Cina: con lo sboom, intere città fantasma con milioni di case vuote

Viaggio in dieci “new city” costruite dal governo cinese per fare fronte alla pressione demografica dei contadini inurbati. Ma rimaste desolatamente vuote. Ora con lo stallo dell’economia, edilizia …

Viaggio in dieci “new city” costruite dal governo cinese per fare fronte alla pressione demografica dei contadini inurbati. Ma rimaste desolatamente vuote. Ora con lo stallo dell’economia, edilizia in eccesso.

Il premier Li Keqiang ha chiesto ai governo locali di incentivare la stanzialità dei migranti nelle città di seconda e terza fascia e ha abbassato le caparre per le aperture dei mutui dal 25 al 20 per cento dell’intera somma. Le misure non comprendo le metropoli di Pechino e Shanghai. Ma che significa?

Secondo la China Index Academy, la Repubblica popolare ha ormai 6,2 miliardi di mq di patrimonio immobiliare invenduto. Se i tassi di vendita rimangono stabili ci vorranno almeno 5 anni perché il costruito venga venduto e generi guadagni da reinvestire. L’anno scorso gli investimenti immobiliari sono calati dell’uno per cento toccando il punto più basso dal 1998. Il punto è che il 67 per cento degli immobili in vendita è in città di terza e quarta fascia dove sono in pochi ad abitare. Secondo l’Orient Capital Research si tratterebbe di un valore pari al 17 per cento del Pil. Siamo di fronte a una pericolosa frenata del mastodontico progetto di urbanizzazione cinese.

VIDEO: Le città fantasma in Cina

Per la Cina questo è un passaggio importante. Nel 2011 la popolazione urbana cinese ha superato quella rurale. E l’attuale leadership ha pianificato che il 60 per cento della popolazione vivrà in città entro 2020. Sono almeno altri 150 milioni di persone. Significa più consumatori e meno contadini, più terziario e meno produzione. È l’ambizioso l’obiettivo di una transizione economica sempre più necessaria e difficile: uno sterminato mercato interno che possa guidare i consumi mondiali. E le case per i futuri consumatori le hanno già cominciate a costruire.

Un dato ormai noto, ma che sempre sconvolge: nel biennio 2011-2012 la Cina ha prodotto più cemento di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti in tutto il Ventesimo secolo. Lo sviluppo immobiliare è stata una delle soluzioni preferite dai governi locali per fronteggiare il debito. Per le terre lontane dai centri nevralgici della nazione significa poter muovere denaro e occupazione. Si sono costruiti soprattutto complessi residenziali e di lusso che aumentano notevolmente il valore del lotto di terra originario.

Il risultato sono le innumerevoli «città fantasma», conglomerati urbani di recente costruzione nati in attesa della massa di popolazione che si dovrebbe trasferire in città. Molte di queste realtà non si sono mai riempite, e più passa il tempo e meno probabilità hanno di esserlo. Costruzioni tirate su in fretta e spesso con materiali scadenti che non hanno alcuna possibilità di durare nel tempo. Soprattutto se sfitte.

di Cecilia Attanasio Ghezzi

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da La Stampa

***

Il mistero delle “città fantasma” cinesi

Il governo cinese ha annunciato di voler fondere Pechino con il porto di Tianjin e con la regione dell’Hebei, per creare Jjj, una nuova capitale da 130 milioni di abitanti.

In Cina non è il primo caso di programmazione di una megalopoli: alla fine degli anni Novanta il regime progettò una serie di città che avrebbero dovuto ospitare da 600 mila a 1 milione di abitanti l’una, per assorbire la pressione demografica dei contadini dell’ovest, spinti all’inurbamento.

Queste «new city» sono costate decine di miliardi di dollari e hanno dato lavoro alle aziende edili cinesi, quotate in Borsa. Ma sono vuote. Troupe televisive e giornalisti ne hanno visitate alcune.

Eppure sulle sue “città fantasma” Pechino impedisce che trapeli una verità ufficiale ed è riuscita a trasformare il caso in un impenetrabile mistero. Anche il loro numero è incerto: dieci? 12? Di più? Ecco quel che Panorama ha potuto verificare.

