What a Mes! Governo litigioso spaventa investitori, spread schizza sopra 240

Il differenziale fra titoli di stato italiani e tedeschi ai massimi, a fronte di un rendimento del BTP decennale dell'1,96% e del Bund di pari scadenza a -0,48%.

(WSC) Roma – Torna a lievitare lo Spread fra BTP e Bund, a causa di vendite sui titoli di stato italiani, giudicati più rischiosi, che hanno fatto lievitare il suo rendimento attorno al 2%.

Una reazione alle turbolenze che hanno colpito i mercati sin dal mattino, per il pessimismo circa lo stato dell’economia mondiale e per l’incerta evoluzione del dibattito europeo su MES ed Eurobond.

MES, tanto rumore per nulla (era stupido dire no a 35,5 miliardi a tasso zero)

La possibilità poi che l’Italia possa rinunciare ai fondi del MES in caso di bocciatura degli Eurobond, facendosi carico interamente delle spese per affrontare l’emergenza, non rassicura gli investitori internazionali, che temono un’impennata del deficit.

Il differenziale fra titoli di stato italiani e tedeschi è quindi schizzato a 241 punti, massimo da un mese a questa parte, a fronte di un rendimento del BTP decennale dell’1,96% e del Bund di pari scadenza a -0,48%. (Teleborsa)

Il commento su Mes di Claudio Cerasa, Il Foglio

“Il dibattito sul Mes è un dibattito insieme fantastico e surreale, perché in modo spietato dimostra come l’Europa, in presenza di una discussione politica permeata di retorica, di demagogia e in definitiva di fregnacce, sia un formidabile filtro contro le minchiate”. Lo scrive il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, secondo il quale la querelle ha prodotto una serie di effetti a catena.

“Il primo effetto riguarda i nemici del Mes, che dall’alto del loro noto europeismo urlano contro l’Europa matrigna travestita da Fondo salva stati chiedendo quello che loro stessi hanno sempre negato (dateci gli Eurobond, caro Salvini, significa dateci più Europa: are you sure?) e rinnegando quello che loro stessi hanno direttamente negoziato. Il secondo effetto riguarda il modo in cui il Parlamento più pazzo della storia si sta ridisegnando di fronte al tema. La brusca realtà imposta dell’Europa mostra una divisione del Parlamento spietata per i teorici del vaffanculo grillino.

E la realtà ci dice questo: il presidente del Consiglio espressione di un movimento nato contro l’Europa, contro la Casta, contro Berlusconi, contro Prodi, sul tema del Fondo salva stati ha posizioni meno vicine al movimento di cui è espressione e più vicine all’Europa, alla Casta, a Berlusconi e a Prodi. Nonostante le ambiguità del governo non è difficile capire dove Conte voglia andare a parare in vista del Consiglio europeo: accettare i soldi del Mes senza attivare il Mes, trasformando la sua battaglia per gli Eurobond in una battaglia per il Recovery fund.

Conte non lo dice esplicitamente e il suo non essere chiaro su questo punto ha contribuito a irrigidire un pezzo della maggioranza (chiedere a Franceschini) e ha contribuito a creare maggiore incertezza per il dopo (chiedere agli investitori). Ma anche in questo caso l’Europa potrà tornare d’aiuto e la splendida terra pro-Mes, emersa nel dibattito di queste ore è lì a indicare che Conte o non Conte il futuro dell’Italia non può prescindere dall’Europa.

E qualora il governo non dovesse tenere, qualora l’economia dovesse ancora di più sprofondare, qualora la gestione della riapertura dovesse essere più drammatica del previsto non c’è geometria futura che possa prescindere da un concetto semplice: un paese molto inguaiato, molto indebitato, molto sfiduciato avrà bisogno sempre più di farsi guidare dall’Europa”.

La cronaca della giornata politica

Il vaso di Pandora è stato aperto ieri da Confindustria: il dibattito sul sì o no al Mes senza condizionalità così come abbozzato dall’Eurogruppo. L’ultimo a esporsi è il viceministro all’Economia e senatore Pd Antonio Misiani, che lunedì aveva fatto percepire una maggioranza compatta dicendo che “non utilizzeremo il Mes”. Ora anche il numero 2 del Mef si allinea alla posizione possibilista del Pd confermata dal segretario Nicola Zingaretti: “Se il Consiglio europeo confermerà una assenza di condizioni credo che sia uno strumento utile“, dice Misiani a SkyTg24. “Poi è chiaro che lo discuteremo“, aggiunge il viceministro.

