Italicum, alla Camera larga maggioranza per la prima fiducia, 38 deputati PD votano contro

L’Aula della Camera conferma la fiducia al governo sul primo articolo della legge elettorale con 352, 207 no e un astenuto. Sono 38 i deputati del Partito democratico che …

L’Aula della Camera conferma la fiducia al governo sul primo articolo della legge elettorale con 352, 207 no e un astenuto. Sono 38 i deputati del Partito democratico che non hanno votato la fiducia al governo sulla legge elettorale. In base ai tabulati, ai 36 che risultano non partecipanti alla chiama, vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto.

“Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. E’ il primo passo”. Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, uscendo dall’Aula della Camera dopo il primo voto di fiducia al governo sulla legge elettorale. Il ministro esprime “soddisfazione” per il risultato.

 

Secondo Gianni Cuperlo, “non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile”.

Ed e’ stata alta tensione alla Camera. Il premier Renzi è al centro del mirino delle opposizioni e della minoranza Pd ma tiene il punto: ‘Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia, non possiamo fermarci alla prima difficoltà. Se la legge elettorale andrà si aprirà una fase affascinante’. L’ex segretario Bersani ha attaccato ancora: ‘Non esco dal Pd, lo strappo lo ha fatto Renzi, non io. Si ricordano degli ex leader per chiedere loro lealtà, non quando rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste’. Fassina: possibili ‘più di trenta’ no alla fiducia da esponenti del partito. Civati ha ricordato che il Pd si era già spaccato al Senato e la legge passò ‘grazie a Fi’.

Il partito è scosso e la minoranza Dem sulle barricate insieme all’opposizione. Almeno 50 deputati di Area Riformista avevano fatto sapere che avrebbero votato sì.

I deputati di Sel hanno partecipato nell’Aula della Camera alla votazione sulla fiducia all’Italicum con una fascia nera al braccio in segno di lutto

 

Prima prova di forza per Matteo Renzi in Aula alla Camera. Nel primo pomeriggio si vota la prima delle tre fiducie chieste dal governo sull’Italicum. Il partito è scosso e la minoranza Dem sulle barricate insieme all’opposizione. Diversi big del Pd non parteciperanno al voto e l’ex segretario Pier Luigi Bersani attacca: “Si ricordano degli ex leader per chiedere loro la fiducia solo quando si tratta di fiducie, non quando ti rimuovono dalla commissione”. “Sulla legge elettorale – dice Renzi – sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le posizioni di tutti e di ciascuno. Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà”.

Renzi, fiducia, atto di serietà 

Mettere la fiducia sulla legge elettorale è un gesto di serietà verso i cittadini. Il premier Renzi scrivendo alla Stampa difende la decisione sull’ Italicum. “Dopo aver fatto modifiche, mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al punto di partenza. Se un Parlamento decide, se un governo decide, questa è democrazia, non dittatura”. Se l’Italicum non passa – ribadisce – il governo va a casa. Renzi si dice pronto a discutere sul Senato, ma adesso basta con la melina. E rimarca che se la legge elettorale viene approvata vuol dire che il Parlamento vuole continuare le riforme. “Sulla legge elettorale – scrive nella e-news – sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le posizioni di tutti e di ciascuno. Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà”. “Se la legge elettorale andrà e il Governo – dice ancora – potrà proseguire il proprio compito, si aprirà una fase affascinante per tutti noi. Finita la fase delle riforme strutturali, infatti, la questione è: quale visione strategica per i prossimi vent’anni in Italia? Questa è la sfida che culturalmente più mi intriga”.

Bersani all’attacco 

La minoranza Dem è scossa dalla situazione e diversi big hanno annunciato che non voteranno la fiducia tra cui Enrico Letta e Pier Luigi Bersani. Uno strappo pesante che in qualche modo sembra evocare fantasmi di scissione. “Questo non è più il mio partito”, dice l’ex segretario in colloqui con diversi quotidiani. Bersani smentisce lo spettro della scissione: “Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. E’ lui che ha fatto lo strappo”. Bersani va all’attacco: “Si ricordano degli ex leader per chiedere loro lealtà solo quando si tratta di votare queste fiducie, non quando rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste”.

Nella nottata in una riunione Area Riformista si divide tra il sì e il non voto. In Aula non verranno date indicazioni di voto ma a ciascun deputato verrà lasciata la valutazione individuale.

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1 commento

  1.   

    38 masochisti che a priori hanno rinunciato a 20.000€ mensili nella prossima legislatura….