Ordos
È una città nella Mongolia interna: è una metropoli da 1 milione di abitanti per 355 chilometri quadrati di estensione, ma è abitata al 2-3 per cento. È stata costruita dal nulla negli anni tra il 2004 e il 2009 su campi coltivati, e pare sia costata 5 miliardi di dollari. Ne ha parlato Time nel 2009, è stata filmata anche da Al Jazeera. È piena di centinaia di grattacieli, in gran parte lasciati a metà.

Yujiapu
Sorge nella municipalità di Tianjin e secondo un recente reportage dell’emittente americana Nbc doveva essere la piccola “Manhattan cinese” sul fiume Hai e affiancarsi a Shanghai e Hong Kong come centro finanziario. Poi è stata abbandonata. Costruita a partire dal 2008, ricopre un’area di 15 chilometri quadrati, 120 chilometri a sud-est di Pechino. I primi edifici sono stati ultimati nel 2010, e doveva essere terminata nel 2019. Bloomberg in un suo reportage del giugno 2014 ha confermato che è disabitata, con la sua replica esatta del Rockefeller center e delle Twin towers.

Chenggong
È stata costruita dal 2003 sulle sponde del grande lago Dianchi, nel distretto di Kunming, nel sud della Cina. Era stata pensata come un grande centro universitario ed economico, ma è stata abbandonata. Dei 100 mila appartamenti costruiti, 90 mila sono vuoti. I pochi abitanti sono studenti della Yunnan University e guardie della sicurezza.

Nanhui
Dal 2012 ribattezzata Lingang, è una “new city” che sorge 60 chilometri a sud di Shanghai. È in costruzione dal 2003 e dovrebbe essere completata nel 2020. Estesa 266 chilometri quadrati, dovrebbe ospitare oltre 1 milione di abitanti ma in realtà è ancora semivuota.

Erenhot
Costruita nel deserto della Mongolia, doveva avere 600 mila abitanti ma ne ha appena 70 mila. Anche molti cantieri sono abbandonati.

Changsha
Business Insider la indicava tre anni fa come una delle più grandi città fantasma cinesi: dovrebbe avere una popolazione di oltre 1 milione di abitanti, ma non arriva alla metà.

Zhengzhou
Il “new district”, costruito a sud della metropoli, è stato visitato nel 2014 dalla tv australiana Sbs Dateline: è costato circa 19 miliardi di dollari ma è in massima parte disabitato.

Dantu
Nella provincia di Zenjiang, è stata una città fantasma per un decennio, fino al 2010. Doveva essere una new city da 1 milione di abitanti, oggi è abitata per meno della metà.

Xinyang
È una new city costruita nel cuore della Cina, 1.700 chilometri a est di Shanghai: doveva accogliere 1 milione di abitanti. È in gran parte disabitata.

Thianducheng
È una finta Parigi (foto sopra) pochi chilometri a sud di Shanghai: è quasi disabitata. Costruita nel 2009, viene frequentata solo da curiosi o da sposi che ci fanno gli album di nozze. La finta Tour Eiffel per esempio sorge in un grande prato, ed è circondata da grattacieli vuoti.

di Maurizio Tortorella

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Panorama

Tag

Partecipa alla discussione

3 commenti

  1.   

    Un’idea potrebbe essere destinarle ai profughi, tanto shenghen per noi non vale col resto del mondo, vale solo per gli stati aderenti Ue e nemmeno tutti. Quindi a quando melagopoli di profughi che “fuggono da fame e guerra”? Sono di regola già equipaggiati di bicicletta (mezzo cinese per antonomasia) in quanto arrivano da noi già pedalando su bici di tutti i tipi età e modelli.

