Tremonti: “Draghi uno stupido. Gestione della crisi grottesca”

Giulio Tremonti, ospite a “Controcorrente” su Rete 4, a governo appena caduto, non usa perifrasi per delineare il comportamento dell’ormai ex premier.

(WSC) ROMA – Giulio Tremonti, ospite a “Controcorrente” su Rete 4, a governo appena caduto, non usa perifrasi per delineare il comportamento dell’ormai ex premier in questa pagina di crisi istituzionale. L’ex ministro dell’economia del governo Berlusconi smonta tutti i passaggi di un SuperMario tutt’altro che super. Il tema principale di tutti i talk show di queste ore è passare al setaccio le mosse di Mario Draghi da lunedì scorso a ieri, giorno del suo ultimo atto a Palazzo Chigi. L’economista offre una visione realistica dei fatti, contrariamenti agli ‘osanna’ della Bonafè, la grillina di ordinanza in studio. “Un governo serio avrebbe dovuto chiedere la fiducia di tutti su alcune cose essenziali: il carrello della spesa, l’energia, i salari”.

Tremonti “smonta” Mario Draghi su tutta la linea

Invece ha scelto di farsi ingabbiare dalle manovre del Pd. Tremonti in questi mesi ha contestato senza mezzi termini la linea economica del governo. E aveva rincarato la dose, già in mattinata, ospite ad Omnibus. «Uno stupido», dice Tremonti citando Carlo Cipolla. Nel senso etimologico del termine. Ossia «provoca danni agli altri senza ottenere benefici per se stesso». Una dura stoccata. Uno schema che l’economista applica al Draghi di mercoledì scorso nel discorso ai senatori. Quella frase: «sono gli italiani», e non i partiti rappresentati in Parlamento, ad avergli chiesto di andare avanti, come ha fatto inorridire Giorgia Meloni (“Draghi si è preso i pieni poteri”), ha disturbato anche un osservatore come Tremonti.

 

Tremonti: “Draghi? Perché è stato uno stupido”

«Oggettivamente», spiega Tremonti a Libero l’impianto del discorso draghiano è stato «strampalato«, «con un tasso di retorica elevato». Sballato il paragone tra il suo governo e quello dell’unità nazionale del Dopoguerra.  Quello appena finito, spiega è stato «un esperimento politico di unità nazionale», creato in Parlamento, «dove il capo del governo è uno non eletto» e sta lì proprio perché «non è stato eletto». Invece il precedente citato da Draghi è «un errore», secondo l’ex ministro dell’Economia, «perché quella non era unità nazionale. C’era il Piano Marshall, ma non era assimilabile come fase storica». Una serie di errori evitabili:  “Se Draghi avesse chiesto cose fattibili in poco tempo avrebbe avuto la fiducia”. Invece no.

“Conduzione grottesca”: cosa non quadra nel discorso dell’ex premier

Come spiega Tremonti l’ex numero uno della Banca centrale europea “ha chiesto la fiducia come se fosse una prospettiva di legislatura”. L’economista rileva  che l’elenco delle cose da fare indicate nel discorso dall’ex premier, “è un elenco infinito che non quadra con i quattro mesi che restavano. Invece ha chiesto tutto, la fiducia di tutti”. Ma “il grottesco” arriva per una altro motivo ancora, secondo Tremonti: “Voleva anche i Cinque Stelle avendoli bucati prendendosi Di Maio. Io ho visto oggettivamente una conduzione oggettivamente grottesca dell’insieme”. Solo poche ore prime, quella volta su La7, Tremonti smontava così l’approccio del presidente del Consiglio uscente alla crisi di governo: “Molto discontinuo e non razionale. Da whatever it takes siamo infine arrivata a whatever mistakes”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Il Secolo d’Italia, che ringraziamo

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