Il M5s però non ha nessuna intenzione di cedere, stando a quanto ha ribadito il capo politico Vito Crimi nella sua intervista al Fatto quotidiano. Il dibattito si inasprisce e un primo punto fermo arriverà solo il 21 aprile, quando il premier Giuseppe Conte terrà una informativa nell’Aula della Camera sia in vista del Consiglio europeo, che è in agenda per il prossimo 23 aprile, sia sulla situazione interna e sulla fase 2. Finora la sua linea è stata chiara: “La mia posizione e quella del governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà“.

“Il vecchio Mes era basato su condizionalità e non è adeguato per gestire una crisi simmetrica. L’Eurogruppo ha fatto cadere il tabù della condizionalità di accesso al Mes”, spiega Misiani a SkyTg24. Per capire definitivamente quali caratteristiche avrà la nuova Pandemic credit line senza condizioni per le spese sanitarie, bisognerà però aspettare la videoconferenza tra i leader Ue.

“C’è un negoziato in corso – sottolinea il vice al Mef – Se il Consiglio europeo confermerà una assenza di condizioni credo che sia uno strumento utile da guardare utilizzando il merito, carte e numeri alla mano”. Misiani chiede appunto di discuterne partendo dal merito: “Registriamo la diversità di posizione sia all’interno della maggioranza che delle opposizioni. Da Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono arrivate posizioni ideologiche“, aggiunge.

Nel suo intervento a SkyTg24 Misiani esclude “assolutamente” il ricorso a “patrimoniali e prestiti forzati”, seppur proposte dallo stesso Pd. Su questo c’è sintonia con il M5s. E anche di questo dovrà parlare Conte a Montecitorio martedì prossimo (ore 17). L’informativa del premier era stata chiesta dal capogruppo di Fdi Francesco Lollobrigida e arriva due giorni prima del decisivo vertice tra i leader europei, sul Mes ma anche sul Recovery Fund che potrebbe aprire la strada agli eurobond fortemente sostenuti dallo stesso Conte.

Lollobrigida ed il capogruppo della Lega Riccardo Molinari avevano chiesto che Conte tenesse comunicazioni (al termine delle quali si votano risoluzioni in Assemblea) e non una informativa, che non richiede che ci sia un voto. “La maggioranza è terrorizzata dal ricevere, e quindi a suo giudizio subire, un indirizzo del popolo attraverso il Parlamento”, commenta il capogruppo Fdi. -“Dal governo Conte un vero bavaglio al Parlamento”, rincara il leghista Molinari. “Maggioranza e governo impediscono discussione e votazione – aggiunge – di un documento di indirizzo sul Mes”.

Il premier dovrà riuscire a ricompattare la maggioranza, mentre anche oggi si registrano attacchi incrociati. Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano attacca il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, tra i primi a chiedere di fare ricorso ai 36 miliardi circa previsti dalla nuova linea di credito del Mes: “Il Mes è una disponibilità, secondo me è un successo averlo ottenuto senza condizionalità, ammesso che sia così”, ha detto Delrio. “In pratica ha ammesso candidamente di non sapere nulla sul tema ma comunque, alla cieca, si è lanciato contro la linea sul Mes del governo e del presidente Conte”, replica Di Stefano “La verità è che le condizionalità del Mes esistono e il fatto che siano light non cambia la sostanza“, aggiunge il pentastellato.

La linea M5s è quella ribadita al Fatto Quotidiano dal capo politico Crimi: “L’Italia non è la Spagna. Se altri Paesi riterranno di voler utilizzare un Mes light, nessun problema. Ma per noi rimane una fregatura. Non lo voteremo mai in Parlamento”, ha detto nella sua intervista. A rispondergli è il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, in un’intervista a Repubblica.it: “Il governo non rischia sul Mes, è il governo che ha ottenuto questo miracolo, trasformando il Mes.

Legarsi alla terminologia senza andare a vedere che cosa è cambiato, vuol dire rifiutare l’oggettività dei risultati ottenuti da Conte, che è riuscito a fare una rivoluzione“. “Ho difficoltà a comprendere la posizione del M5s – continua Marcucci – Credo che chi è membro della maggioranza dovrebbe andare orgoglioso e sostenere questo enorme passo avanti che è stato fatto sul Mes”.

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