Fisco-flop in Norvegia, il governo cancella la “tassa volontaria”

Chi credeva di versare poco all'erario poteva integrare, ma in un mese l'extragettito ha portato la miseria di 1.150 euro nelle casse dello Stato.

Chissà se a Oslo qualcuno ha pensato che, in fondo, le tasse sono «una cosa bellissima», come dichiarò una decina di anni fa l’allora ministro dell’Economia italiano, il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, sollevando un vespaio di polemiche. Certo, quando a giugno il governo norvegese ha lanciato il progetto di tassazione volontaria, probabilmente sperava in qualcosa di più del misero extra-gettito ricavato in un mese: appena 1.325 dollari, poco più di 1.150 euro, stando ai dati del ministero delle Finanze. Segno che anche il proverbiale senso civico nordico scricchiola quando si tratta di mettere mano volontariamente al portafoglio.

Per capire la genesi dell’iniziativa occorre un passo indietro. Poco dopo l’insediamento, a fine 2013, il governo di centrodestra guidato da Erna Solberg si trovò a fronteggiare lo shock dovuto al crollo dei prezzi del petrolio, primo motore del benessere del Paese scandinavo. La risposta fu un massiccio ricorso a tagli delle tasse e stimoli fiscali e un altrettanto inevitabile ricorso alle riserve del fondo sovrano. Alla vigilia di nuove elezioni – in programma l’11 settembre prossimo – l’opposizione di centrosinistra si è fatta sentire, criticando tagli che avrebbero beneficiato i più ricchi, allargando il divario sociale. A testimoniarlo è stato il leader stesso dei laburisti, Jonas Gahr Store (in testa nei sondaggi), che – con un reddito personale di 8 milioni di dollari – ha dichiarato di pagare meno tasse in base al regime fiscale introdotto negli ultimi anni.

Di qui la proposta del governo: se qualcuno pensa di versare troppo poco al fisco – aveva dichiarato la ministra delle Finanze Siv Jensen – ha ora l’occasione di pagare di più. Giusto in linea di principio, considerando che per avere determinati servizi – e il Welfare nordico rimane ancora di prim’ordine – va garantito allo Stato un certo livello di entrate. Quello che forse non era stato considerato è che la Norvegia ha comunque già una delle aliquote marginali più alte sui redditi personali più elevati, al 46,7%, e che l’autotassazione rischiava di restare un miraggio anche qui. Come i primi numeri sembrano confermare, con il danno ulteriore – sono sempre i laburisti a denunciarlo – che la “voluntary tax” introdotta rischia di costare più del gettito che garantisce.

«È solo una vetrina elettorale per il governo – ha chiosato Harald Jacobsen, consigliere economico del Labour -. Pensino piuttosto a colpire le multinazionali, da Facebook a Google, che aggirano la legge per ridurre al minimo i contributi da versare».

di Michele Pignatelli

Fonte: Il Sole 24 Ore

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