Brexit, guerra sui soldi. Londra: “Non verseremo mai 100 miliardi all’Ue”

Finora si era sempre parlato di un conto intorno ai 60 miliardi di sterline, ma ora – almeno secondo il Financial Times – i Paesi europei stanno premendo …

Finora si era sempre parlato di un conto intorno ai 60 miliardi di sterline, ma ora – almeno secondo il Financial Times – i Paesi europei stanno premendo per alzarlo: Francia e Germania, in primis, con l’obiettivo di fare stanziamenti per il settore agricolo.

Il Regno Unito non potrà evitare di pagare tutto quello per cui si è impegnata fino a che è stato membro dell’Ue: lo ha chiarito il capo negoziatore Ue Michel Barnier presentando il suo mandato negoziale. «Non si tratta di una punizione, o di un conto che il Regno Unito è chiamato a pagare per avere scelto la Brexit – ha precisato – Si tratta di rispettare con senso di responsabilità gli impegni presi, che riguardano migliaia di collettività, imprese, progetti per i quali il denaro è già stato stanziato. Immaginate che problemi creerebbe un’amputazione o interruzione di tali progetti», ha osservato il capo negoziatore.

Il conto che l’Ue presenterà al Regno Unito per la Brexit potrebbe – secondo il Financial Times – arrivare a 100 miliardi di euro. Il ministro per la Brexit, David Davis, ha avvertito in un’ intervista tv che il suo Paese pagherà quello che gli compete, «non certo quello che vuole l’Ue». Il pagamento dei debiti britannici sarà uno dei nodi cruciali del negoziato sui termini per il ritiro del Regno Unito dall’Ue, negoziati che cominceranno non prima delle elezioni britanniche, l’8 giugno.

Finora si era sempre parlato di un conto intorno ai 60 miliardi di sterline, ma ora – almeno secondo il Financial Times- i Paesi europei stanno premendo per alzarlo: Francia e Germania, in primis, con l’obiettivo di fare stanziamenti per il settore agricolo dopo la Brexit e anche per pagare i costi amministrativi comunitari nel 2019 e nel 2020, spiega il quotidiano economico finanziario. Parigi e Varsavia vorrebbero introdurre, dopo la Brexit, contributi sui sussidi agricoli, mentre Berlino non vuole concedere a Londra una partecipazione sugli asset finanziari o immobiliari comunitari.

La reazione di Londra è stata immediata. Intervistato dalla Bbc, Davis ha osservato che le cifre fanno parte degli «alti e bassi» del negoziato; che Londra considera i suoi «diritti e doveri» in modo serio, ma ha aggiunto di non avere visto ancora alcuna cifra realistica. «È nostra intenzione -ha spiegato alla Bbc Radio- arrivare a un accordo, ma dobbiamo mantenere un’opzione alternativa. Ecco perché Theresa May dice che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Stamane ci vediamo chiedere 100 miliardi sui giornali. Siamo passati da 50 miliardi, a 60, fino a 100. Questo dimostra che ha ragione. So che non si sa dove andiamo a finire. La semplice verità è che sarà un negoziato duro».

Davis ha aggiunto che Londra farà tutto «in modo corretto, ci assumeremo le nostre responsabilità. Ma dobbiamo discutere nel dettaglio quelli che sono i diritti e gli obblighi. Rispetteremo i nostri obblighi internazionali, ma accanto a quelli, tra attività e passività, ci saranno anche i nostri diritti, non solo quello che la Commissione vuole».

Fonte: Agenzie

 © EPA

“I media producono numeri ma per quanto ne so non è mai stata menzionata una cifra”. E’ quanto afferma il coordinatore del Parlamento europeo per la Brexit, Guy Verhofstadt, in merito al conto che l’Ue vorrebbe fare pagare alla Gran Bretagna per l’uscita dall’Unione europea.

“Si è parlato di vendetta e di punizione – ha detto Verhofstadt riferendo davanti alla commissione affari costituzionali dell’eurocamera – ma non si tratta per nulla di questo. Non ho mai divorziato ma in un divorzio ci deve essere un’accordo finanziario tra le due parti”.

Verhofstadt sminuisce anche il peso delle schermaglie dialettiche di questi giorni.

“Sono stato coinvolto in molti negoziati difficili – afferma -, l’aumento della pressione che abbiamo visto di recente non mi sorprende”.

In ogni caso, dice, “la situazione non cambierà fino al 9 giugno dopo le elezioni in Gran Bretagna, quando inizieranno i negoziati veri”. (Ansa)

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3 commenti

  1.   

    Immagino o meglio ritengo la Tua chiosa ironica.
    A tanto non serve, infatti, la sistemazione dei conti “Europei” quanto ad un esercizio di forza… come sottolineato da Cesare58.
    Troppi numeri senza alcun valore specifico girano nell’etere… ad esclusivo uso e consumo degli incantatori di serpenti.
    I rapporti con la GB si misureranno in termini di strategie geopolitiche di potentati (l’UE) spesso messi “alle spalle”… contro un muro di “rivendicazioni” (i cosi detti rappresentanti del populismo… eterogeno continentale).
    Sufficientemente ancora “arzilli” grazie alla sola forza dell’inerzia sino ad ora dimostrata “astattamente” dai popoli.
    I popoli, si sa’, sono una voce “oscura” nell’agenda politica del potere precostituito… e non sempre agiscono secondo il necessario condizionamento eterodiretto!
    Poche ed ermetiche parole per chi vuol comprendere la necessità di una qualche forma di riscatto della dignità umana!
     
    Saluti.
     
    Elmoamf
     

    Originariamente inviato da Mulder:


     

    Barnier , il capo negoziatore per la UE ha dicharato: I conti vanno, dunque, sistemati. E l’obiettivo dell’Ue in questa prima fase è trovare un accordo con la Gran Bretagna “per un metodo rigoroso con cui calcolare questi obblighi”. In caso di mancato pagamento da parte del Regno Unito, ha messo in guardia, c’è il rischio di “interrompere i programmi” e ha citato gli impegni presi in comune: il bilancio pluriennale 2014-2020, gli aiuti alla Turchia e all’Ucraina,  ed il Fondo europeo per gli investimenti strategici… A questo servono i soldi dei cittadini Europei, non certo allo sviluppo Europeo…

     

  2.   

     

    Barnier , il capo negoziatore per la UE ha dicharato:
    I conti vanno, dunque, sistemati. E l’obiettivo dell’Ue in questa prima fase è trovare un accordo con la Gran Bretagna “per un metodo rigoroso con cui calcolare questi obblighi”. In caso di mancato pagamento da parte del Regno Unito, ha messo in guardia, c’è il rischio di “interrompere i programmi” e ha citato gli impegni presi in comune: il bilancio pluriennale 2014-2020, gli aiuti alla Turchia e all’Ucraina,  ed il Fondo europeo per gli investimenti strategici…
    A questo servono i soldi dei cittadini Europei, non certo allo sviluppo Europeo…

  3.   

    La trattativa sulla Brexit deve essere un monito terrificante per tutti gli altri Paesi della UE affinchè non arrivino nemmeno a pensare di potersene andare. Questo porterà ad una rottura dei negoziati e ad un isolazionismo nei confronti della GB da cui discenderanno problemi per entrambi i contendenti, ma l’importante è dimostrare che non si può uscire dalla UE se non distrutti finanziariamente.