Ue, riforma copyright: libertà limitate o salvaguardia dei diritti?

Diatriba tra chi punta a salvaguardare i diritti d'autore e chi vede la perdita di libertà di circolazione delle informazioni su internet.

Dal 25 al 28 marzo si terrà a Strasburgo la seconda plenaria che riguarderà la riforma sul copyright.

Cosa prevede la nuova riforma UE sul copyright? Il primo nobile obiettivo è la tutela dei diritti d’autore all’interno del mercato unico digitale europeo, ma ciò che suscita dubbi a non pochi è che con questo controllo si limiti la libertà di circolazione delle informazioni su internet.

Di Maio definisce in particolare gli art. 11 e 13 come “legge bavaglio”, in effetti non è l’unico a criticare fortemente proprio questi due articoli.

L’art. 11 prevede la possibilità di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle pubblicazioni da parte degli editori prevedendo eventualmente anche una ulteriore remunerazione per questi ultimi. Le prime righe sarebbero quindi tassate e le piattaforme online come Google e Facebook pagherebbero gli editori per rendere pubblicamente visibili le notizie e ogni qual volta che esse fossero condivise.

L’art. 13 implica l’adozione di controlli da parte di multinazionali sui contenuti caricati dagli utenti come foto, video, dati ecc., questo attraverso un algoritmo. Insomma queste multinazionali (che tra l’altro non sono neanche presenti in Europa, ma fuori) deciderebbero cosa sia pubblicabile o no, cosa i cittadini dovrebbero vedere online e cosa invece non sia opportuno che abbiano a disposizione online.

Il sistema preventivo di controllo sui contenuti online funzionerebbe quindi come il Content ID di Youtube, con la differenza che questo meccanismo di rilevazione automatica è molto costoso, per cui andrebbe a incidere parecchio sulle casse europee.

Ieri la commissione affari giuridici del Parlamento europeo ha dato luce verde all’accordo informale che era stato raggiunto tra i negoziatori del Consiglio e l’Eurocamera sulla riforma. Per cui ora si procede, se ne discuterà ulteriormente in plenaria a marzo. Al momento la presidenza romena della Ue ha fatto sapere che il testo aveva ricevuto un “ampio” sostegno, ma si erano espressi contrari Italia, Olanda, Polonia, Finlandia e Lussemburgo.

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