Nuovo terminal grandi navi da crociera, Venezia gira finalmente pagina?

Come risolvere una scandalosa bruttura pericolosa per l’ambiente e l’architettura, senza nuocere all’economia cittadina. Il luogo prescelto è la Bocca di Lido di Venezia, tra le dighe di …

Come risolvere una scandalosa bruttura pericolosa per l’ambiente e l’architettura, senza nuocere all’economia cittadina.

Il luogo prescelto è la Bocca di Lido di Venezia, tra le dighe di Punta Sabbioni e di San Niccolò, all’ esterno delle paratoie del Mose verso il mare e, quindi, fuori rispetto alla Laguna. Segni particolari: la struttura poggia su cassoni autoaffondanti, è formata da moduli prefabbricati (dunque completamente reversibili), consente l’ ormeggio di cinque grandi navi da crociera.

È il Nuovo Terminal Crociere di Venezia. O meglio, così potrebbe essere. Per adesso è soltanto un progetto, al vaglio della Commissione nazionale di Valutazione ambientale. «Il gigantismo navale è una modalità del nostro tempo, è impensabile rinunciare al turismo crocieristico. Con questa proposta viene salvaguardata la città antica, ma anche la Laguna», spiega Cesare De Piccoli, già vicesindaco di Venezia e viceministro dei Trasporti durante il governo Prodi. È lui il promotore, con Dp Consulting srl e con Duferco Italia Holding spa, del progetto «Venis Cruise 2.0» che ha l’ ambizione di abbattere le controindicazioni collegate al passaggio delle grandi navi.

«Punto di arrivo dei passeggeri resta la Stazione Marittima. I turisti saranno imbarcati su una motonave di nuova generazione che richiama nella sagoma le vecchie motonavi del 1934, ma che è a propulsione elettrica e grazie al doppio scafo non crea moto ondoso. Ognuna potrà caricare 1.000 passeggeri. Abbiamo fatto una simulazione su una giornata picco e abbiamo calcolato che servirebbero sei motonavi per diecimila passeggeri, mentre i bagagli saranno trasferiti sulle motochiatte che, a differenza delle altre, non passeranno nel Canal Grande».

Per le infrastrutture (motonavi escluse) serviranno 148 milioni di euro e ventisei mesi di lavoro. «Una volta che il ministero dell’ Ambiente darà il parere positivo, il progetto passerà a quello delle Infrastrutture, al quale spetta darci l’ autorizzazione d’ intesa con l’ autorità portuale. Dopo, ci sarà un bando europeo. Chi paga? Potrebbe esserci un partenariato pubblico e privato».

L’ Autorità portuale, però, su tutto il «pacchetto» è tranchant. Il presidente Paolo Costa dice: «Un privato ha pieno diritto di promuovere una sua proposta intelligente, ma sta a noi accoglierla e nessuno ci ha presentato niente, dunque il progetto non esiste. Naturalmente non posso far finta di non saperne nulla e, per quel che possiamo valutare, questo Nuovo Terminal ha troppe criticità per poter essere realizzato.

Riguardano tutte la sicurezza, anzitutto della navigazione. Ma ci sono fragilità anche rispetto a una ipotetica minaccia terrorismo: è già difficile controllare il flusso dei bagagli in un unico posto, figuriamoci con questa soluzione, che inoltre ha il difetto di incoraggiare troppo il turismo crocieristico: non si era detto di non aumentare il flusso?».

A Luciano Mazzolin, di Ambiente Venezia e del Comitato No Grandi Navi, il progetto invece piace: «Noi lo abbiamo seguito fin dall’ inizio, la scelta della Bocca di Lido va bene. Ci sembra la soluzione migliore tra quelle presentate finora e inoltre salvaguarda i posti di lavoro dei nostri portuali».

Per Giuseppe Cristanelli, già docente universitario di restauro architettonico che ha seguito il progetto di inserimento paesaggistico, «il risultato è estremamente semplice e sommesso. Si trattava di fare qualcosa che non fosse da archistar e in armonia con l’ ambiente della Laguna».

di Elvira Serra

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Corriere della Sera

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