Debiti aziende sono $10 mila miliardi: “una bomba inesplosa”

Danni collaterali e conseguenze indesiderate dall'eccessivo uso della liquidità da parte delle banche centrali. Tassi così bassi tengono in vita business zombie.

Circa dieci anni dopo la crisi subprime, un nuovo aumento dei debiti – questa volta da parte delle grandi aziende – minaccia di scatenare serie turbolenze. Poco più di dieci anni fa, tanti consumatori, in particolare in Usa, hanno scommesso i loro risparmi su mutui a basso costo contratti da clienti subprime. Hanno così non solo depauperato i loro soldi, ma anche contribuito a provocare una grave crisi finanziaria globale.

Il paradosso è che le stesse misure varate dalle banche centrali per ovviare alla crisi hanno creato una nuova montagna di debiti. Un decennio di tassi di interesse storicamente bassi ha permesso alle aziende di vendere quantità record di obbligazioni agli investitori. Il debito societario totale degli Stati Uniti ha così raggiunto quasi 10 mila miliardi di dollari. Si parla del 47% dell’economia globale.

Viste le cifre folli, non sorprende che nelle ultime settimane alcune delle maggiori istituzioni e organizzazioni mondiali hanno lanciato l’allarme. La Federal Reserve, il Fondo Monetario Internazionale e tutti i principali investitori istituzionali al mondo, tra cui BlackRock, hanno citato i crescenti rischi legati ai debiti societari. Una possibile crisi subprime 2.0.

Sarebbe un duro colpo all’economia già traballante

Il pericolo non è immediato, bensì imprevedibile. Alcune delle autorità di regolamentazione dei mercati affermano che l’emissione di corporate bond anche da parte di società non certo virtuose è andato avanti troppo a lungo. Potrebbe far precipitare i mercati finanziari non appena si scatenerà la prossima recessione. Infliggendo un duro colpo all’economia reale in un momento in cui è peraltro già traballante di suo.

Alcune delle più note aziende americane, tra cui AT&T, Ford Motor e CVS Health, hanno approfittano del costo del denaro bassissimo per emettere bond e finanziarie così le proprie attività. Quest’anno, secondo il FMI, le imprese più deboli hanno rappresentato la maggior parte della crescita dei debiti societari. Utilizzando sempre più spesso il debito per l’assunzione di rischi finanziari, piuttosto che per la costruzioni di nuovi impianti o l’acquisto di nuove attrezzature.

In mezzo alla valanga di debiti, la forte crescita delle obbligazioni societarie di qualità inferiore, solo una tacca sopra la spazzatura, rappresenta una preoccupazione particolare. Secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, gli investitori detengono quasi 4mila miliardi di dollari in queste obbligazioni. Inclusi 2.500 miliardi di dollari che fanno capo alle società statunitensi.

Dal primo ottobre, nomi arcinoti come Hasbro, Nordstrom, Marriott e Hyundai hanno sfruttato il momento vendendo obbligazioni quasi spazzatura che S&P etichetta “BBB” a investitori alla disperata ricerca di rendimenti. Secondo gli economisti e gli investitori, è improbabile che questo rigonfiamento dei debiti societari di bassa qualità, da solo, possa causare una recessione. Ma potrebbe ingrandire di molto l’ampiezza della prossima crisi.

Siamo seduti su bomba dei debiti societari inesplosa

“Siamo seduti sulla cima di una bomba inesplosa e non sappiamo davvero cosa scatenerà l’esplosione”, ha dichiarato a Greenwichtime Emre Tiftik, uno specialista del debito all’Institute of International Finance, una lobby finanziaria.

Le preoccupazioni delle imprese oscurano un quadro economico altrimenti brillante. Mercoledì scorso, c’è stata una raffica di dati macro che infondono un certo ottimismo. Tra questi si possono citare l’aumento degli ordini per gli articoli di grandi dimensioni e un calo delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione.

Con lavori in abbondanza e salari in modesto aumento, gli americani sembrano aver evitato i timori di una recessione della scorsa estate. La crescita è costante, seppur ben al di sotto del poderoso rialzo promesso da Donald Trump.

La causa principale del boom dei debiti societari è la decisione della Federal Reserve e di altre banche centrali chiave di ridurre a zero i tassi di interesse. È stata la risposta alla crisi finanziaria senza precedenti. Le autorità monetarie li hanno mantenuti ai minimi storici per diversi anni.

I tassi non sono mai stati così bassi per tanto tempo

I bassi tassi di interesse erano necessari per incoraggiare le imprese a investire e ad assumere. Dal momento che l’economia nazionale si deve ancora riprendere dal peggior tracollo economico degli ultimi 70 anni.

La riduzione dei tassi d’interesse è la risposta standard per rilanciare l’attività economica in difficoltà. Ma i tassi non sono mai stati così bassi per così tanto tempo, e gli effetti collaterali di troppi soldi facili stanno diventando evidenti, mentre i banchieri centrali lottano per riportare i tassi di interesse ai livelli tradizionali.

“Questo fa parte di un problema molto più grande: un aumento dei danni collaterali e le conseguenze indesiderate di un eccessivo ricorso alla liquidità della banca centrale“, ha osservato Mohamed El-Erian, capo consigliere economico di Allianz, gigante tedesco dei servizi finanziari.

Gli Stati Uniti stanno andando meglio delle altre economie industrializzate principali, per esempio dell’Europa e del Giappone. Ma negli ultimi quattro trimestri, anche la prima economia mondiale è cresciuta a un tasso annuo limitato. Un Pil in espansione del 2,1% è un risultato di fatto invariato rispetto alla media del 2,2% dalla fine della recessione a metà 2009.

Era tassi zero ha tenuto in vita tante aziende zombie

El-Erian non è il solo a criticare le manovre eterodosse spericolate dei banchieri centrali. E a temere che un sistema “artificiale” di denaro a costo zero mascheri gravi disturbi sottostanti. E possa alla lunga accumulare problemi che verranno improvvisamente fuori in futuro, non appena l’economia inizierà a scricchiolare.

L’era del denaro a basso costo per sempre ha tenuto in vita un esercito di aziende “zombie” che sarebbero fallite se i tassi fossero stati a livelli tradizionali. Non solo: ha anche ampliato il divario di ricchezza tra ricchi e poveri. Ha anche alimentato decisioni finanziarie poco lungimiranti da parte di società private e famiglie.

L’ambiente odierno attuale è un mondo alieno per i player più veterani dei mercati finanziari. Basti pensare che le aziende a basso rating possono contrarre prestiti a tassi che solo le aziende finanziariamente più sane godevano fino solo pochi anni fa. È l’effetto distorto e deleterio delle politiche ultra accomodanti attuate dopo la crisi.

Per ora il gigante dai piedi d’argilla regge ancora in piedi. Ma le cose potrebbe cambiare in fretta se l’economia si dovesse deteriorare inaspettatamente.

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