Una nuova ‘Bretton Woods’ sui debiti. Sì, è l’ora della ristrutturazione

La n. 1 del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, chiede al G20 di predisporre uno schema di risoluzione dei debiti, per contrastare il Covid-19 insieme a misure per il cambiamento climatico e contro le diseguaglianze.

(WSC) ROMA – L’idea è quella di una nuova ‘Bretton Woods’ sui debiti. La speranza è che l’enorme e diffuso indebitamento legato alla risposta alla pandemia, se affrontato per tempo e in modo corretto, possa trasformare una grave crisi in opportunità.

La proposta è quella avanzata dal numero uno del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, al G20 di predisporre uno schema di risoluzione cioè di ristrutturazione dei debiti, unita a misure per il cambiamento climatico e contro le diseguaglianze, per evitare che, in questa fase, l’accumulo del debito possa trasformarsi in una trappola per la ripresa.

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Le reazioni degli esperti a questa idea, raccolte dall’AGI, mostrano che il fronte degli economisti è diviso tra chi ritiene l’idea giusta e tempestiva, chi s’interroga e chi è in disaccordo. Vediamo più nel dettaglio i loro pareri.

Domenico Siniscalco

La crisi economica scatenata dal coronavirus “rischia di essere più seria di quanto si pensasse, la ripresa sta prendendo una forma a W e, necessariamente, i Paesi dovranno continuare a indebitarsi per farvi fronte: l’errore più grosso sarebbe rientrare dagli stimoli troppo presto”. L’allarme è dell’ex ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, il quale invita a pensare sin d’ora a una “nuova Bretton Woods”.

“Occorre cominciare a prepararsi al dopo”, sottolinea l’economista, “e tre punti sono ineludibili: il riallineamento tra le politiche monetarie e quelle fiscali, il nodo dei debiti e il commercio internazionale che va riequilibrato dopo una prima risposta alla crisi fondata sul protezionismo unilaterale”.

Lorenzo Bini Smaghi

“Definire un meccanismo di ristrutturazione ordinata del debito sovrano è un obiettivo desiderabile per la comunità internazionale. Il problema è che questi negoziati sono molto complessi, coinvolgono un numero generalmente elevato di creditori, non tutti con gli stessi interessi e obiettivi, e hanno effetti potenzialmente dirompenti sulla stabilità dei mercati finanziari”. Il parere di Lorenzo Bini Smaghi, ex membro dell’esecutivo Bce, è una risposta articolata.

“Se, in teoria – spiega Bini Smaghi – è nell’interesse sia dei debitori sia dei creditori definire regole semplici per minimizzare i costi di una ristrutturazione del debito, nella pratica è molto difficile creare un sistema che crei i giusti incentivi per tutti. Finora, la proposta del Fmi sulla ristrutturazione dei debiti ha riguardato soprattutto i Paesi emergenti. Per i paesi più avanzati si è sempre fatto riferimento a procedure da applicare ‘caso per caso’, senza mai definire un meccanismo automatico e omnicomprensivo”.

Carlo Cottarelli

“Da quello che ho letto sui giornali non mi sembra che nella proposta della Georgieva ci sia niente di particolarmente nuovo. Sono almeno due decenni che il Fmi dice che ci vorrebbe una cornice per la ristrutturazione dei debiti sovrani”. Carlo Cotterelli, ex direttore esecutivo per l’Italia del Fmi ed ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica del governo italiano, appare piuttosto scettico sulla proposta: “Sono convinto che la Georgieva si sia riferita ai Paesi emergenti, il cui debito pubblico è essenzialmente un debito estero, non credo proprio che si riferisse a Paesi come l’Italia”.

Pierluigi Ciocca

“Al Fondo monetario sanno benissimo che il moltiplicatore di buoni investimenti pubblici, in un contesto fortemente recessivo e in presenza di tassi di interesse negativi, come quello che caratterizza questa crisi Covid, è molto alto, al punto che, come ha spiegato Keynes 100 anni fa, questi investimenti pubblici si autofinanziano. Quindi, il problema del debito in realtà non esiste”. Pierluigi Ciocca, ex vice direttore generale di Bankitalia, invita a “tendere verso l’equilibrio di bilancio, riducendo le spese correnti, colpendo l’evasione e, al tempo stesso, programmando e realizzando massicci investimenti pubblici produttivi”.

Giulio Sapelli

La proposta della Georgieva è un passo in avanti. Da anni i Paesi emergenti chiedono al Fmi qualcosa del genere, in contrapposizione all’imperialismo da debito, quello che io definisco il capitalismo estrattivo, che va nei Paesi del terzo mondo e preleva tutto cio’ che puo’ prelevare di utile e di rendita”. L’economista Giulio Sapelli promuove la proposta del numero uno del Fmi ma la considera “solo un inizio” perchè, rileva, “non affronta il problema ben più grande del debito mondiale privato, che deriva dall’eccesso di leva finanziaria e dalla creazione dei derivati e che in questo momento rappresenta la minaccia più grande”.

Luigi Guiso

“Quella della Georgieva è una proposta che ha una tempistica giusta e lungimirante. Non c’è dubbio che tutte le economie occidentali usciranno dalla pandemia con dei bilanci pubblici molto appesantiti e con un enorme indebitamento, specie quelli, come l’Italia, che già avevano prima della crisi degli stock di debito molto alti”. Luigi Guiso, ordinario di Economia all’Università Tor Vergata di Roma, è pienamente d’accordo con il numero uno del Fondo monetario internazionale.

Marco Magnani

“Il problema posto dalla Georgieva è politico e sicuramente richiede un ripensamento generale, ma attenzione, si tratta di un problema economicamente molto complesso, per il quale l’unica vera soluzione è la crescita”. Secondo l’economista Marco Magnani, “nell’immediato, di fronte all’emergenza, per non far saltare il sistema, sono d’accordo che le moratorie sono una soluzione.

Tuttavia non si può pensare di risolvere la crisi del debito solo mettendosi intorno a un tavolo. A medio e lungo periodo la logica dell’emergenza non basta. E l’unica strada per uscire dalla crisi”, conclude, “diventa quella di far ripartire la crescita economica”.

Fonte: AGI

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