Inflazione in leggero rialzo, ma +0,3% indica uno scenario ancora recessionario

Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -60% per cento dei pomodori al -30 % per il grano duro fino al -21% per le arance rispetto all’anno scorso. …

Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -60% per cento dei pomodori al -30 % per il grano duro fino al -21% per le arance rispetto all’anno scorso. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti.

A gennaio 2016, l’indice Nic, al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,2% rispetto a dicembre e aumenta dello 0,3% nei confronti di gennaio 2015 (era +0,1% a dicembre). Lo rileva l’Istat confermando la stima preliminare. Il lieve rialzo dell’inflazione, sottolinea l’Istat, è principalmente imputabile al ridimensionamento della flessione dei Beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all’inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -1,7% di dicembre); questa dinamica è attenuata dal rallentamento della crescita degli Alimentari non lavorati (+0,6%; era +2,3% il mese precedente). Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’inflazione di fondo sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Il ribasso mensile dell’indice generale è essenzialmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici (-2,4%). L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%.

Prezzi dei beni alimentari in frenata

Il rincaro del cosiddetto carrello della spesa a gennaio frena: l’aumento su base annua dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona si ferma a 0,3% da 0,9% di dicembre. Lo rende noto l’Istat, registrando un calo dello 0,2% congiunturale. Si annulla così la forbice tra l’inflazione rilevata per il carrello della spesa, di solito più “salato”, e quella generale.

Coldiretti denuncia: crollano i prezzi di pomodori e arance 

Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -60% per cento dei pomodori al -30 % per il grano duro fino al -21% per le arance rispetto all’anno scorso. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati Istat sull’inflazione, sulla base dei dati Ismea a febbraio 2016. In controtendenza all’andamento dei prezzi alimentari che fanno registrare una crescita dello 0,6% nei freschi e dello 0,3% nei trasformati, nelle campagne la discesa delle quotazioni al di sotto dei costi di produzione – sottolinea la Coldiretti – sta mettendo a rischio il futuro della Fattoria Italia. L’effetto congiunto dell’andamento climatico anomalo e le speculazioni e distorsioni lungo la filiera – denuncia la Coldiretti – hanno allargato la forbice dei prezzi dal campo alla tavola.

Consumatori: finalmente il carrello della spesa si “raffredda”

Secondo i dati definitivi resi noti dall’Istat, a gennaio l’inflazione si attesta a +0,3% su base annua e a -0,2% su base mensile. “Finalmente si raffredda il carrello della spesa che passa da +0,9% di dicembre a +0,3%, un terzo rispetto al dato tendenziale precedente. Un aiuto per la massaia che va a fare la spesa al supermercato” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori, il rallentamento della crescita dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, consente di risparmiare, rispetto al mese precedente, in termini di minor del costo della vita, per una tradizionale famiglia, una coppia con 2 figli, 47 euro su base annua. Per la sola spesa di tutti i giorni, una coppia con 1 figlio spenderà, invece, 43 euro in meno, un pensionato con più di 65 anni sborserà 23 euro in meno, -25 euro un single con meno di 35 anni, -34 euro una coppia senza figli con meno di 35 anni.

Analizzando i dati dell’inflazione per città, quella più cara è Bolzano, dove un’inflazione dello 0,6% si traduce, per una famiglia di 3 persone, in un aumento del costo della vita pari a 275 euro su base annua. Ad Aosta, seconda città più cara, l’inflazione dello 0,6% si traduce in un aggravio di spesa di 222 euro e a Venezia, in terza posizione, l’incremento dei prezzi dello 0,6% determina una spesa aggiuntiva di 218 euro, sempre per una famiglia di 3 persone. Sole 3 capoluoghi di regione continuano ad essere in deflazione. La palma del risparmio spetta a Bari, dove l’abbassamento dei prezzi dello 0,3% consente ad una famiglia di 3 persone di risparmiare 81 euro su base annua in termini di riduzione del costo della vita. Al secondo posto Trieste, con una minor spesa di 68 euro, seguita da Potenza, dove una famiglia di 3 persone risparmierà 49 euro.

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