Cdp, al via il tandem Costamagna-Gallia

Tutto pronto per il nuovo corso di Cassa Depositi e Prestiti. Salvo sorprese dell’ultima ora, la doppia assemblea (straordinaria e ordinaria), che decreterà il cambio della guardia ai …

Tutto pronto per il nuovo corso di Cassa Depositi e Prestiti. Salvo sorprese dell’ultima ora, la doppia assemblea (straordinaria e ordinaria), che decreterà il cambio della guardia ai vertici della Cassa – dove Claudio Costamagna e Fabio Gallia prenderanno il posto, rispettivamente, del presidente Franco Bassanini e dell’ad Giovanni Gorno Tempini -, dovrebbe andare in scena già stamane, in prima convocazione. Il condizionale, però, è d’obbligo perché, ancora ieri sera, stando a qualche rumors, non si escludeva la possibilità di uno slittamento in zona Cesarini al 14 luglio (seconda convocazione) per affinare meglio alcune tecnicalità collegate al riassetto.

Il confronto tra il Mef – il ministro Pier Carlo Padoan dovrebbe fare anche un’informativa al Cdm stamane – e le fondazioni è stato serratissimo in questi giorni. I soci di minoranza della spa di Via Goito, presi in contropiede dalla volontà dell’esecutivo di cambiare anzitempo il tandem alla guida di Cdp(che sarebbe scaduto con l’approvazione del bilancio 2015), hanno chiesto precise rassicurazioni sulla mission di Cassa, preoccupate dallo stillicidio di voci che hanno accompagnato l’annunciato cambio della guardia e decise a bloccare qualsiasi apertura di Cdp verso operazioni rischiose. Gli enti avrebbero quindi ottenuto una cedola non inferiore ai 159 milioni del 2014 almeno per altri due anni, affiancata da maggioranze qualificate a blindatura del rendimento, con la possibilità di una way out, al termine del periodo, per chi non fosse più interessato a sposare la nuova linea della Cassa. Che, però, ed è questo l’altro tassello clou del compromesso raggiunto, non potrà derogare rispetto al paletto, scolpito nello Statuto, che impedisce a Cdp di investire in società che non siano in una stabile situazione di equilibrio finanziario ed economico.

In cambio di tali impegni, dalle fondazioni è quindi arrivato l’ok alla designazione di Claudio Costamagna alla presidenza, finora indicata dai soci di minoranza. Che sono state restaurate della “perdita” con l’indicazione di un vicepresidente, previsto dallo stesso Statuto ma rimasto lettera morta nel corso degli ultimi anni. Tale casella – che potrebbe assumere anche la guida di un comitato rischi, chiesto dagli enti a ulteriore salvaguardia della redditività della Cassa – sarà occupata da Mario Nuzzo, riconfermato dalle fondazioni più piccole, mentre gli altri due posti saranno assegnati a Carla Ferrari, in quota alla Compagnia di San Paolo, e a Simonetta Sanna, vicepresidente della Fondazione Banco di Sardegna.

Attorno ai candidati che saranno proposti dal Mef vige invece il più assoluto riserbo. Nei giorni scorsi, sono circolati i nomi di Roberto Sambuco, senior advisor presso Vitale & Co (che però ha smentito le indiscrezioni) e di Stefano Firpo, dg per la politica industriale, la competitività e le pmi al ministero dello Sviluppo economico. Quel che è certo, comunque, è che ci sarà una chiara discontinuità con il passato e la scelta ricadrà su personalità di elevato standing come gli attuali consiglieri, ma con esperienze e professionalità che possano contribuire al rafforzamento del ruolo di Via Goito nel sostegno alla crescita, secondo la direzione indicata dal premier Matteo Renzi. La linea è quindi quella di un ricambio profondo rispetto ai nomi che siedono attualmente nel board della Cassa e che sono tutti dirigenti dell’Economia. Quanto al copione di oggi, la prima tappa sarà l’assemblea straordinaria, chiamata a deliberare le modifiche statutarie relative alla governance e quelle che consentiranno la nomina come ad di Gallia su cui pende una citazione in giudizio della procura di Trani. Per render possibile la sua designazione, sarà infatti necessario modificare la clausola etica, prevista dalla direttiva Saccomanni del 2013 e recepita da Cdp nello Statuto (comma 4-bis dell’articolo 15). La soluzione sarà, come anticipato da questo giornale (si veda l’edizione del 17 giugno), quella già adottata dall’Enel che, con l’avallo del Mef, ne ha subordinato l’applicazione sia all’emissione di una sentenza di condanna non definitiva per alcune tipologie di delitti sia all’arrivo di una sentenza di condanna definitiva che accerti la commissione dolosa di un danno erariale. Poi toccherà all’assemblea ordinaria procedere con il rinnovo del cda.

di  Celestina Dominelli

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore

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