Anche Deutsche Bank scarica sui clienti costi tassi negativi

Nell'era dei rendimenti sottozero a cui siamo costretti dalla BCE, tocca pagare per tenere i soldi sul conto bancario.

Dopo UniCredit anche Deutsche Bank decide di scaricare sui correntisti il costo dei tassi negativi. Mentre alcune banche europee si leccano le ferite per gli effetti collaterali delle politiche ultra espansive della Bce sui margini, altre si attivano per correre ai ripari.

Come nel caso della banca italiana, anche il primo istituto creditizio di Germania imporrà la misura esclusivamente ai clienti più benestanti che hanno depositato in banca una somma superiore a una certa soglia. Secondo quando riferito dal vice AD in un’intervista al Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, la maggior parte della clientela retail sarà dunque risparmiata.

Rimane il fatto che nell’era dei tassi negativi a molti clienti toccherà pagare per poter mettere dei soldi da parte in banca. Sono solo alcune delle distorsioni create dalle politiche eterodosse della Bce.

Tassi negativi: risparmiare presso Deutsche Bank costa

Karl von Rohr fa sapere che Deutsche Bank si è messa direttamente in contatto con i clienti interessati per spiegare i motivi scatenanti della decisione. A giudicare da quanto riferito dal manager nell’intervista pubblicata domenica, i correntisti più benestanti si sono mostrati comprensivi.

Le banche tedesche hanno già versato diversi miliardi di euro per poter depositare soldi presso la Bce. È la naturale conseguenza dei tassi sui depositi sotto zero. Attualmente sono fissati al -0,5%. Per quanto riguarda Deutsche Bank, tali compensi ammontano a “centinaia di miliardi di euro” quest’anno.

Da qualche parte i soldi l’istituto che naviga peraltro in cattive acque, li deve pur trovare. La scelta di punire i clienti, sebbene soltanto quelli più ricchi, è altamente controversa.

Mondo alla rovescia: risparmiatori puniti e debitori premiati

Immaginatevi la scena. Siamo all’inizio degli Anni Duemila. Qualcuno vi racconta che di lì a poco le grandi banche saranno disposte a pagare interessi negativi. E che in quel mondo alla rovescia, i risparmiatori di Deutsche Bank e Unicredit vengono puniti, mentre i mutuatari vengono pagati per chiedere denaro in prestito. Per quanto possa sembrare assurdo, è esattamente la situazione che si è creata dopo la crisi finanziaria del 2008.

La crisi economica persistente ha spinto la Banca Centrale Europea a sperimentare nuove folli pratiche di espansionismo monetario. Il contestato presidente uscente Mario Draghi e il suo board hanno tagliato i tassi guida per i prestiti al di sotto dello zero nel 2014. A ruota ha fatto seguito il Giappone.

Circa 500 milioni di persone in un quarto delle economie mondiali hanno finito per convinvere con i tassi sotto zero. L’idea era quella di alimentare le attività creditizie, ravvivare l’inflazione e rinvigorire la crescita economica provando la soluzione da ultima spiaggia dopo che le altre opzioni erano esaurite. Per ora, in questo, le manovre hanno fallito.

Mezzo decennio dopo, quello che una volta sembrava un sistema poco ortodosso e assurdo si è consolidato. E ora è difficile tornare indietro. La nuova era dei tassi negativi è oggetto di un acceso dibattito. La politica monetaria ha salvato l’economia dell’area euro oppure ha distorto i mercati finanziari irrimediabilmente, danneggiando le banche e minacciando le pensioni?

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