Il MEF di Padoan smentisce maxi-manovra da 30 miliardi. Invece, sono ipotesi con reale fondamento

Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) prende le distanze dai rumors che stanno circolando in questi giorni in merito ad una futura manovra, che viaggia già verso un …

Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) prende le distanze dai rumors che stanno circolando in questi giorni in merito ad una futura manovra, che viaggia già verso un impatto di 30 miliardi, 10 in più rispetto alle prime voci circolate.

“Si tratta di ipotesi e cifre prive di fondamento”, ha precisato il dicastero di via XX settembre a Roma, aggiungendo che “è assolutamente prematuro ora fare congetture. I provvedimenti dipenderanno dai nuovi obiettivi di finanza pubblica contenuti nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF), che sarà presentata entro il 27 settembre, e dalle decisioni politiche che il governo assumerà successivamente”.

Nel frattempo il viceministro all’Economia, Enrico Morando, in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che per poter fare una manovra espansiva senza violare i vincoli europei, si dovrà alzare l’obiettivo del deficit 2017 oltre il 2% del PIL, rispetto all’attuale 1,8% (fonte: Teleborsa)

La manovra viaggia già verso un impatto di 30 miliardi, 10 in più rispetto alle prime voci circolate in questi giorni. E potrebbe anche superare questa cifra se in autunno, rifatti i calcoli nella nota di aggiornamento, si registrasse un peggioramento sostanziale del livello di deficit atteso. La parola d’ordine è quindi “trattativa” con Bruxelles per ottenere margini di flessibilità in più e confezionare una manovra fortemente improntata alla crescita. “Non dobbiamo attivare altre clausole – spiega una fonte di governo – ma fare una trattativa all’interno delle regole europee che ci sono e arrivare ad una manovra robusta ed incisiva che eviti l’aumento dell’Iva, intervenga su pensioni e produttività”.

E proprio in quest’ottica si muove il patto annunciato dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio: “è un patto che è stato fatto con il presidente Renzi, il ministro Padoan e la Ragioneria dello Stato per dire che ogni volta che c’e’ un investimento concreto e che può essere realizzato, non saranno i limiti di cassa a determinare il blocco di questo investimento”. “E’ una cosa molto importante – dice -, negli anni scorsi gli investimenti non venivano realizzati e pagati perche’ c’era un blocco nelle autorizzazioni. Ora questa liberta’ ce l’abbiamo, adesso pensiamo a farli”. E pur se ancora non è noto di che cifra si stia parlando è chiaro che ‘cantierare’ opere pubbliche è già di per se una forte spinta alla crescita.

E l’obiettivo è inoltre “continuare ad attrarre investimenti privati” oltre ai fondi per 20 miliardi sbloccati dall’ultima riunione del Cipe (40 in tutto considerando i fondi per il Mezzogiorno). Altra parte della manovra al centro del dibattito anche nel governo è quella che riguarda le pensioni. Fonti di governo confermano che “sarà un intervento in due tempi: una parte subito e una nel medio periodo”.

E per partire si ipotizza l’intervento sull’anticipo della pensione e i ricongiungimenti. Ma i sindacati sono contrari all’intervento di banche e assicurazioni per l’Ape. Come farete? “E’ un falso problema – spiega la fonte – il rapporto con le banche lo avrebbe l’Inps nel caso avesse bisogno di liquidità. Non il lavoratore che continuerebbe ad avere rapporti solo con l’Inps”. E tra le ipotesi sul tavolo c’è sempre quella dell’aumento delle quattordicesime per le pensioni più basse.

Ma il tema pensioni inizia anche a scaldare gli animi all’interno dello stesso esecutivo. Il viceministro all’Economia, Enrico Zanetti mette in guardia Renzi: se perde il referendum dovrà andarsene. E spiega che le pensioni non sono la priorità dell’esecutivo: “prima di tutto vengono le norme per aiutare il Paese a crescere, e quindi bisogna evitare l’aumento dell’Iva e ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Poi bisogna implementare misure di protezione sociale per chi non ha né lavoro né pensione.

E, dopo anni di blocco, bisogna rinnovare i contratti del pubblico impiego. Mi spiace, ma soltanto poi si può pensare a misure redistributive per rendere più generoso il sistema previdenziale”. Gli risponde a stretto giro il viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini: “ha ragione Zanetti: servono risorse per le imprese. Ha torto Zanetti quando pensa che pensioni e investimento sulle persone non siano una priorità. E invece aumento delle pensioni minime e sostegno agli studenti meritevoli e in condizione di bisogno devono essere al centro della legge di stabilità”. (Ansa)

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5 commenti

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    RENZI È LO TSIPRAS DI RIGNANO, SBRAITA CON L’UE PER FARE IL DURO
     
    http://www.rischiocalcolato.it/blogosfera/renzi-e-lo-tsipras-di-rignano-sbraita-con-lue-per-fare-il-duro-199337.html
     
