L’Europa diffida l’Italia: il formaggio si fa senza latte

Aberrazione della burocrazia europea, che tenta di uniformare le norme alimentari nei 28 Paesi dell’Unione. La battaglia dell’Italia contro il formaggio senza latte finisce sul Financial Times con …

Aberrazione della burocrazia europea, che tenta di uniformare le norme alimentari nei 28 Paesi dell’Unione.

La battaglia dell’Italia contro il formaggio senza latte finisce sul Financial Times con un articolo dal titolo “Il giudizio di Bruxelles sui formaggi irrita gli italiani” firmato dal corrispondente da Roma James Politi e da quello di Bruxelles Christian Oliver. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che si tratta della conferma del grande apprezzamento all’estero della produzione casearia Made in Italy. Il prestigioso quotidiano riporta le dichiarazioni delle diverse figure coinvolte a vario titolo nella vicenda, dal venditore di prodotti gastronomici del Testaccio a Roma ai rappresentanti del Consorzio del formaggio del Pecorino Toscano, dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina al Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo fino alle persone comuni, tutte concordi sull’assurdita’ di permettere l’utilizzo della polvere invece del latte fresco nella produzione di formaggi italiani.

Mercoledì 8 Luglio dalle ore 9,30 in piazza Montecitorio a Roma: MADE IN ITALY: NO AL FORMAGGIO SENZA LATTE. IN PIAZZA ALLEVATORI, CASARI E CONSUMATORI

Gli autori – riferisce la Coldiretti – sottolineano il fatto che il tentativo della burocrazia europea di uniformare le norme alimentari nei 28 Paesi dell’Unione e’ uno dei piu’ difficili considerata l’enorme varieta’ delle tradizioni culinarie. A chiudere l’articolo del Financial Times sono pero’ le dichiarazioni di uno studente “io non andro’ mai a comperare in un supermercato un formaggio fatto con latte in polvere anche se dovesse costare la meta’” Per impedire il via libera in Italia al formaggio ed allo yogurt senza latte, che danneggia ed inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale, la Coldiretti organizza, per mercoledi’ 8 luglio, dalle 09:30, in piazza Montecitorio a Roma, un’iniziativa alla quale parteciperanno allevatori, casari e cittadini, in piazza, a difesa del Made in Italy. Durante l’iniziativa sara’ possibile conoscere direttamente il metodo tradizionale di preparazione del formaggio ed il grande patrimonio di diversita’ dei formaggi italiani e saranno anche svelati i trucchi dei ‘furbetti del formaggino”, che vogliono speculare sulla qualita’ italiana.

L’obiettivo e’ difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974 che, da oltre 40 anni, garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia anche grazie al divieto all’utilizzo della polvere al posto del latte. Il superamento di questa norma – spiega la Coldiretti – provocherebbe l’abbassamento della qualita’, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintivita’ che solo il latte fresco con le sue proprieta’ organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in italy. All’iniziativa partecipera’ il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che insieme ai rappresentanti delle principali associazioni dei consumatori, accogliera’ i cittadini, i parlamentari dei diversi schieramenti ed i rappresentanti delle istituzioni che intendono sostenere la battaglia per il Made in Italy con una apposita sollecitazione al Parlamento per la difesa della qualita’ del sistema lattiero-caseario italiano. (AGI) .

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La Commissione Europea ha inviato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.  In pratica l’Unione Europea vuole imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere. Lo rende noto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare i contenuti della lettera di costituzione in mora appena inviata dal Segretariato generale della Commissione Europea alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea sull’infrazione n.4170. “Siamo di fronte all’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.Dal 11 aprile del 1974 con la legge n. 138, l’Italia ha deciso di vietare l’utilizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale. Questa misura ha lo scopo di tener alta la qualità delle produzioni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori per quanto concerne l’autenticità e la qualità dei prodotti italiani mediante la qualità delle materie prime. Una scelta che ha garantito fino ad ora il primato della produzione lattiero casearia italiana che riscuote un apprezzamento crescente in tutto il mondo dove le esportazioni di formaggi e latticini sono aumentate in quantità del 9,3 per cento nel primo trimestre del 2015.La Commissione Ue con l’avvio della procedura di infrazione ritiene invece che la legge italiana a tutela della qualità della produzioni rappresenti una restrizione alla “libera circolazione delle merci”, essendo la polvere di latte e il latte concentrato prodotti utilizzati in tutta Europa. In altre parole impone un adeguamento al ribasso con una diffida che, se accolta, comporterà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che metterà a repentaglio la “reputazione” del Made in Italy, ma anche una maggior importazione di polvere di latte e latte concentrato che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti italiani.

Si tratta in realtà solo dell’ultima trovata delle burocrazie dell’Unione Europea da dove sono sono arrivate incomprensibili decisioni sulla tavola che allontanano cittadini e imprese dall’Europa, dal vino senza uva al cioccolato senza cacao fino alla carne annacquata, ma sul mercato c’è anche il vino zuccherato e quello in polvere mentre circa la metà della spesa è anonima.

“Nell’Unione che si disinteressa e temporeggia sull’emergenza immigrati si consentono invece trucchi e inganni nel momento di fare la spesa con l’appiattimento verso il basso della qualità alimentare, anche a danno di Paesi come l’Italia che possono contare su primati qualitativi e di sicurezza alimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare “le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni”. Si spiega cosi – sottolinea la Coldiretti – la richiesta dell’Unione Europea di utilizzare la polvere di latte al posto del latte, nei formaggi, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua.

L’Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne la possibilità di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5 per cento, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella) tale indicazione può essere addirittura elusa e potrebbero essere esclusi dagli obblighi di indicazione della quantità d’acqua, mentre in tutta Europa circolano liberamente imitazioni low cost del Parmigiano reggiano e del Grana Padano, cosiddetti “similgrana”, realizzate fuori dall’Italia senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine. Una mozzarella su quattro in vendita in Italia – precisa la Coldiretti – è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea.

Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” previste dalla normativa comunitaria per far conoscere la provenienza delle olive ai consumatori. Storica l’imposizione all’Italia dell’Unione di aprire i propri mercati anche al cioccolato ottenuto con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao.

Quasi la metà della spesa è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per il miele, ma non per il latte. Il risultato è che gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle.

 

 

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