Rallenta la ripresa dei consumi. Potere d’acquisto famiglie: gap 70 mld sul 2008

Nonostante la crescita del potere d’acquisto, nel 2016 la ripresa dei consumi delle famiglie è stata ancora debole (+1,3%), segnando addirittura un rallentamento sull’incremento registrato nel 2015 (+1,5%). …

Nonostante la crescita del potere d’acquisto, nel 2016 la ripresa dei consumi delle famiglie è stata ancora debole (+1,3%), segnando addirittura un rallentamento sull’incremento registrato nel 2015 (+1,5%).

“Un dato atteso, ma deludente”, afferma Confesercenti commentando il dato Istat diffuso oggi su reddito e disponibilità delle famiglie e conti delle amministrazioni pubbliche.

Abbiamo perso un’occasione, soprattutto se si considera che il recupero di disponibilità da parte delle famiglie nel 2016 è stato aiutato dalla prolungata deflazione“. Un aiuto eccezionale che non è destinato a ripetersi nel 2017: la ripartenza dei prezzi non mancherà di far sentire, nei prossimi mesi, il proprio effetto sulla spesa. Su cui potrebbero incidere, inoltre, anche la manovrina di aprile e la “manovrona” in arrivo a fine anno”.

In generale, i dati odierni diffusi dall’Istat, “delineano un quadro di ripresa coerente con le previsioni, ma ancora troppo lenta, anche per quanto riguarda il potere d’acquisto delle famiglie: nonostante il recupero record del 2016, il gap rispetto al 2008 è ancora di oltre 70 miliardi di euro“. Positivi, ma insufficienti, anche i risultati conseguiti sulla pressione fiscale ? diminuita di 4 decimali ? e sulla spending review, con la riduzione di 9 decimali delle uscite totali delle AP rispetto al PIL, soprattutto “a causa degli 11 miliardi in meno di spesa in conto capitale”.

La ricetta di Confesercenti. Per dare maggiore impulso ad una ripresa ancora troppo lenta, “è necessario mettere in campo misure di stimolo, in particolare per la domanda interna”. Si potrebbe, ad esempio, “ipotizzare una deduzione del 50% dall’imponibile Irpef per le spese in beni durevoli e semidurevoli delle famiglie, anche per soli due o tre anni: si tratterebbe di un intervento a costo zero o quasi per l’Erario, che recupererebbe il gettito perduto attraverso l’IVA pagata sull’intero importo”. (Teleborsa)

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