Elezioni Usa: Trump candidato alla Casa Bianca meno popolare degli ultimi 32 anni

Tre quarti delle donne, l’80% degli adulti giovani, l’85% degli ispanici, quasi la metà dei repubblicani e 2/3 degli indipendenti hanno un’opinione sfavorevole. Se Donald Trump ottenesse la …

Tre quarti delle donne, l’80% degli adulti giovani, l’85% degli ispanici, quasi la metà dei repubblicani e 2/3 degli indipendenti hanno un’opinione sfavorevole.

Se Donald Trump ottenesse la nomination repubblicana, sarebbe il candidato alle elezioni presidenziali statunitensi meno popolare, da quando, 32 anni fa, sono cominciati i sondaggi relativi a questo campo (prendendo in considerazione solo i candidati dei due maggiori partiti, repubblicano e democratico). Tre quarti delle donne, l’80% degli adulti giovani, l’85% dei latinoamericani, quasi la metà dei repubblicani e i due terzi degli indipendenti non hanno un’opinione positiva di Trump, secondo la rilevazione di Washington Post-Abc News. Nel complesso, il 67% delle persone intervistate ha un’opinione negativa del candidato repubblicano, contro il 51% di opinioni sfavorevoli nei riguardi del suo principale rivale per la nomination, Ted Cruz, e il 52% registrato invece dalla democratica Hillary Clinton.

Ecco come i Repubblicani vogliono liberarsi di Trump

Non c’e’ da stupirsi, se Donald Trump ora fa sapere che non sosterra’ nessun candidato repubblicano alla Casa Bianca che non sia lui stesso, e non solo perche’ la cosa rientra perfettamente nella sua visione del mondo. Il fatto e’ che ora ha la quasi certezza che il Partito Repubblicano si prepara con grande cura a far uscire un altro candidato dalla Convention di Cleveland. Anzi, e’ a buon punto con il lavoro, e se lui non dovesse raggiungere il prima possibile il numero magico di 1.237 delegati, che vogliono dire designazione a botta secca fin dalla prima votazione, le cose si complicherebbero non poco.

Complici lo statuto del partito e la sua dabbenaggine di miliardario che si autoimpresta alla politica senza conoscerne le sottigliezze. “Il gioco consiste nell’essere la seconda scelta di ogni delegato di Trump”, e’ la sintesi di Saul Anuzis, l’ex presidente del Grand Old Party del Michigan (una potenza nel partito, apertamente schierato con Ted Cruz). Il motivo e’ semplice: secondo il regolamento, le primarie servono si’ a designare il numero dei delegati di ciascun candidato alla convention, ma non – si badi bene – a stabilire la loro effettiva fedelta’ indefessa al suo nome. In altre parole, esiste un vincolo di mandato a votare per il proprio candidato, ma solo alla prima votazione. Poi liberi tutti, nel nome del principio che il vincitore prende tutto, ma per prendere tutto deve vincere. Se non ce la fa, si faccia avanti un altro. E’ la democrazia, bellezza.

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