Morto Bialetti, “l’omino coi baffi”, genio dell’imprenditoria italiana

Aveva 93 anni, inventore della Moka. E’ stato un’icona del made in Italy, un modello negli anni del Dopoguerra per un nuovo tipo di marketing che univa alla …

Aveva 93 anni, inventore della Moka. E’ stato un’icona del made in Italy, un modello negli anni del Dopoguerra per un nuovo tipo di marketing che univa alla qualità del prodotto anche l’immagine dell’imprenditore che c’era dietro. E’ morto nella notte Renato Bialetti, 93 anni, il celebre «omino coi baffi», colui che ha reso famosa in tutto il mondo la moka. Un ottimo mix di innovazione, intuito per il marketing e pubblicità: dal logo dell’omino coi baffi, caricatura di se stesso, agli spot che hanno fatto la storia su Carosello. Bialetti viveva ora ad Ascona (nel Canton Ticino), ma la sua vita era stata legata a Omegna – città sulle rive del Lago d’Orta, per decenni capitale del casalingo – dove suo papà nel 1933 aveva inventato la macchina del caffè traendo ispirazione dalle donne che lavavano i panni.

Finita la guerra, nel 1946, era stato lui a prendere in mano le redini dell’azienda e rendere celebre la Moka in tutto il mondo. Aveva aumentato la produzione industriale, ma è soprattutto alla pubblicità che si deve la svolta. Era il 1953 quando attraverso Carosello venne lanciata l’immagine dell’omino coi baffi, un’idea del fumettista Paul Campani, ispirata proprio al viso di Renato Bialetti. Divenne un tormentone anche quello slogan «Eh sì sì sì… sembra facile (fare un buon caffè)!». Alla fine degli Anni Ottanta Renato Bialetti aveva ceduto l’azienda prima alla Faema e poi alla famiglia Ranzoni di Brescia.

L’aneddoto con Aristotele Onassis

La sua vita poi erano uno scrigno di ricordi di aneddoti, come quando Aristotele Onassis si era finto suo cliente. «Mi trovavo in albergo con clienti francesi e allora la caffettiera per loro era quasi una novità – aveva raccontato Renato Bialetti nel 2013, in occasione dell’80° compleanno della Moka -. Erano perplessi e dubbiosi e temevo di non riuscire a concludere la vendita. In quel momento passò fianco a noi Aristotele Onassis: andava in bagno; presi il coraggio a due mani e lo seguii. Dissi: “Sono un giovane imprenditore italiano, mi dia una mano, lei che ha cominciato dal nulla come me. Quando rientra nella hall dica che usa una mia caffettiera; mi serve per fare colpo su questi riottosi clienti. Tornai, convinto e rassegnato che Onassis avrebbe tirato dritto. Invece avvenne il miracolo. Onassis, fingendo di vedermi all’ultimo istante, tornò indietro, mi diede una pacca sulle spalle e disse: Renato, come va? Ma sai che non ho mai bevuto un caffè buono come quella della tua caffettiera? Sì, andò proprio così».

La Moka nei musei d’arte contemporanea

La Moka oltre che un oggetto che si trova nelle case di tutto il mondo è diventata anche un «pezzo d’arte» che si trova nei principali, dal MoMa di New York alla Triennale design museum di Milano.

di Vincenzo Amato

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da La Stampa

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