi poteri di graziare assistenti, membri della sua famiglia e anche se stesso” legati alla Russian Connection.

La linea che gli avvocati pensano possa servire a minare, o quantomeno limitare l’inchiesta, è quella di puntare su possibili conflitti di interesse dello stesso Mueller, in modo da “bloccare il suo lavoro”, sempre secondo le fonti del Wp. Così dal partito democratico si è subito levata la voce di Warner, che oltre a dirsi molto preoccupato dalle indiscrezioni, ribadisce che l’ingerenza russa nelle presidenziali del 2016 “è stato un attacco alla nostra democrazia”.

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Il senatore, in una nota, sottolinea che “sia il Comitato intelligence del Senato, sia il procuratore speciale Mueller stanno indagando per verificare se vi sia stato un qualche coordinamento tra la Russia e persone con un ruolo nella campagna di Trump”.

Queste verifiche, argomenta, sono ancora “allo stadio iniziale” e il fatto che il presidente ipotizzi un’amnistia “è estremamente inquietante”, addirittura “graziare un singolo o più individui che possano essere stati in qualche modo coinvolti significherebbe oltrepassare un limite fondamentale”.

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Poche ore dopo, secondo il Wp, il portavoce del team legale del presidente americano ha lasciato l’incarico. Mark Corallo era il portavoce di Marc Kasowitz, che difende Trump nella Russian Connection e dopo solo due mesi ha deciso di lasciare, secondo le fonti, perché in dissenso con la strategia di screditare il procuratore Mueller, titolare dell’inchiesta e anche perché allarmato dalle manovre del team legale e dalle fazioni in lotta tra loro. Per non parlare dei dubbi sulla veridicità di diverse questioni in ballo.

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