Assassinato l’ambasciatore della Russia in Turchia: “Vendetta per Aleppo e la Siria” – VIDEO INTEGRALE

L’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, è stato ucciso in un attacco armato nella capitale turca. Lo riferisce il quotidiano filogovernativo turco ‘Sabah’. Karlov è stato raggiunto da …

L’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, è stato ucciso in un attacco armato nella capitale turca. Lo riferisce il quotidiano filogovernativo turco ‘Sabah’. Karlov è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco mentre era impegnato in un discorso durante una mostra ad Ankara. Secondo ‘Cnn Turk’, le sue condizioni erano da subito apparse molto gravi.

È stato identificato come un diplomato all’accademia di polizia di nome Mert Altintas l’attentatore che ha ucciso l’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, durante una mostra fotografica nella capitale turca. Lo scrive il quotidiano Sabah, secondo cui Altintas, 22 anni, si era diplomato nel 2014 all’accademia Rustu Unsal di Smirne. Anche Altintas è stato ucciso.

Le forze speciali turche hanno ucciso l’uomo responsabile dell’attacco, riferisce il giornale turco filogovernativo ‘Sabah’. Secondo quanto si vede in un video che circola in rete, il responsabile dell’attacco, pistola in pugno, grida: “Non dimenticatevi di Aleppo, non dimenticatevi della Siria”. L’uomo, con abito scuro e cravatta (foto sotto), probabilmente travestito da guardia o security agent, ha anche gridato ‘Allahu Akbar’.

Secondo testimoni citati dall’agenzia di stampa russa ‘Tass’, l’uomo armato ha aperto il fuoco alla Galleria di Arte contemporanea di Ankara, durante la cerimonia di inaugurazione della mostra fotografica ‘La Russia vista dai turchi’. Stando all’agenzia ufficiale turca Anadolu, Karlov è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco.

Andrey Karlov, the Russian ambassador to Turkey, speaks at the opening ceremony of a photo exhibit in Ankara, Turkey, on Monday, December 19. Moments later, he was fatally shot. Associated Press photographer Burhan Ozbilici was at the event and watched the assassination unfold.

Ha urlato: “Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui”. Subito dopo ha ucciso a colpi di pistola Andrey Karlov, l’ambasciatore russo in Turchia, durante il suo intervento alla mostra fotografica intitolata La Russia attraverso gli occhi dei turchi, nel Centro d’arte contemporanea di Cankaya, ad Ankara. L’attentatore, un uomo fra i 20 e i 25 anni, ha quindi urlato, brandendo in mano la pistola: “Non dimenticatevi di Aleppo, non dimenticatevi della Siria” e poi è stato ucciso, non prima di ferire altre tre persone. La zona dell’attacco è stata chiusa al traffico e si trova sotto stretta sorveglianza delle forze di sicurezza. Sul posto è giunto anche il ministro degli Interni turco, Suleyman Soylu.

Una sequenza delle immagini dell'attentato ad Ankara, in Turchia (ANSA)

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha parlato di “atto terroristico” e ha sottolineato che la questione sarà posta lunedì al Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Oggi è un giorno tragico per la diplomazia russa, oggi ad Ankara ad un evento pubblico l’ambasciatore russo è stato ferito mortalmente”, ha detto Zakharova.

L’attentato si è verificato il giorno prima della riunione a Mosca tra ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia per discutere della situazione di Aleppo. E segue le proteste di massa organizzata ad Ankara e Istanbul contro le rappresentanze diplomatiche russe e iraniane, accusate dai manifestanti di essere responsabili della mancata evacuazione di civili dalla città martire.

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9 commenti

  1.   

    Consuelo, ne abbiamo messo un altro da LiveLeak, vediamo quanto dura prima della censura. Grazie ancora.

  2.   

    Redazione
    Buona giornata pure a voi.
    Anche l’ultimo video è stato censurato!

  3.   

    grazie Consuelo, abbiamo tolto il vecchio e inserito il video nuovo non censurato segnalato da te. Buona giornata! 🙂

     

    Originariamente inviato da Consuelo:

    Il video è stato rimosso. 
    Questo video è stato rimosso per aver violato le norme di YouTube sui contenuti violenti o espliciti.
    Ho trovato  questo,sempre su YouTube
    https://www.youtube.com/watch?v=eAN4NC9yNFU
     

     

  4.   

