L’amaro addio di Kaiser Draghi, che lascia la BCE contestatissimo

Un livello di discordia alto è l'eredità dell'italiano, oltre al boom dei partiti populisti e di destra. La BCE ha acquistato debiti per 2,6 trilioni.

Durante la presidenza di Draghi, la BCE ha acquistato debito della zona euro per un valore di 2600 miliardi di euro, senza contare gli acquisti che inizieranno il 1° novembre. Questi dati sono incompatibili con la cultura economica di buona parte dell’Europa e hanno contribuito alla nascita in diversi paesi membri dell’euro di partiti politici antieuropei, come Alternative for Germany (AfD), la principale forza di opposizione già presente in quel paese. E in Italia la Lega di Matteo Salvini

Prima dell’arrivo di Mario Draghi, i banchieri centrali erano seri, molto discreti e soprattutto prevedibili, così prevedibili da diventare noiosi per i comuni mortali. L’italiano, tuttavia, non solo è balzato al ruolo di celebrità nel mondo economico-politico adottando le vesti di “salvatore dell’euro”, ma si appresta a lasciare un’istituzione che i suoi padri fondatori non riconoscono più.

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Quando ha presieduto oggi la sua ultima riunione del Consiglio della Banca centrale europea (BCE) , nessuno ha messo in dubbio la sua audace risposta nel momento peggiore della crisi, quel “tutto ciò che è necessario” (whatever it takes) per salvare l’euro, eppure i sorrisi d’addio sono stati in qualche modo forzati.

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Nessun altro presidente della BCE ha evocato così tante e così serie critiche sulla sua politica come Draghi, che invece di lettere d’addio, ha ricevuto questo mese una lettera firmata da sei ex membri del Consiglio che lo accusano di portare avanti “una politica estremamente accomodante» basata su false diagnosi.

Tante critiche e dissidenti contro Draghi come mai prima 

“Non c’è mai stato un rischio di deflazione”, hanno messo nero su bianco niente di meno che Herve Hannoun, ex governatore della Banca di Francia; Otmar Issing, ex membro del consiglio della BCE; Klaus Liebscher, ex governatore della Banca nazionale austriaca; Helmut Schleisinger, ex presidente della Bundesbank; Juergen Stark, ex membro del consiglio della BCE, e Nout Wellink, ex governatore della Bank of Holland.

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Per analizzare definitivamente la sua eredità bisognerà aspettare di vedere l’evoluzione del suo ultimo e controverso pacchetto di misure, incluso il ritorno all’acquisto di debito verso Stati e società. Ma in ogni caso è un’eredità complessa per il suo successore al vertice della BCE, Christine Lagarde, e irreversibile per molti, come i 300.000 azionisti del Popular .

La crisi dei debiti e i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna)

A suo favore è necessario ricordare che Draghi ha dovuto affrontare la fase più turbolenta dell’euro ed entrare in territori inesplorati per la sopravvivenza della costruzione europea. Dopo il suo arrivo, nel novembre 2011, con il costo del denaro a 1,25% e l’inflazione al 2%, si innescò una crisi del debito sovrano che ha particolarmente colpito i paesi periferici d’Europa, i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).

La minaccia, dopo i salvataggi della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo, è che la crisi si trascinasse anche all’Italia, alla Spagna, e alla Francia. Gli spread per il rischio innescarono un incendio in borsa a cui Draghi andò incontro nel 2012, come pompiere, con il suo “tutto ciò che serve”.

“E credetemi, basterà”, aggiunse Draghi, cambiando la politica monetaria utilizzata fino ad allora, con successive riduzioni dei tassi che non avevano avuto gli effetti desiderati, adottando una politica puntata alle aspettative.

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Pochi giorni prima dell’addio di oggi, è stato reso noto – con la pubblicazione del verbale della riunione – che oltre un terzo dei membri del consiglio si è opposto alle misure annunciate dal suo presidente dopo l’ultima riunione.

