Renzi mette le mani anche sull’Università. Rivolta dei professori

Per come è stata presentata dalla maggioranza dei giornali, sembrerebbe una questione di poco conto, la solita magagna che coinvolge i docenti italiani sempre impegnati a difendere il …

Per come è stata presentata dalla maggioranza dei giornali, sembrerebbe una questione di poco conto, la solita magagna che coinvolge i docenti italiani sempre impegnati a difendere il proprio feudo e i propri interessi di bottega. Invece la faccenda delle «cattedre Natta» non è soltanto una questione tecnica, una bega sindacale a cui dedicare al massimo mezzo secondo d’attenzione.

No, si tratta di una vicenda centrale, che riguarda la cultura italiana e, in certa misura, anche la libertà. Da qualche giorno il governo ha pubblicato il regolamento attuativo dell’articolo 1 della Legge di stabilità 2016, che tratta appunto delle «cattedre Natta». Si tratta di un provvedimento annunciato da Renzi in televisione qualche tempo fa, che prevede la creazione di 25 commissioni incaricate di reclutare 500 «super professori universitari» con stipendi e competenze «straordinari» in deroga all’Abilitazione scientifica nazionale.

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Università  Normale di Pisa

Di questi 500 docenti, 66 saranno promossi dall’interno del mondo accademico, mentre gli altri 464 saranno presi dall’esterno. In pratica, negli atenei italiani sbarcheranno 500 nuovi professori, che saranno scelti scavalcando tutte le graduatorie e facendo a meno dei concorsi.

Da un certo punto di vista, potrebbe sembrare un passo evanti, e in effetti il premier l’ha venduto proprio così. Nell’Italia che cambia verso, anche l’Università va incontro al futuro. Basta con i baroni, con i tempi smisurati, con i raccomandati, gli amici e i parenti che fanno carriera. Via libera, invece, alla qualità, magari attirando qualcuno dei «cervelli in fuga» dal nostro Paese.

La realtà, tuttavia, è un poco diversa. Tanto per cominciare, si vanno a penalizzare tutti i poveri cristi che da anni fanno i salti mortali nelle aule in attesa di un posto. In più, i criteri di scelta dei professori lasciano parecchio perplessi. Le 25 commissioni chiamate a individuare i nuovi docenti, infatti, saranno presiedute da «commissari stranieri» nominati direttamente da Palazzo Chigi.

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Sarà il premier a selezionare i presidenti di commissione, i quali poi sceglieranno gli altri commissari da una lista predisposta dall’Agenzia di valutazione del sistema universitario, i cui membri sono nominati ad personam dal ministro competente (ogni commissione costerà 160.000 euro). In sostanza, il governo ha commissariato l’università, riservandosi il diritto di decidere quali insegnanti dovranno ottenere il posto e quali no. Coadiuvato nel compito da professori stranieri su cui sorgono svariati dubbi. Per esempio: in base a quali criteri saranno nominati i commissari? Saranno scelti per la loro competenza o magari perché sono graditi a qualche grande azienda estera (informatica, farmaceutica, alimentare, del tabacco…) di quelle che piacciono a Renzi?

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Contro le «cattedre Natta» è stata pubblicata una petizione sul sito Change.org, già firmata da migliaia di persone. Inoltre, un folto gruppo di docenti ha presentato un appello al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. In prima linea c’è la politologa dell’Università di Bologna Sofia Ventura, che sulla faccenda delle «cattedre Natta» non le manda a dire. «Si tratta di un percorso parallelo rispetto a quello delle Abilitazioni nazionali», spiega. «Non vedo come potrebbe favorire lo sviluppo dell’Università, che già ha numerosi problemi tra cui quello delle risorse calanti ».