    Il video è stato rimosso. 
    Questo video è stato rimosso per aver violato le norme di YouTube sui contenuti violenti o espliciti.
    Ho trovato  questo,sempre su YouTube
    https://www.youtube.com/watch?v=eAN4NC9yNFU
     

  5.   

     
    Turchia, è “Archduke moment” o destabilizzazione interna? Di certo, ricorda molto Sarajevo nel 1914
    Di Mauro Bottarelli
     
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/12/turchia-archduke-moment-destabilizzazione-interna-certo-ricorda-sarajevo-nel-1914.html
     
    False flag doveva essere e false flag, forse, è stato. E in grande stile. Alla vigilia di un incontro preparatorio al vertice trilaterale previsto per il 27 dicembre a Mosca fra Russia, Turchia e Iran per il futuro della Siria, a cui avrebbe paertcipato anche il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, l’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, è stato ucciso in un attentato a colpi d’arma da fuoco, mentre presenziava alla mostra fotografica “La Russia vista attraverso gli occhi dei turchi”. Altre quattro persone sono rimaste ferite ma, almeno in due casi, non pare in maniera fatale.

    Un testimone oculare dell’agenzia RIA Novosti ha così raccontato l’accaduto: “L’ambasciatore stava tenendo un discorso per l’apertura della mostra e, improvvisamente, durante l’orazione, si è sentito gridare “Allah Akbar” e qualcuno ha cominciato a sparare. L’obiettivo era l’ambasciatore, perché dopo gli spari, l’attentatore ha lasciato uscire le altre persone dalla stanza”. Un fotografo dell’Associated Press, anch’egli presente sulla scena, ha confermato che l’attentatore ha sparato più volte, otto o più colpi. In un video della sparatoria,

    si sente l’attentatore gridare “Io non mi scordo della Siria, io non mi scordo di Aleppo” e, subito dopo, avrebbe detto “io non uscirò vivo da qui ma finché non ci sarà sicurezza in quei posti (la Siria, ndr), allora nemmeno tu assaporerai la sicurezza”.

    L’uomo, come nella migliore tradizione, compiuto il suo lavoro, è stato ucciso dalla polizia turca. Quindi, non potrà parlare: di lui sapremo ciò che Ankara vorrà farci sapere. Il grande tradimento di Erdogan? O forse, piuttosto, la prova che le purghe messe in atto dopo il tentato golpe del 15 luglio non sono state sufficienti a sradicare la rete di collegamento tra estremismo islamico, servizi di sicurezza, parte dell’esercito e i servizi d’intelligence occidentali che hanno come unica priorità la deposizione di Bashar al-Assad in Siria? Che si tratti del classico attentato ad orologeria, utilizzando l’utile idiota fanatico di turno, ci vuole poco a capirlo: con la tensione presente sul caso siriano, l’ambasciatore russo in Turchia viene protetto così poco durante un’uscita pubblica?

    Poi l’urlo “Allah Akbar” e il proclama su Aleppo e la Siria, con il rappresentante diplomatico di Mosca utilizzato come bersaglio simbolico della vendetta: gli spari, in rapida sequenza, letali pare solo per l’ambasciatore e, poi, il beau geste di lasciare andare via gli altri presenti all’evento. Infine, i colpi di arma da fuoco che hanno chiuso per sempre la bocca al vendicatore islamico. Pare che l’attentatore si sia identificato come un funzionario di polizia all’ingresso della mostra, stando a una fonte militare turca citata da Interfax: “Abbiamo informazioni, da un testimone, che l’attentatore si sia presentato come un funzionario di polizia, mostrando un documento all’entrata. Stiamo controllando la validità di questa informazione”. Il quotidiano Yeni Safak lo ha identificato come un uomo nato nel 1994, le cui iniziali sarebbero M.M.A. e che avrebbe frequentato l’accademia di polizia nella città di Izmir.