  2.   

    buona serata a tutti! Le foto in questa pagina fanno impressione. Si sapeva del fatto che in Cina il governo aveva sovrastimato il flusso migratorio dalle campagne alle citta’, visto che si tratta di un paese di 1,5 (alcuni dicono 1,8) miliardi di abitanti, sbagliarsi nella pianificazione di qualche centinaia di milioni in meno… magari ci sta pure. Certo vedere la foto di una finta Parigi con tanto di replica della Torre Eiffel, palazzi eleganti in stile europeo, completamente vuota, da’ veramente i brividi. Noi in Occidente dipendiamo totalmente dalla Cina, che non solo rallenta in termini di stop al settore immobiliare (milioni di case invendute o non occupate) ma sul fronte manifattura produce meno, anche per il resto del mondo, e proprio per questo ha bisogno di meno petrolio. Il calo del petrolio a 30 dollari al barile dai massimi di 140 e passa, e’ il miglior indicatore della crisi globale che secondo me ancora non ha dispiegato tutta la sua forza. Anche i cinesi adesso stimoleranno l’economia con la solita droga monetaria, ma non basta, NON FUNZIONA. L’altro giorno era circolato il rumor che la Russia tagliasse la produzione del greggio e immediatamente il prezzo del petrolio e’ rimbalzato +8%, ma era solo un rumor, quindi nuovo ribasso. Intanto Russia in recessione, Brasile in recessione, Venezuela sull’orlo del default (sempre petrolio). Sapendo in anticipo che alcuni qui la butteranno sul solito populismo… vorrei cercar di far capire che il problema oggettivo e’ GLOBALE, si tratta di forze in campo di dimensione colossale, la Cina e’ un PAESE COMUNISTA e non valgono allora le critiche che voi cari friendsenemy sparate sempre contro gli Stati Uniti? Mi piacerebbe elevare il dibattito rispetto ai post in stile Twitter che vanno per la maggiore (ovviamente dipende dal tempo che uno ci dedica).
    buona serata a tutti       

    1.   

      A me pareva che l’abbassamento del prezzo petrolio fosse una mossa, ritenuta astuta dai più, per danneggiare l’isis e magari pure mosca. I paesi opec quando vogliono fanno cartello: abbassano, alzano e mediano sia prezzi che produzione.
      Anche perchè se ben ricordo la fakenews del 1970-71 era che il petrolio stava per finire, tempo 25-30 anni e sarebbe terminato. Mentre proprio in quegli anni lo scoprivano i montanari norvegesi, anzi venivano avvisati dagli Usa di star seduti su barili e barili di ottimo greggio.
      Le bugie hanno le gambe corte, purtroppo la nostra memoria è quasi sempre ancor più corta.
       
      Originariamente inviato da Tshirt: buona serata a tutti! Le foto in questa pagina fanno impressione. Si sapeva del fatto che in Cina il governo aveva sovrastimato il flusso migratorio dalle campagne alle citta’, visto che si tratta di un paese di 1,5 (alcuni dicono 1,8) miliardi di abitanti, sbagliarsi nella pianificazione di qualche centinaia di milioni in meno… magari ci sta pure. Certo vedere la foto di una finta Parigi con tanto di replica della Torre Eiffel, palazzi eleganti in stile europeo, completamente vuota, da’ veramente i brividi. Noi in Occidente dipendiamo totalmente dalla Cina, che non solo rallenta in termini di stop al settore immobiliare (milioni di case invendute o non occupate) ma sul fronte manifattura produce meno, anche per il resto del mondo, e proprio per questo ha bisogno di meno petrolio. Il calo del petrolio a 30 dollari al barile dai massimi di 140 e passa, e’ il miglior indicatore della crisi globale che secondo me ancora non ha dispiegato tutta la sua forza. Anche i cinesi adesso stimoleranno l’economia con la solita droga monetaria, ma non basta, NON FUNZIONA. L’altro giorno era circolato il rumor che la Russia tagliasse la produzione del greggio e immediatamente il prezzo del petrolio e’ rimbalzato +8%, ma era solo un rumor, quindi nuovo ribasso. Intanto Russia in recessione, Brasile in recessione, Venezuela sull’orlo del default (sempre petrolio). Sapendo in anticipo che alcuni qui la butteranno sul solito populismo… vorrei cercar di far capire che il problema oggettivo e’ GLOBALE, si tratta di forze in campo di dimensione colossale, la Cina e’ un PAESE COMUNISTA e non valgono allora le critiche che voi cari friendsenemy sparate sempre contro gli Stati Uniti? Mi piacerebbe elevare il dibattito rispetto ai post in stile Twitter che vanno per la maggiore (ovviamente dipende dal tempo che uno ci dedica). buona serata a tutti