Secondo la Ventura «c’è una volontà di prevaricazione da parte del governo, il quale ha proposto una cosa che non ha pari nella storia repubblicana e nelle altre democrazie. Il fatto che i commissari siano nominati da Palazzo Chigi costituisce una lesione del principio costituzionale che difenda la libertà della ricerca. Mi domando come mai», continua la studiosa, «i media italiani siano stati così timidi su questa vicenda. Qui non si tratta soltanto dell’Università. Qui c’è in gioco la democrazia ».

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Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione

Come spesso è accaduto in questi anni, la riforma viene presentata sotto forma di «attacco alla Casta» e con la scusa di ridurre i privilegi finisce per ridurre gli spazi di libertà. «Questo attacco viene condotto sulla base di argomenti demagogici su una presunta corruzione dell’Università», spiega la Ventura. «Argomenti che sono molto in auge anche grazie alle argomentazioni di Raffaele Cantone. La presidenza del Consiglio fa leva sugli umori, sull’ostilità verso i “baroni” e“l’università corrotta”. Si serve del sentimento giacobino del momento per commissariare il mondo accademico. Vengono chiamati come commissari dei docenti stranieri, come se i professori italiani fossero una banda di malfattori. Tutto ciò è indice di provincialismo e di scarsa conoscenza del mondo universitario».

Gianfranco Viesti

Gianfranco Viesti

A conoscere bene il mondo universitario, invece, sono due studiosi come Mario Ricciardi e Gianfranco Viesti, secondo cui le «cattedre Natta» emanano un pericoloso odore «staliniano ». Ieri, sul sito della storica rivista Il Mulino, i due professori hanno firmato un articolo che smonta il provvedimento pezzo per pezzo e svela alcune bugie del governo. Il ministro Giannini, infatti, ha dichiarato che per finanziare il provvedimento saranno stanziate «risorse aggiuntive».

mario ricciardi

Mario Ricciardi

Ma secondo Ricciardi e Viesti si tratta di una falsità. «I 75 milioni che a regime costerà il provvedimento saranno tratti sempre dal Fondo di Finanziamento Ordinario delle università; che avrebbero potuto reclutare, con le normali procedure, un numero assai maggiore di docenti, anche fra i tanti “cervelli in fuga”», spiegano. Secondo i due studiosi, inoltre, «è assai pericoloso che i “super- professori” possano andarsene a insegnare dove credono: vi è un limite, ma altissimo, alle chiamate iniziali di ogni ateneo (il 30%: il che significa che potrebbero finire tutti in quattro sedi), ma comunque i “super ” sono liberi dopo tre anni di spostarsi dove credono, portando con sé lo stipendio (maggiorato)».

Che conseguenze avrà tutto ciò? Beh, potrebbe succedere che i nuovi professori si concentrino «nelle città più ricche, con maggiore facilità di relazioni internazionali e con migliore qualità della vita. Contribuendo così a una forte accelerazione del processo di segmentazione in serie A e serie B del sistema universitario». Dopo aver imposto il pensiero unico renziano ai media, il premier vuol prendersi pure l’università: dai cervelli in fuga siamo passati al lavaggio dei cervelli.

Fonte: La Verità 

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3 commenti

  1.   

      Basta con i baroni, con i tempi smisurati, con i raccomandati, gli amici e i parenti che fanno carriera
    Renzi è un esperto in materia! Basta leggere, tanto per citare un caso,  come è nato il cda Publiacqua

  2.   

    Chiunque controlli le università controlla i mass media, chiunque controlla imass media controlla il governo, scriveva Israel Shamir. Come dargli torto?

  3.   

    ma è evidente. solo chì non vede è convinto del contrario. però ..ducetto col neo.. lo avevo indicato io… riconoscetemi i diritti di autore. ora, senza nessuna legittimazione…chì lo ha votato? chì lo conosce’ chì lo ha messo lì? si comporta in..cotal guisa… dategli pure la legalità politica e vedrete cosa è capace di fare.  Lui le chiama riforme io le chiamo regime dittatoriale ma ..ducetto cosa c’entra  ‘?  chiamatelo  .baffone.. Lì son le sue origini.à