Oltre un terzo dei membri del Consiglio si è opposto

I critici di Draghi hanno sostenuto, infatti, che il riavvio degli acquisti di debito pubblico e privato dovrebbe essere uno strumento di ultima istanza. Hanno insistito sul fatto che il ritorno al QE, dopo una pausa di nove mesi, “non era uno strumento efficiente dati i bassi rendimenti” e che “poteva spingere la BCE verso acquisti più grandi, sfidando i limiti di acquisto”, specialmente con i tassi d’interesse ai minimi storici.

Un livello di discordia molto alto è l’eredità che Draghi lascia

Numerosi membri si sono dichiarati addirittura disposti a sostenere un taglio del tasso di deposito di 20 punti, a -0,6%, in cambio dell’esclusione di un nuovo QE. Questo livello di discordia, insolitamente alto all’interno del consiglio, è l’eredità che Draghi lascia.

È anche trapelato che Draghi ha ignorato il consiglio della commissione di politica monetaria della BCE di non riprendere l’acquisto di obbligazioni ed è chiaro che le banche, le principali vittime della sua politica di tassi negativi, incoraggiano per quanto possibile tutte queste critiche.

Il ‘canto del cigno’ dell’italiano a Francoforte

Ma la fase finale verrà dall’evoluzione di un’area euro inondata di denaro e in cui, almeno per il momento, i cittadini e le aziende si dedicano al risparmio anziché all’investimento, interrompendo così la strategia stabilita da Draghi. Nessuno dei suoi acronimi creativi (OMT, QE, LTRO) è stato più forte dell’incertezza. I suoi trucchi magici si sono rivelati scaduti e la sua politica comunicativa si è esaurita. Il suo ‘canto del cigno’ sembra essere il ben noto invito ai governi ad agire.

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Come risultato della sua gestione, la BCE è ora un’istituzione molto meno accademica e molto più politica. Il tradizionale equilibrio tra “falchi” e “colombe” è andato in pezzi dal momento in cui anche il presidente della Banca di Francia, François Villeroy, ha tenuto un discorso a Parigi in cui ha dimostrato il suo disaccordo con gli acquisti di bond da parte di Draghi, definendolo “non necessario”.

BCE ha acquistato debito per un valore di 2,6 trilioni di euro

Durante la presidenza di Draghi, la BCE ha acquistato debito della zona euro per un valore di 2600 miliardi di euro, senza contare gli acquisti che inizieranno il 1 ° novembre. Questi dati sono incompatibili con la cultura economica di buona parte dell’Europa e hanno contribuito alla nascita in diversi paesi membri dell’euro di partiti politici antieuropei, come Alternative for Germany (AfD), la principale forza di opposizione già presente in quel paese. Mentre in Italia lo stesso sentimento ha portato alla fortissima crescita della Lega di Matteo Salvini (anti-euro fino a 10 giorni fa), passata sotto la presidenza Draghi alla BCE, dal 4% al 33% di consensi e oltre.

Forse la chiave definitiva di lettura per un’analisi dell’era Draghi alla BCE, e ciò può essere chiarito solo con il passare del tempo, che sia la cosa giusta o meno, è la premessa che ha presieduto tutte le sue decisioni a capo dell’istituto, ovvero che l’euro era assolutamente irreversibile.

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1 commento

  1.   

    Quelche è detto, è detto, quel che è fatto è fatto. Ai posteri l’ardua sentenza.
    Io penso che Draghi abbia fatto un buon lavoro e sia il vero artefice del salvataggio a suo tempo dell’euro.
    La domanda che mi pongo è: cosa farà da grande? 
    Oggi come oggi non lo vedo in una posizione di leader in Italia: troppe bestie al comando e fuori, finirebbe per fare la fine di molti politici caduti nell’oblio, tipo Monti. Finirà in un grosso organismo mondiale, forse in attesa di spiragli più consoni, tipo Presidente della Repubblica nella repubblica delle banane chiamata Itaglia?
    Che ne pensate?