    Non so voi ma quell’attentatore mi ricorda, terribilmente, Gavrilo Princip, l’anarchico serbo bosniaco che uccise l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria e sua moglie Sofia, durante una visita ufficiale a Sarajevo il 28 giugno 1914. Se ben ricordate, fu il prologo, il casus belli, il flash-point, per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. E si gela il sangue a pensare a cosa ha detto, non più tardi di tre giorni fa, Barack Obama nel suo ultimo discorso di fine anno da presidente degli Usa: “Il sangue dei siriani è sulle mani di Assad, della Russia e dell’Iran”. E ancora: “Ben poco succede in Russia senza il consenso di Vladimir Putin, voglio mandare un messaggio chiaro a Mosca e ad altri, non continuate a fare questo perché possiamo cominciarle a farlo anche noi”. Certo, il presidente parlava di hackeraggio ma ha anche parlato di altri tipi di risposta, “non obbligatoriamente pubbliche” La rete di Fethullah Gulen si è premurata di fornire la logistica, facendo ora ricadere la colpa sull’Isis o su qualche cellula islamista impazzita?

    E se la pista fosse interna, ovvero scaricare su Gulen e gli Stati Uniti quella che invece è una scelta folle di Ankara per non perdere la Siria? Immediatamente dopo la notizia della morte dell’ambasciatore, il sindaco di Ankara, Melih Gokcek, ha definito l’assassino “un gulenista”, di fatto suggerendo che la Turchia è pronta a gettare ogni responsabilità sul governo ombra e in esilio guidato dal predicatore che vive da anni in Pennsylvania. Dal canto suo, il Dipartimento di Stato si è limitato ad avvertire i cittadini americani di stare lontani dall’ambasciata ad Ankara. Poi, l’accusa di Mosca: “Consideriamo l’assassinio dell’ambasciatore un grave fallimento della misure di sicurezza della Turchia”. C’è poi la terza ipotesi: accreditare la destabilizzazione interna, dimostrando al mondo come le purghe post-golpe di Erdogan siano state necessarie e non ancora sufficienti ma, nei prossimi giorni, rendere note – o fabbricare – prove che inchiodino il suo governo o apparati ad esso vicini all’attentato. Sarebbe entrare nel campo del diabolico ma ormai non mi stupisco più di nulla. Di certo ci sono due cose: primo, come ci mostrano questi grafici,

    la reazione del mercato. La lira turca è sprofondata con un tonfo peggiore di quello seguito al rialzo dei tassi della Fed, mentre gli indici statunitensi hanno virato al ribasso e l’oro è schizzato all’insù. Tutti segnali che prefigurano una crisi seria. Secondo, questo attentato è un chiaro segnale a Mosca: non pensare di essere player unico per la Siria e il Medio Oriente, a partire dal trilaterale del 27 dicembre prossimo, il quale facilmente sarà spostato a data da destinarsi. Chi ha armato la mano di quell’uomo voleva spezzare innanzitutto la fragile fiducia che Vladimir Putin aveva ritrovato in Recep Erdogan, dopo il caso del Mig abbattuto, la palese ambivalenza e opacità tenuta dal presidente turco nei confronti dell’Isis e la decisione di entrare in territorio siriano con le proprie forze armate, ufficialmente in chiave anti-curda.

    Ora Vladimir Putin dovrà decidere se continuare a comportarsi da scacchista, mantenendo sangue freddo di fronte a quella che è una provocazione di gravità inaudita o forzare la mano, cercando di capire chi c’è dietro davvero: casualmente, proprio oggi il Consiglio di sicurezza dell’ONU aveva approvato la risoluzione per Aleppo che apre le porte agli osservatori, chiamati a vigilare sullo sgombero dei civili e dei miliziani arresi dalla parte Est della città. Il veto russo questa volta è stato evitato proprio perché la bozza francese teneva conto dei rilievi e delle richieste di Mosca, finalizzate ad evitare ingressi incontrollati in una zona sensibile ma è chiaro che adesso la Russia potrebbe irrigidire e non di poco il suo atteggiamento, soprattutto sul campo in Siria.

