No al governo Pd-M5S “dei perdenti” Renzi-Di Maio-Boschi-Toninelli

Un rimpasto gestito da Salvini, "con i ministri dei sì"? A partire da Giorgetti, l'uomo giusto per sostituire il "bollito" Tria all'Economia.

Matteo Salvini, ex uomo solo al comando, sta facendo i conti con la dura realtà della machiavellica e gattopardesca politica italiana, ben nota in tutta Europa. Il leader della Lega  gioca su tre tavoli e nei prossimi giorni vedrà quale mano sarà costretto a giocare.

Il primo, secondo il Corriere della Sera, è di aver fatto scoppiare la crisi per incassare il risultato minimo ottenibile in questa caotica situazione, cioè ottenere un maxi rimpasto, “con i ministri dei sì”, a partire certamente da Giancarlo Giorgetti l’uomo giusto per sostituire il “bollito” Giovanni Tria all’Economia. Il rimpasto servirebbe per far partire la “fase due” del litigioso “governo del cambiamento” che tenga conto dei pesi elettorali nati dopo le europee del 26 maggio. Un governo a trazione Lega che vari la flat tax, una riforma “vera” della Giustizia, opere pubbliche, ponti, strade, infrastrutture (e forse la cancellazione del reddito di cittadinanza) .

Il secondo scenario è il voto subito, a ottobre, per fare il pieno di consensi magari anche senza nemmeno aver sfiduciato Conte. Infine, il terzo tavolo, il meno probabile: un periodo all’opposizione per una boccata di “ossigeno”, come ripete proprio Giorgetti, e per attaccare e poi sconfiggere alle urne nel giro di un anno il “governo dei perdenti Renzi-Di Maio-Boschi-Toninelli, l’esecutivo Pd-5 Stelle”.

E’ circolata negli ambienti romani, tra i tanti rumor, anche la ricorrente voce che dietro all’ipotesi di una assurda alleanza di governo tra M5s e Pd ci sia l’incubo (per i pentastallati) di Silvio Berlusconi. Ad ammetterlo, in una intervista a La Repubblica, è il deputato grillino Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari istituzionale della Camera.

Secondo Brescia, il rapporto con la Lega è “morto e sepolto” e la parola di Matteo Salvini “non vale più nulla”. E fin qui, la solita musica ribadita anche da Luigi Di Maio secondo cui il Capitano non deve “sbraitare, è pentito ma la frittata è fatta”. Il dialogo, conferma Brescia, ora è con “tutto il centrosinistra”.

“Ci interessa – aggiunge – trovare il modo per non aumentare l’Iva al 25%, dopodiché si potrebbe andare a votare oppure investire su un progetto a medio-lungo termine”. L’obiettivo, vero, è il 2022: “Penso alla legge elettorale che va collegata alla riduzione dei parlamentari, all’elezione del presidente della Repubblica. Silvio Berlusconi al Quirinale è terrorizzante”.

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