    di MATTEO CORSINI
    “Non saranno dei vincoli europei a mandare l’Italia per la terza volta in recessione”. Durante il suo tour per le feste dell’Unità, Matteo Renzi, alla disperata ricerca di consenso per il referendum costituzionale di novembre, deve fare i conti con un quadro di finanza pubblica compromesso da un’economia che ristagna.
    Non che la cosa fosse imprevedibile: come spesso accade, il Documento di Economia e Finanza redatto pochi mesi fa contiene previsioni governative decisamente ottimistiche sull’andamento delle variabili economiche, il modo tale da abbassare, in prospettiva, i rapporti deficit/Pil e debito/Pil. Dopodiché il copione prevede che, quando i dati reali risultano parecchio peggiori di quelli previsti dal governo e i conti non tornano, si inizi a chiedere “flessibilità” alla Commissione europea, ossia l’autorizzazione a fare maggior deficit.
    E così, per il 2017 il governo si era inizialmente impegnato a portare il deficit all’1.1% del Pil, salvo poi chiedere “flessibilità” fino all’1.8% (questo è successo in primavera 2016, mica sei anni fa). Adesso pare che Renzi voglia chiedere almeno un altro mezzo punto di Pil di deficit. Nel frattempo il debito pubblico aumenta in valore assoluto e non diminuirà in rapporto al Pil, nonostante fino a ieri Padoan ripetesse come un disco rotto il contrario, negando una realtà sempre più evidente.
    Ci è perfino toccato sentire che sulla frenata del Pil nel secondo trimestre avrebbe inciso la Brexit. Cosa abbastanza singolare, dato che l’evento non era atteso (l’esito del referendum ha contraddetto le previsioni e i sondaggi) e, soprattutto, che si è verificato a una settimana dalla fine del trimestre. Oltre tutto, considerando l’interscambio con il Regno Unito, il sistema economico italiano dovrebbe essere meno impattato di quello di altri Paesi europei, che pure non hanno subito una frenata come quella italiana.
    Ma Renzi fa la voce grossa: “Fino all’ultimo negozieremo per avere più margine possibile senza entrare in procedura, se poi decidono di aprirla sono loro a correre un grosso rischio.”
    In pratica mi pare che se la voglia giocare più o meno così: adesso chiede “flessibilità”; se non gli viene concessa, deve fare una manovra correttiva senza mance (o con meno mance), quindi il rischio di perdere al referendum aumenta; se perde al referendum e cade il suo governo, il Paese va nel caos, magari con la prospettiva di un governo M5S. Quindi a Merkel e colleghi conviene concedere la “flessibilità” senza fare tante storie.
    Posto che, a mio parere, non è facendo più deficit che si risolvono i problemi, il tono di Renzi mi ricorda un po’ quello del greco Tsipras a inizio 2015. Sappiamo come è andata a finire.

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    … e i cretini di ogni età
     
    Ogni tanto fa bene rivedere i cretini che ci hanno condotto alle porte del terzo mondo.
     
    Ci fa riflettere sui cretini di oggi che, perseverando nelle stesse politiche, finiranno di distruggere il tessuto economico del nostro paese.
     
    http://scenarieconomici.it/e-i-cretini-di-ogni-eta/
     
    In questo video il “serafico pacioccone” ci dice che la Germania, che ha tratto enormi vantaggi dall’attuale configurazione dell’Unione Europea, oggi dovrebbe accettare la modifica di tale configurazione, consentendo l’istituzione di un bilancio comune che redistribuirebbe la sua ricchezza (accumulata grazie alla UE) con gli altri stati dell’unione; il tutto omettendo di dire che la Germania non avrebbe accettato di entrare se non fosse entrata l’Italia, quale suo principale competitor del tempo.
     
    – Ignazio Visco (ministro delle finanze del governo Prodi ai tempi della nostra entrata nell’euro): <<L’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i Paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica, proprio perché era debole>>
     
    Il principale risultato del processo di unificazione europea (mai sottoposto democraticamente ai cittadini) è stato il rafforzamento dell’economia tedesca e il contestuale indebolimento di quella italiana a carico quasi esclusivo dei nostri lavoratori.
     
    Un po’ di numeri dal Fondo Monetario Intarnazionale?
     
    – Al momento dell’ingresso nell’euro, il reddito pro-capite degli italiani era il 96% di quello tedesco, ora il reddito degli italiani è il 76% di quello dei tedeschi
     
    – Prima dell’istituzione del mercato unico europeo l’Italia vantava continui surplus della bilancia commerciale (record del 2,9% del PIL nel 1996) e nello stesso periodo la Germania registrava mediamente deficit del 1%; successivamente alla fissazione del cambio (€uro) il nostro paese ha registrato solo deficit della bilancia commerciale (record nel 2010 -3,5% sul PIL) e la Germania solo surplus (record nel 2012 del +7,5% sul PIL)
     
    Lo dicono anche loro (i tedeschi):
     
    – Theo Waigel, ex ministro del finanze tedesco (10 luglio 2016): <<Se la Germania oggi uscisse dall’Unione Monetaria allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il…………………
    …………ecc…

     

  3.   

    ma vi rendete conto in che mani siamo. ? occasione ulteriore per votare NO

  4.   

     
    Sentite qua: in Grecia le imposizioni fiscali stanno diventando folli, come da noi. Una super patrimoniale in arrivo per i paesi indebitati…
     
    http://scenarieconomici.it/sentite-qua-in-grecia-le-imposizioni-fiscali-stanno-diventando-folli-come-da-noi-una-super-patrimoniale-in-arrivo-per-i-paesi-indebitati/
     
    …ecc…

     

  5.   

     

     
    LO RENZI IL MAGNIFICO, L’ULTIMA VITTIMA DELL’EURO INCAPACE DI FAR CRESCERE IL PAESE
     
    http://scenarieconomici.it/lo-renzi-il-magnifico-lultima-vittima-delleuro-incapace-di-far-crescere-il-paese/
     
        E’ da Gennaio 2014 che ve lo dico, Lo Renzi il Magnifico è una ciarlatano che ha preso il potere grazie al vuoto di idee che caratterizza i politici attuali. Il problema è che non si può pensare di mettere le decisioni politiche davanti all’economia e non si puo’ parlare di economia se non si hanno le competenze (vedi altrimenti la continua proliferazione di GIGGINI all’orizzonte).
     
        Le prove che il sottoscritto, dalle pagine di questo sito, vi raccontava in anticipo quanto sarebbe poi accaduto stanno in articoli come questo:
     
    ………………
    ecc…