    Non a caso, poco fa il ministero degli Esteri russo ha dichiarato di ritenere quanto accaduto “un atto terroristico” e che solleverà il caso al meeting del Consiglio di sicurezza dell’ONU di lunedì prossimo. In serata e nei prossimi giorni ne sapremo di più ma, se Erdogan si dimostrerà innocente, c’è la possibilità – folle – che qualcuno abbia voluto attivare il “Archduke moment”, ovvero l’opzione Sarajevo 2.0, prima che Donald Trump arrivi alla Casa Bianca e stabilizzi davvero le relazioni con Mosca. Se così fosse, vuol dire che il Deep State è davvero al controllo del Paese. E quindi nulla è più da escludersi, persino un ribaltone da parte dei Grandi Elettori che oggi sono chiamati, guarda caso altra coincidenza, a ratificare la vittoria del tycoon alle elezioni dello scorso 8 novembre. Mala tempora currunt. Stavolta davvero.
     

  6.   

    E’ costato troppo caro alla famiglia Erdogan, la richiesta di aiuto militare fatta da Assad alla Russia!!! Nei primi interventi dell’aviazione russa, fu messa in ginocchio la turpe rapina operata dall’ISIS del petrolio siriano ed iracheno, generosamente venduto a Bilal Erdogan.
    “Il principale consumatore del petrolio rubato dai legittimi proprietari, Siria e Iraq, è la Turchia” – ha detto il viceministro Anatoly Antonov nel corso di una conferenza stampa con i vertici delle autorità militari russe. “In base alle informazioni disponibili – ha continuato l’esponente del governo di Mosca – il massimo livello della leadership politica del paese, il presidente Erdogan e la sua famiglia sono direttamente coinvolti in questa attività criminale”. “Le dimissioni di Erdogan non sono il nostro fine, è un compito che spetta al popolo turco” ha aggiunto Antonov, sottolineando che è necessario “un controllo di queste ruberie”. L’ultima stoccata del viceministro, in realtà, è ancora diretta verso il presidente: “In Occidente nessuno si pone domande sul fatto che il figlio del presidente turco è a capo della più grande compagnia energetica, o che il suo genero è stato nominato ministro dell’Energia – ha detto Antonov – . Che meravigliosa famiglia d’affari! Il cinismo della leadership turca non conosce limiti”. “A voi giornalisti stiamo presentando una serie di prove inconfutabili, non solo sul traffico di petrolio, ma anche sul traffico di armi attraverso il confine turco-siriano” ha aggiunto il vicecapo di Stato Maggiore Sergei Rudskoi. Sottolineando anche che “la coalizione internazionale a guida Usa non conduce raid aerei contro le autocisterne e le infrastrutture dell’Is in Siria per la produzione e il commercio del petrolio”.http://www.repubblica.it/esteri/2015/12/02/news/mosca_attacca_erdogan_lui_e_la_sua_famiglia_coinvolti_in_traffico_di_petrolio_con_l_is_-128624197/
    ….e ci sono anche foto compromettenti di Erdogan junior, con appartenenti all’ISIS.
    http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11853930/Russia-Turchia–le-foto-del.html
    Dopo la rappresaglia del governo turco, con l’abbattimento del bombardiere russo nel novembre del 2015, ora i turchi sfidano ancora Mosca (sono membri NATO) con questo omicidio. Spero vivamente che Trump mantenga almeno le due promesse di politica internazionale: riavvicinamento alla Russia di Putin e “deregulation” della NATO.

  7.   


    non ricordo
    non ero ancora nato
     

    Originariamente inviato da belfagor:

    Ricordate Gavrilo Princip? Prima Guerra Mondiale, 28 giugno 1914. L’attentato di Sarajevo fu il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria… Nel 1878, dopo molti secoli di dominazione, in seguito alla guerra contro la Russia i turchi furono cacciati dalla Bosnia… con Trump alla Casa Bianca nel 2017, io mi faccio costruire un bunker in campagna o emigro alle Somoa…

     

  8.   

    Ricordate Gavrilo Princip? Prima Guerra Mondiale, 28 giugno 1914. L’attentato di Sarajevo fu il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria… Nel 1878, dopo molti secoli di dominazione, in seguito alla guerra contro la Russia i turchi furono cacciati dalla Bosnia… con Trump alla Casa Bianca nel 2017, io mi faccio costruire un bunker in campagna o emigro alle Somoa…
     
    https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_Sarajevo

  9.   

    mi dicono sia  morto.